Oltre cinquemila persone (per lo più adolescenti) e sold out sfiorato per la prima volta a Napoli di Coez, quarto ospite del Noisy Naples Fest dopo che la prestigiosa location dell’Arena Flegrea aveva accolto Enzo Avitabile & James Senese, Bonobo e Noel Gallagher.
L’artista romano ha scalato le classifiche radiofoniche e stracciato tutti i record grazie alle hit estratte dal nuovo album “Faccio un casino”, pubblicato poco più di un anno fa dalla label indipendente Undamento e che vede tra i produttori artistici anche Niccolò Contessa de I Cani.
Oltre ai brani più commerciali, però, in scaletta non mancano certamente pezzi meno conosciuti, attraverso i quali Silvano Albanese ci fa comprendere di non essere soltanto quello del successo attuale, raccontando il lungo percorso che lo ha portato a raggiungere la notorietà.
“Finalmente lo posso dire, ciao Napoli!”, queste le prime parole di Coez appena entrato in scena, in compagnia dei suoi occhiali da sole, accolto calorosamente dai fan: l’attacco è affidato a “Siamo morti insieme”. L’atmosfera è quella delle grandi occasioni, magnifico il colpo d’occhio offerto dall’arena partenopea: “Sono molto contento di suonare qui, in questa splendida cornice!”, esclama l’artista originario della provincia di Salerno. Si riprende a suonare ed ecco che arriva subito il momento de “Le luci della città”, hit estratta dall’ultimo disco durante la quale il pubblico attiva flash e accendini per accompagnare Silvano durante l’esibizione. C’è spazio anche per l’ultimo singolo in collaborazione con Frenitk & Orang3 – “Migliore di me” – prima di rituffarsi nuovamente nel passato: una setlist ben allestita, dunque, che riesce a far combaciare i successi recenti a quelli più datati, come “Lontana da me”, per far contenti sia i nuovi fan ma anche quelli della prima ora. A questo punto l’artista romano presenta i suoi compagni di viaggio per poi abbandonare il palco, anche se solo per qualche istante: riecco, infatti, Coez rientrare in scena per interpretare “Vorrei portarti via” in acustico, accompagnato dal solo piano. I componenti della band riconquistano le proprie postazioni per eseguire uno dei brani più significativi della carriera di Silvano –“Jet”: “Ti porterei sopra un jet col tuo nome, dove il tetto del mondo è un grosso tappeto di nuvole viola”, intona a gran voce tutto il pubblico. Dalle hit più datate ai successi dei giorni nostri, ecco che finalmente arriva quello che è forse il momento più atteso della serata: “Ora famo un pezzo ma voi dovete fare un po’ di casino”, queste le parole utilizzate da Coez per introdurre “Faccio un casino”, primo singolo estratto dall’omonimo album che lo ha definitivamente consacrato. Gli applausi scroscianti dei fan in omaggio a Silvano vengono interrotti dall’inconfondibile intro al piano di quello che è stato un vero e proprio tormentone del 2017 con oltre sessanta milioni di visualizzazioni su YouTube – “La musica non c’è”. Il concerto sembra volgere al termine, ma c’è ancora tempo per una sorpresa: “Questa canzone non era in programma, ma visto che la state richiedendo a gran voce la improvvisiamo solo per voi”, così l’artista manda in visibilio i fan, mentre i musicisti attaccano “Barceloneta”, singolo in collaborazione con i rapper Carl Brave x Franco 126, certificato platino dalla FIMI. “Vi salutiamo con questa, a noi non piace uscire di scena e rientrare per il bis, quindi davvero si tratta dell’ultimo brano”, precisa Coez prima di congedarsi con i fan sulle note de “La strada è mia”: cala così il sipario sull’evento.
Circa un’ora e mezza di buona musica tra pezzi hip-hop e ballate d’amore, Coez ha trovato la sua dimensione a metà strada tra rap e pop, una sorta di “street pop” all’interno del quale si sviluppa la nuova forma di cantautorato.
Scaletta:
Siamo morti insieme
Le luci della città
Parquet
Migliore di me
E yo mamma
Hangover
Delusa da me
Non erano fiori
Vorrei portarti via
Le parole più grandi
Costole rotte
Niente che non va
Ali sporche
Jet
Occhiali scuri
Still fenomeno
Chiama me
Faccio un casino
La musica non c’è
Ciao
Barceloneta
E invece no
La strada è mia
A cura di Lorenzo Scuotto
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