Erri è un disc jockey e produttore bresciano. I suoi primi ascolti sono incentrati sul rap italiano e americano degli anni ’90. Si avvicina al mondo della musica grazie alla passione per i giradischi, strumento prediletto che gli ha permesso di calcare i primi palchi locali esibendosi live in varie occasioni. Nel 2018 pubblica il suo primo progetto Teenage, una compilation di mixati. Attualmente fa parte del collettivo Milkshake, una crew di deejay specializzati in musica black. Walking in My Mind, il suo secondo singolo è stato notato e valorizzato da due podcast internazionali.
Ciao Erri, raccontaci un po chi sei, che mondo musicale proponi
Enrico Ratti, 28 anni e sono un disc jockey e produttore bresciano. Ho iniziato a esibirmi live con i giradischi intorno al 2015 in occasione di alcuni eventi legati alla breakdance. Successivamente iniziai ad approfondire il mondo del clubbing underground e da quel momento ho trovato la mia dimensione e il pubblico giusto con il quale esprimermi. Attualmente mi esibisco live con il collettivo di dj’s di cui faccio parte, Milkshake.
Per quanto riguarda la produzione musicale iniziai circa quattro anni fa, parallelamente alle prime lezioni di pianoforte: percorso che ritengo fondamentale sia per quanto riguarda lo studio della teoria musicale che per la presa di coscienza su cosa realmente significa approcciare ad uno strumento musicale così sfaccettato.
Il mio mondo musicale parte principalmente dalla voglia di raccontare, di far veicolare riflessioni e di far vivere esperienze. La musica voglio che sia un mezzo per trasmettere un significato, una carica di energia, ma non deve essere assolutamente il fine. Quando abbassiamo il volume a zero nelle cuffiette se c’è qualcosa che non va continuerà a non andare bene, la musica in sé non risolve difficoltà e problemi: ha solo il potere di cicatrizzarli temporaneamente.
Il tuo ep Walking Project è uscito di recente ed ha delle sfumature neo soul trap soul, come mai questa scelta musicale poco convenzionale?
Quando incominciai questo percorso di produzione in realtà non avevo le idee chiare. Certo, avrei voluto produrre una base rap alla Dj Premier o alla Dj Shocca, campionando e usando un classico boom-cha boom-cha, ma i primi risultati furono un completo disastro. Approfondendo vari ascolti poi trovai l’equilibrio perfetto nel cosiddetto NeoSoul, attraverso il quale sento di poter collegare le mie radici hip-hop a tutti i generi che nel corso del tempo ho imparato ad amare. Per me rappresenta l’esatta via di mezzo tra la tradizione della black music e le sonorità elettroniche più moderne.
Da un paio di anni il soul e le sue derivazioni stanno prendendo sempre più piede in Italia e sono contento nel mio piccolo di aver contribuito alla diffusione di questo poliedrico sottobosco sonoro.
Ci descriveresti con un aggettivo ogni singolo contenuto?
Walking Flow = infinito
Walking in the Morning = speranzoso
Walking in My Mind = malinconico
Walking in the Night = onirico
Quali sono le tue influenze e i tuoi artisti preferiti?
Da ragazzino non avevo un vasto background musicale, ascoltavo esclusivamente rap italiano e qualcosa di americano, rigorosamente classificato come “golden age anni ’90”.
I miei dischi italiani preferiti hanno sempre due costanti: Neffa e Deda. Attraverso le loro produzioni ho conosciuto e preso ispirazione su quali suoni e quali strumenti utilizzare; uno su tutti il sax che ad esempio svolge un ruolo molto importante nell’economia dello storico disco dei Sangue Misto. Da quando ho incominciato a fare il DJ invece mi sono aperto a qualsiasi cosa: Funk, House, Trap, Elettronica e via dicendo.
Ultimamente sono concentrato sull’ascolto delle nuove voci femminili di fama internazionale: H.E.R, Greentea Peng, IAMDDB per citarne alcune, e su tre grandi talenti del nuovo soul: FKJ, Masego e Don Toliver.
Che progetti futuri hai?
In futuro mi piacerebbe molto occuparmi di colonne sonore, sia per film e cortometraggi che per i videogiochi, un’altra mia grande passione. Negli ultimi giorni ho anche abbozzato la tracklist del prossimo disco, che sarà un LP, e segnato già qualche featuring con cui mi piacerebbe collaborare. Il progetto più imminente invece è quello di tornare sul palco a far ballare e divertire il pubblico, non solo con il 100% di capienza ma con il 100% di linfa vitale in corpo, consapevole di ciò che la pandemia ha significato e mettendo a fuoco le cose veramente importanti.
Review a cura di Leonardo Grillo
A poco più di un mese dalla sua uscita ecco a voi “Walking Project” più che un ep di canzoni, è un viaggio che ci porta da un capo all’altro del mondo. L’EP si compone di quattro tracce, ognuna rappresenta una parte importante del viaggio: in apertura ci troviamo “Walking Flow”, su questa traccia il loop di piano e un tappeto di Synth distorti ci accolgono e ci incoraggiano a intraprendere questo percorso. Ha un sapore Nu Jazz e introduce tutto il discorso musicale che appartiene a questo Ep. Crea l’aspettativa per il brano seguente: “Walking in the morning”, pezzo dalle decise influenze soul e gospel, un inno al viaggio, che indica una speranza di salvezza, e anche in questo caso ci apre al il brano successivo, “Walking in my mind”, che fra tutti è quello più introspettivo. Ci invita ad un altro viaggio: quello interiore e si sposta dentro la nostra mentre, le sonorità neo-soul ci aiutano a vivere appieno questo momento malinconico e riflessivo. Nell’ultima traccia, “Walking in the night”, si chiude il ciclo, dal giorno alla notte il passo e breve. E come abbiamo trovato un inno al mattino, troviamo ad ascoltare un inno alla notte. Un ottimo concept ep con delle sonorità moderne e che ci trasportano nel viaggio di Erri.
Ascolto consigliato, voto 4 stelle su 5.
What do you think?