Quante volte ci siamo sentiti dire: SOLO UN DOVERE.
Bisogna studiare perché è un dovere, bisogna lavorare perché è un dovere, bisogna costruire una famiglia perché è un dovere. Viviamo la nostra vita convinti di dover sempre portare a termine un compito, spesso più per gli altri che per noi stessi.
Proprio da questo pensiero si sviluppa l’EP d’esordio del giovane cantautore Alessio Ciccolo, calabrese di nascista e bolognese d’adozione. Alessio è arrivato nella città dei tortellini sei anni fa, da studente. Quando si vive Bologna negli anni universitari, si ha la percezione di vivere in un mondo fatto di leggerezza e spensieratezza, la libertà di vivere da solo per la prima volta fuori casa, la libertà di tornare a casa tardi, la libertà di cucinare un piatto di pasta alle 15 del pomeriggio.
Alessio Ciccolo ha vissuto il passaggio dall’adolescenza all’età adulta, dalla vita da studente fuorisede a quella di lavoratore precario, ha messo insieme i suoi appunti di viaggio e li ha tradotti in 5 tracce, 5 canzoni che ci fanno capire qualcosa in più del suo mondo interiore.
Lo stile musicale dell’EP è un connubio tra gli elementi tipici del cantautorato italiano e il sound d’oltremanica, ed evidenti sono i riferimenti Niccolò Fabi, Colapesce e alla scena britannica degli anni 90.
Ogni traccia rappresenta una tappa evolutiva, si parte da Mi tengo, l’ultimo giro di boa verso la maturità, la valigia piena di aspettative, il saluto alla propria terra, l’energia di questo brano passa da un groove di batteria che arriva dritto verso la chitarra. Si passa poi ad una ballad in pieno stile anglossassone, Lavanda e avorio, caratterizzata dal fraseggio di basso (la melodia è ispirata alla composizione Gymnopédie No.1 di Erik Satie).
I synth e il drum pad sono i protagonisti di Gennaio ‘14, un esperimento elettronico culminato in un finale strumentale in salsa post rock. Il brano parla di Piazza Maggiore, il centro di Bologna, vista dagli occhi di un Alessio Ciccolo ancora turista, con gli occhi di chi ha mille sogni da realizzare.
Penultima traccia che rimanda ad un classico folk italiano, La marina non è una hit estiva, bensì un racconto di una giornata trascorsa al mare, lontano dallo stress cittadino ci sono 3 generazioni a confronto. Il viaggio si chiude con I balconi, un ostinato di chitarra classica e cassa danno al brano una dimensione rituale e ipnotica prima di un finale caratterizzato da armonizzazioni vocali.
L’esordio di Alessio Ciccolo è sicuramente promettente, ci sono alcuni aspetti che sicuramente vanno affinati, ma considerando che si tratta di una prima esperienza discografica del tutto indipendente, il progetto ha le carte in regola per stupirci nei prossimi mesi. Del cantautore calabrese vale la pena sottolineare la scrittura molto personale e un immaginario ben riuscito.
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