“Un ponte tra il vecchio e il nuovo”
Lo scorso 4 dicembre è uscito per Trident Music/Polydor, le mie canzoni amare, il nuovo singolo di Fosco17. Il brano è caratterizzato un contrasto tra un testo amaro e disilluso e un ritmo catchy e brioso e segna il preludio ad un nuovo album che marcherà un cambiamento significativo nelle sonorità del cantautore bolognese che abbiamo imparato a conoscere con (leggi qui).
Ciao Fosco! Per iniziare, mi sembra giusto chiederti come stai vivendo questo periodo davvero fuori dall’ordinario dal punto di vista artistico.
Capisco la domanda, vorrei dirti bene ma poi mi sento un po’ in colpa. Diciamo che si fa di necessità virtù.
L’ultima volta ti ho visto alla presentazione del tuo album “Dodici Mesi”. Che cosa è successo a livello musicale da quel momento alla pubblicazione del tuo nuovo singolo “le mie canzoni amare”?
Tante, tantissime cose! E quasi nessuna di queste si sentono in maniera distinta in questo brano. Per questo lo vedo un po’ come un ponte tra il vecchio e il nuovo. Credo sia partito tutto dallo studio della musica, da nuove influenze e dall’aver trovato un’estetica ben definita che mi piace definire “Italiana”.
Quali sono le canzoni più “amare” per te?
Posso trovare un genere: la bossa nova. Che mentre ascolti tutta quella saudade non sai se vuoi piangere o ballare.
Il tono musicale dell’arrangiamento de “le mie canzoni amare” è un po’ più faceto e giocoso rispetto a quello a cui eravamo abituati in “Dodici Mesi”. E’ questa la direzione che ha intrapreso la tua musica? Cosa puoi svelarci del futuro prossimo di Fosco17?
Assolutamente il contrario: come accennavo questa canzone esce un po’ dal coro e dalla compattezza sonora del resto del nuovo album. E’ vero che è travestita da canzone più leggera e spensierata ma credo che musicalmente già si nasconda qualcosa di nuovo (per me) dietro. Fa parte di una più ampia estetica italiana (lo so mi ripeto sempre), il cui punto di forza è la schizofrenica variegatura. L’unico stile riconoscibile che riesce ad includere al suo interno cose molto diverse, dalla musica di Mina a quella di Sfera Ebbasta, dai film di Fellini, a quelli di Sordi o di Villaggio fino ad arrivare ai cine panettoni o a Boris, per intenderci! Per questo l’aspetto tragicomico del brano è solo un pretesto per arrivare altrove.
L’ultima domanda, come tradizione per questa webzine, riguarda il live. Ti è mancato portare la tua musica dal vivo in questo periodo? Cosa ne pensi dei famigerati concerti in streaming?
Manca una parte della torta, non è come prima è impossibile negarlo. E’ come togliere il naso a una statua o storpiare le parole di una poesia. La musica dal vivo serve per aggregare, e in streaming si fa fatica a bere le birrette…
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