Disponibile su tutte le piattaforme digitali da venerdì 20 settembre 2024 il nuovo singolo del progetto Dellamore, un’esplosione di energia e sentimento. Un brano che racconta di una connessione potente e indomabile, dove due anime ribelli affrontano insieme le difficoltà della vita. Non solo musica, ma un vero manifesto di forza. Benvenuti nel brano che pone metaforicamente fine all’estate, dedicato agli ultimi romantici che non perdono mai la voglia di ricominciare.
Ci aveva già colpito nel 2021, e non potevamo farcelo sfuggire. Lo abbiamo intervistato per farci raccontare cosa stesse combinando!
- Come sei entrato in contatto per la prima volta con la figura di Siddartha, e cosa ti ha avvicinato così tanto da dedicargli un brano?
E’ stato il primo libro che ho letto in assoluto. (Siddhartha, Hermann Hesse, 1922) No, non sono così vecchio! Ma ero molto piccolo, e mi colpirono molto quei temi di ricerca personale, saggezza, illuminazione e della ricerca del significato della vita. Penso che oggi siano ancora temi molto cari e vicini a me.
- Ti avevamo lasciato qualche anno fa, forse addirittura nel 2021. Come riassumeresti cos’è successo nel frattempo?
Vero. Verissimo. Ero uscito nel 2021 col singolo Daiquiri. Negli anni a seguire ho avuto grandi momenti di poca stimolazione artistica e non solo, molta insicurezza e qualche problema di salute. Mi stavo nascondendo da me stesso credo. Da questa situazione nasce il nome dell’album, Nascondino, che finalmente questo anno ho finito di registrare dopo anni. Vi regalo questo spoiler.
Non c’è ancora una data ufficiale d’uscita, ma Siddhartha è il primo singolo estratto dall’album.
- Cosa ti ha portato da Palermo a Barcellona? E come sta andando la tua vita al di là della musica? Riesci a far convivere tutto ciò che desideri oppure il motivo per cui sei “sparito” ha a che fare anche con questo? Cioè con il fatto che forse non è così facile fare musica da indipendenti…
Bella domanda. A Barcellona mi ha portato l’Erasmus, fatto nel 2012. Mi piacque così tanto quella città che mi ci sono trasferito nel 2017.
Sai, mi sono trasferito proprio quando mi sono laureato, e quindi quando iniziava diciamo la mia vita da ‘’adulto’’. Fare musica da indipendenti, a Palermo, soprattutto da studente, era decisamente più facile. Poi la facevo con tutti i miei amici, ed era tutta un’altra cosa.
La mia vita qui a Barcellona ha avuto grandi alti e bassi, ma dall’inizio mi sono sempre ritrovato da solo con la mia musica, con pochi stimoli esterni ed interni. L’ultimo anno ha richiesto l’aiuto prezioso di una psicologa, perché avevo perso di vista tante cose, tanti valori, tante passioni, tra cui la musica. Ecco perché questo silenzio di 3 anni.
Oggi, fare musica è trovare il tempo da dedicargli dopo le 8 ore di lavoro, ma va bene così, sta tutto nella tua testa. Se vuoi il tempo lo trovi, e se vuoi, la vita te la vivi al meglio delle tue possibilità.
- Credi che “Siddartha” sia in linea con le tue precedenti pubblicazioni?
Mmh, potrebbe essere in linea con la mia ultima pubblicazione Daiquiri: entrambi sono stati dei lavori un po’ fuori dalle mie corde. Ma sono sempre stato un grande amante del pop nella musica rap. Diciamo che questa traccia dell’album è la traccia più ‘’commerciale’’, che potrebbe girare in radio senza problemi.
- E con le prossime che ascolteremo?
Probabilmente no, le prossime canzoni saranno più in linea con il mio vecchio stile, più legato all’hip hop, alla denuncia e all’esagerazione.
Non voglio far pensare alla gente che io sia un Moccia versione rap.
L’album però, avrà tante sfumature, questo si. Ho sperimentato parecchio.
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