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Ci sono canzoni che ti prendono subito, e “L’ora più dolce” di Giuseppe D’Alonzo è una di quelle

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Ci sono canzoni che ti prendono subito, e “L’ora più dolce” di Giuseppe D’Alonzo è una di quelle. Non è solo una questione di musica – anche se le chitarre e le voci di D’Alonzo e Manuela Limina si fondono con un’armonia impeccabile – ma di qualcosa che tocca più in profondità. Questa canzone sembra voler sussurrare qualcosa direttamente all’anima, un messaggio di tenerezza e malinconia che ti lascia pensare anche dopo l’ultimo accordo.

Il testo è sorprendente per come riesce a mettere in dialogo due mondi apparentemente lontani: la maturità e l’adolescenza, il tempo che si allunga e quello che sfugge. Mi ha colpito la scelta di alternare due tipi di linguaggio: uno più adulto, riflessivo, che parla di consapevolezza e di rallentare il ritmo della vita, e l’altro semplice, quasi ingenuo, che cattura la freschezza dei primi amori. È un’idea potente, che dà al brano una dimensione narrativa rara da trovare nella musica contemporanea.

Il videoclip, girato in luoghi affascinanti come Villa Sciarra e l’osservatorio di Monte Mario, aggiunge una bellezza visiva che non è mai fine a sé stessa. Ogni scena sembra dialogare con la musica, e le coreografie di Giorgia Leo e Martina Coderoni portano avanti un racconto parallelo che, a mio avviso, amplifica il senso del brano. L’amore adolescenziale saffico e l’amore maturo non sono solo due storie, ma due modi di vivere e percepire il tempo, ed è difficile non sentirsi coinvolti.

Una cosa che ho apprezzato particolarmente è come il tema della velocità della vita moderna emerga senza risultare forzato. D’Alonzo parla della tecnologia e del suo impatto con un’intelligenza che non si ferma alla critica banale. C’è un invito, tra le righe, a riflettere su cosa significhi davvero vivere in un mondo che corre più veloce di quanto possiamo sostenere, indipendentemente dall’età.

“L’ora più dolce” non è solo una canzone che ascolti, ma una piccola esperienza che ti invita a rallentare, a guardarti intorno e dentro. Mi sono ritrovato a riascoltarla più volte, e ogni volta mi ha lasciato qualcosa di diverso: una sensazione, un pensiero, un ricordo. Forse è proprio questo il suo potere, parlare a ciascuno in modo unico, come fanno le cose belle che sanno restare.

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