Franco126: C’è poco da dire, Roma è tutta sua.
live report a cura di Andrea Nuzzo
Era il 9 febbraio dello scorso anno quando ho avuto modo di partecipare ad uno dei concerti in cui ho visto più coinvolgimento in assoluto: Carl Brave e Franco126 live all’Atlantico, in una delle tante serate andate soldout in poche ore. Va bene il fatto che giocavano in casa, ma non mi sarei mai aspettato così tanto hype per quei due ragazzetti di cui sono rimasto piacevolmente sorpreso. Così come sono rimasto piacevolmente sorpreso poco più di un anno dopo nello stesso posto, al primo concerto da solista di Federico Bertollini, in arte Franco126.
Come ogni volta, arrivo un paio d’ore prima dell’apertura delle danze, prevista per le 21, e nonostante la mia giocata d’anticipo faccio fatica a trovare un parcheggio, come anche un posto decente da cui assistere allo spettacolo. L’aspetto che mi stupisce di più è indubbiamente il mescolamento di varie generazioni: faccio fatica a capire chi è più carico per il concerto, se gli adolescenti usciti da qualche ora da scuola, o le persone dai 30-40 in su appena uscite dall’ufficio.
In tutta questa atmosfera di festa, anche grazie alla birra alla spina bevuta in compagnia per gustarmi meglio il concerto, i minuti volano e si fanno le 21, così accedo alla prima fila per registrare i momenti salienti dei primi tre pezzi. Proprio come l’anno precedente, il concerto inizia con quasi un’ora di ritardo, ma ciò ha contribuito a caricare ancora di più il pubblico impaziente. Nel frattempo inganno l’attesa parlando con un gruppo di ragazzi in prima fila, che mi dicono di essere arrivati lì alle 8 del mattino. Mi rendo conto di quanto Franchino stia segnando le generazioni attuali, o perlomeno sia sulla buona strada. Dopo un paio di cori intonati sulle note di Pesto e Tu t’e scurdat’ ‘e me calano le luci, “le ombre corrono a nascondersi” e uno dopo l’altro salgono i membri della band sul palco. Molto azzeccata la sceneggiatura di quest’ultimo: il divano vintage e il Frigobar pieno di Molinari alternate a Peroni riassumono alla perfezione il mood che contraddistingue lo stile del cantante.
L’attenzione su questi particolari viene però interrotta dal prorompente arrivo del protagonista della serata, che senza perdere tempo inizia a cantare sulle note di Fa lo stesso, seguito dalle voci a squarciagola di migliaia di persone che diventano un tutt’uno. Personalmente è la canzone che ho apprezzato meno dell’album, ma nonostante ciò la sapevo a memoria, così come i ragazzi dietro di me. Pochi attimi di pausa per esprimere il suo apprezzamento nei confronti del pubblico e mostrare fieramente la felpa della Lovegang, che subito riparte con San Siro e Brioschi. Come due fiammiferi gettati su un lago di benzina, i due pezzi infiammano il pubblico che si ritrova completamente coinvolto in quella atmosfera di festa e spensieratezza, tipica della cultura romana. E infatti, prima di stupire tutti con il brano successivo, Franco apre il Frigobar, prende “tre bire”, e le distribuisce ai più fortunati tra le prime file. Era un chiaro segnale della canzone successiva: “Noccioline”.
Purtroppo però non riesco a godermi il momento a pieno perché, essendo passati i primi tre pezzi, sono costretto a lasciare l’area fotografi e cerco di trovare una buona posizione da cui godermi il concerto. Mentre mi faccio strada tra la gente non riesco a trovare uno che non canti le parole del fortunato singolo di Polaroid. Prendo posto sulla balconata di fronte al palco e continuo a godermi la piacevole alternanza tra i brani del nuovo album e quelli del precedente, un po’ smorzata dal fatto che lì sul palco non ci fosse anche Carl Brave, come ai vecchi tempi.
(Sul nostro profilo instagram alcuni video del concerto, tra cui il frame in cui Franchino distribuisce tre bire al parterre)
Poco dopo però arriva la compagnia per Franchino, infatti si esibiscono prima Gemitaiz sulle note di Senza di me, e poi Tommaso Paradiso con Stanza Singola che, abituato a stare sul palco, è riuscito a sfruttare a pieno la scenografia presente sul palco oltre che a sollevare ulteriormente le migliaia di voci del pubblico. Verso la seconda metà del live Franco si esibisce con i pezzi più malinconici, come Parole Crociate e Ieri l’Altro, riuscendo a far scendere qualche lacrima alle persone che assistevano al concerto affianco a me.
Proprio nel momento in cui pensavo al fatto che non avesse fatto cover, omaggia Franco Califano (da cui presumo si sia ispirato per il nome d’arte, oltre che per lo stile) con La mia libertà. L’atmosfera di “presabbene” romana raggiunge il suo culmine con il ritornello e Franchino riesce a entrare totalmente in initmità con lo spettatore, anche con quello appartenente ad altre generazioni. Scelta più che azzeccata.
Dopo gli ultimi pezzi di Stanza Singola, il concerto sembra concludersi con Frigobar, il singolo che ha anticipato l’uscita dell’album e con cui Franco126 ha esordito lo scorso ottobre. Si allontana dal palco, ma tutti capiscono che, come succede in tutti i concerti, la fine non è realmente arrivata, e infatti dopo un paio di minuti torna regalandoci un bis di Brioschi e Senza di Me (anticipato dalle parole “solo perché stamo a Roma”), concludendo con la presenza di Gemitaiz sul palco. Ora il concerto è davvero giunto al termine, ma prima di uscire lascio svuotare l’Atlantico per evitare la bolgia all’uscita, e cerco di accedere al backstage per poter registrare un video in cui Franchino saluta “Tutti Giu Parterre”, purtroppo senza alcun risultato.
Nel parcheggio, tra camionette della Polizia e genitori assonnati che aspettano i figli, si sentono ancora le canzoni di quel ragazzetto dai finestrini delle auto in coda verso l’uscita. Così come anche dalla mia macchina recuperata qualche minuto dopo.
Un anno prima non avrei mai pensato che Franco, da solo, sarebbe riuscito a far affezionare così tanto il pubblico, e invece mi sono dovuto ricredere: quella serata mi ha dimostrato come abbia ricreato (quasi) la stessa atmosfera dei concerti con il “fratello maggiore” Carl, aggiungendo un pizzico di malinconia in più ispirata dal Califfo.
C’è poco da dire, Roma è di Franco126.
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