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Chiara Monaldi, Futuri Qualcosa: genesi ed epilogo di un amore | Recensione

– di Giorgia Groccia –

Chiara Monaldi è nata a Roma, ha 27 anni e vive di e in funzione della musica. Dopo le prime esperienze canore con Med Free Orkestra e Morgan (con la I), nel 2016 ha pubblicato il suo EP debutto intitolato Una settimana difficile, un’opera prima alle prese con i drammi post adolescenziali, la crescita e i vent’anni così affascinanti e complicati. Il suo secondo album, certamente più maturo e ragionato, si intitola Futuri Qualcosa, prodotto da Fabio Grande presso la Sala Tre de Gli Artigiani Studio e in uscita il 14 dicembre 2018 per Bravo Dischi. Il tema dell’album è la genesi, lo sviluppo e il declino di un amore: dal fatidico incontro, la leggerezza iniziale, la distanza e le complicanze, le incomprensioni e poi l’epilogo. Tutte le fasi dell’amore rappresentano, nell’album della Monaldi, l’allegoria della vita stessa, dei cambiamenti che bisogna necessariamente affrontare, le difficoltà e la risoluzione dei problemi.

Chiara Monaldi, durante tutta la sua carriera artistica, ha sperimentato non pochi generi e sonorità, posizionandosi così in una vasta gamma policromatica che spazia dalla Roma pop(olare) alla black music, con diverse influenze soul e R&B britannici e americani e della tradizione italiana per metterle al servizio di un solo obiettivo: la Canzone. Tra Mia Martini e Gino Paoli, Amy Winehouse e Adele, Luigi Tenco e Lucio Battisti, Cat Power e Sharon Van Etten, il disco d’esordio dell’artista romana persegue una via fresca e personale, risultando completa e mai banale.

Le canzoni dell’album sono state concepite, come spesso accade, a partire da strumenti “madre” ovvero pianoforte e chitarra, per poi essere arrangiati con suoni moderni e curatissimi per permettere specialmente all’ascoltatore di vivere a pieno -non solo tramite le parole ma anche tramite i suoni scelti- i disparati stati d’animo descritti: dalla malinconia alla spensieratezza. Il ritratto disegnato dall’artista è dettagliato, conciso, avvolto da una voce calda e sabbiata, costellato da una personalità femminile coraggiosa che decide così di spogliarsi e mettere a nudo le proprie sensazioni, la propria intimità fragile e i propri sentimenti. Sullo sfondo ritroviamo una Roma dipinta con occhi sognanti e -al tempo stesso- concreti, disegnando così, a tratti morbidi, la magnetica metropoli che, indissolubilmente, ha segnato l’esperienza dell’artista che scrive all’ombra delle attese, delle partenze, degli addii. Una cena di compleanno in famiglia diventa l’immagine di partenza per levare un inno alla speranza, al cambiamento e alla leggerezza, con Compleanni, trainata da un pianoforte dalle tinte corpose e da una sezione ritmica incalzante. Ora Pura è una ballad piano e voce che vive nelle corde della rinascita ricalcando con morbidi tratti la bellezza del riscoprirsi innamorati. La title-track Futuri Qualcosa è l’epicentro dell’intero progetto, ovvero il racconto imbrunito del tramonto di un amore. Ogni giorno come agosto funge da ponte tra il precedente lavoro, decisamente più acerbo, e la nuova consapevolezza del nuovo album. Una settimana difficile è il pertugio illuminato, lo squarcio di speranza che si apre tra la fine e l’inizio del sentimento, nel bene e nel male, nella morte di qualcosa e l’inevitabile nascita di qualcos’altro. Sul confine parla di distanza e del lato più sconvolgente dell’amore. Lacrime e Ramen è un ritratto che porta con sé il volto della tristezza, le urla di dolore e la rabbia dipinta sullo sfondo di un ristorante giapponese. L’attesa è un brano ipnotico che raffigura la curiosità della scoperta, e La Magnolia, non a caso nome di un fiore, è l’ultima traccia dell’album, ode poetica, un inno alla speranza, alla rinascita dalle proprie stesse ceneri.

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