“Ognuno di noi ha perso la testa per una Giulia nella propria vita, che poi magari non si chiamava Giulia. Ognuno ha trovato una Matilde nella sua vita che con Giulia non c’entrava niente, anche se questa si pensava fosse la donna della propria vita. Stare con Matilde è più semplice, fa meno paura”.
Il cantautore romano da oltre 300mila stream su Spotify Citrieste è tornato il 12 agosto con il suo nuovo singolo per Shake Records/Artist First “(Ma)tilde”.
“(Ma)tilde”, prodotta da G Ferrari e scritta dallo stesso Citrieste, è un brano dal mood malinconico, completamente diverso dalla recente “Jeans larghi”, a sottolineare la grande versatilità del giovane artista. Una canzone riflessiva e nostalgica, dove in sottofondo si sente la persistente influenza del primordiale indie italiano.
“(Ma)tilde” racconta, attraverso un piano e voce che a tratti esplode lasciando spazio agli altri strumenti, il confronto tra la semplicità di una relazione basata sulla leggerezza e l’intensità di un rapporto più intimo e complesso, che porta con sé inevitabilmente ferite profonde.
Tutti giù Parterre è completamente impazzita per Citrieste e oggi ci ha raccontato qualcosa in più sul suo ultimo progetto.
Leggi l’intervista.
Partiamo dai titoli dei tuoi ultimi due singoli, entrambi a loro modo particolari: “Jeans Larghi” e “(Ma)tilde”. Da dove nascono?
Di base i titoli provengono dai nomi dei primi export che facciamo in studio, quindi quando esportiamo un provino e lo salviamo. Di conseguenza il nome con cui salviamo la canzone diventa solitamente il titolo definitivo. Non è un caso però che per salvare i pezzi, usiamo spesso parole chiave presenti nella traccia.
Senti di andare in controtendenza rispetto ai sound che vanno per la maggiore oggi?
Andare in controtendenza non credo, pur essendo sonorità diverse da quelle in tendenza negli ultimi anni in Italia, mixate insieme diventano in un certo senso pop, quindi non troppo di nicchia. Provenendo in ogni caso da un determinato background musicale, è impossibile pensare, scrivere e performare, un tipo di musica che sia diverso dai miei gusti o da come vivo la musica come sound e come attitude.
Nelle tue canzoni parli spesso di scene di vita quotidiana: durante il lockdown hai avuto difficoltà a scrivere o ti ha aiutato a prendere del tempo per ripensare con occhi diversi a vecchi episodi?
Ho iniziato nel 2021 a fare musica mentre nel 2020, durante il lockdown, ho iniziato a scrivere. Avevo moltissime cose da dire accumulate negli anni, dato che non avevo mai scritto prima di quel momento. Soprattutto avevo tanto tempo per organizzare quei pensieri e scriverli e riscriverli. È successo tutto nella maniera più acerba possibile. Una volta finito il lockdown e finite le cose da dire riguardo il mio passato, avevo bisogno di un effettivo occhio sulla realtà quotidiana, osservare le cose da vicino e metabolizzarle. La voglia di scriverle è stata la cosa più importante perché sicuramente viver le situazioni e buttarle giù, più che ricordare quelle del passato, in me ha creato uno slancio ulteriore rispetto a farlo stando da solo chiuso in casa. Questa non è una regola che vale per tutti e sempre, a volte è più valido il contrario ma per ora sembra funzionare alla grande.
Dove ti vedi tra 5 anni?
Non so dove mi vedrò tra 5 anni, non faccio programmi così a lungo termine, cerco di vivermi, per quanto sia possibile, le cose che mi accadono. Spero sicuramente di fare ancora musica e soprattutto cantare dal vivo che è la cosa più importante per me. Se così non dovesse essere, spero di aver passato musicalmente i migliori 5 anni possibili.
Consigliaci un singolo che hai ascoltato di recente e che ti ha colpito.
Sono una di quelle persone che ascolta gli stessi gruppi e le stesse canzoni da anni, anche se per lavoro ogni giorno sento nuova musica e su questa mi confronto costantemente con la mia band. Però se devo scegliere una canzone che ultimamente sto riascoltando in shuffle è senz’altro “Creep” dei RadioHead.
Biografia.
CITRIESTE, classe ’98, è un cantautore romano. Il suo modo di scrivere fa visualizzare all’ascoltatore ciò che ha intorno senza troppi giri di parole e senza far pensare più di tanto a cosa stia effettivamente vedendo. Come il panorama che scorre quando si guarda fuori dal finestrino durante un viaggio in macchina. La scelta consapevole delle parole non fa distogliere lo sguardo da quello che sta succedendo ma anzi proietta l’ascoltatore nel testo stesso. Stilisticamente pur mantenendo come sfondo sfumature indie/pop sono il rock e punk ad influenzare principalmente la musica di CITRIESTE, portando di fatto nel panorama Italiano, sonorità ed attitudini raramente esplorate negli ultimi anni.
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