Benvenuti in #Frittomisto, la vostra Caffellatte torturerà per voi con domande scomode, divertenti e sovversive, degli artisti scelti da lei ogni settimana
“Cosa si prova nel momento in cui si crea una canzone?” Soddisfazione, attimi eterni, un vago riecheggiare del proprio ego che occupa e consuma l’aria di un home studio qualsiasi, un brivido lungo la schiena, la pelle accapponata, una boccata d’aria fresca, una sensazione di onnipotenza, di fallimento, di horror vacui, di fugace benessere, di buio e buco in pancia, ma anche tanto tanto altro. Questa settimana, cari amici lettori, ho posto questa facilissima -e proprio per questo molto difficile- domanda a diversi artisti che hanno raccontato la loro personalissima esperienza circa questo argomento. Ebbene si, ci chiediamo sempre “cosa spinge tutti questi giovani artisti a pubblicare ogni settimana una quantità smodata di singoli che spesso finiscono presto nel dimenticatoio?” , ma poco spesso ci si domanda “cosa spinge davvero un giovane artista a creare? Cosa si prova davvero?”
Io sono qui per sciogliere i miei, i vostri, i loro dubbi. Eccone il risultato.
Abbiamo con noi questa settimana Matteo Carmignani, fuori con il suo disco d’esordio fuori il 20 ottobre, artista dalla sensibilità peculiare e sicuramente fuori dal tempo che ci dice:
“Scrivere una canzone è dare forma, anima e movimento a un’idea, un’emozione, un pensiero, scriverla per me diventa una rivelazione del sé, la rappresentazione di te in quell’istante. Farsi raccontare dalle canzoni e riconoscersi dentro non si può paragonare a nessun’altra emozione.”
Cigno invece è tornato il 30 ottobre su tutti gli store digitali con un nuovo brano psychedelic pop dal sapore 80’s che parla di un viaggio verso Udine, la città che non si conosce, in cui non si è mai stati, la città che si immagina, dandole le caratteristiche del proprio disagio interiore. Ci racconta che:
“Nel momento creativo, prove sempre una sensazione vicina alla scuoiatura della pelle. quindi a un qualcosa di molto doloroso. A pensarci non saprei dire perché lo faccio ma so che per me è indispensabile; le canzoni sono posti sicuri in cui stare, sentirsi al sicuro quindi, e abbandonare la realtà. Somigliano un pò alle fumerie d’oppio, tipo quelle che gestivano i cinesi a new york, dove Robert De Niro in “c’era una volta l’America” si rifugiava. Ognuno aveva il suo divano, lasciava il mondo fuori e fumava, lasciandosi estraniare da quel contesto misterioso, fosco e esotico. Ecco, per me una canzone deve essere come una fumeria d’oppio cinese, e, quando scrivo i miei brani, vorrei portare chi mi ascolta in quel posto lì. Anche a costo della mia pelle.”
Poi abbiamo Gianmarco Servadei, in arte DIBASE, che contesta, confonde e gioca a pallone fin da bambino seguendo le orme del padre, ex calciatore, finché un giorno, senza apparenti motivi, incontra la musica. Ci racconta che:
“Scrivere significa molto spesso fare i conti con situazioni che, altrimenti, non credo andrei a tirare fuori. Mi capita di star male e paradossalmente provare piacere nel farlo.
Gran parte delle emozioni però mi arrivano a lavoro concluso, mentre rileggo e riascolto quello che ho fatto.
Mi attrae molto il fatto di trovare delle risposte a domande che non mi sono mai posto, ma che involontariamente nascono mentre scrivo.”
Fuori il 27 Ottobre il nuovo singolo degli Amò, distribuito da Artist First e prodotto da FuckinFenomeno: Bermuda, brano romantico, pungente, accattivante, che con ironia, e senza alcun tipo di volgarità, paragona l’autoerotismo alla quarantena forzata: un brano attuale, fresco e irriverente, “l’ora d’aria” necessaria per sopravvivere con leggerezza ad un periodo storico tutt’altro che leggero. Ecco la loro risposta:
“Hai presente quando subisci per un considerevole lasso di tempo le angustie da parte di persone che orbitano nella tua vita e che non ti puoi permettere di liquidare? (Perché non puoi, non vuoi i ancora non sei pronto?) Arriva sempre il momento in cui le cose cambiano, i pianeti si allineano e finalmente si ha la sensazione di poter dire quello che si pensa. Hai presente quando in una disputa si viene colpiti da quella battuta tagliente che ti fa sempre rimanere con le mani in mano perché non trovi le parole giuste per rispondere sul momento? Poi ti fustighi sul perché non sei riuscito a farti valere, insopportabile.
Ecco, quando nasce una canzone, la sensazione più vicina che spieghi la gioia momentanea di quel momento, è la stessa di quella volta in cui hai trovato le parole giuste per rispondere.”
Cortese è un cantautore salentino, con le sue canzoni racconta la quotidianità tra amore, inquietudini, passioni e irriducibili sogni dalla prospettiva di un’anima in subbuglio. Dopo varie esperienze che nel corso degli anni l’hanno portato a vincere la prima edizione italiana di X-Factor con la vocal band Aram Quartet, a vincere il “Festival internazionale della canzone di Viña del Mar” in Cile, è stato anche co-coach della prima edizione cilena del talent-show televisivo The Voice. Sempre in Sudamerica dal 2017 ad oggi è stato protagonista di noti musical di Broadway prodotti e portati in scena nei maggiori teatri d’oltreoceano. Mentre scrive prova:
“Inquietudine, gioia, ispirazione, entusiasmo, una confusione di emozioni che durano poco ma in pochi minuti fermano il tempo per sempre.”
Monorene, di nome e di fatto, è un progetto che nasce a Luglio 2020 con il primo singolo “Nostalgico”. Dopo pochi mesi esce “Dicono”. Entrambi i brani raccontano in maniera sincera parti della sua vita. Ci dice che:
“Ogni volta che mi metto lì seduto al pianoforte per scrivere una canzone è un emozione sempre diversa perché ogni volta c’è qualcosa di nuovo che mi spinge a tirar fuori parole e accordi.”
Leonus invece si presenta con il suo primo splendido ep, Encelado, un satellite di Saturno. È un piccolo mondo, con una piccola storia ma una grande caratteristica: riflette praticamente il 100% della luce solare. Encelado è un viaggio, un’aspirazione, un’idea.
Lui racconta:
“Ogni volta che mi butto a scrivere una canzone lo faccio col massimo entusiasmo. Sento sempre come se stessi scrivendo il capolavoro della vita, per poi magari buttare tutto il giorno dopo!
La canzone mi dà energia, linfa vitale, mi fa trovare il mio posto in questo mondo e in questa società. Quando mi parte il flusso creativo posso stare anche ore a suonare e scrivere, e più compongo più mi piace, in un loop continuo. Quando finisco mi sento realizzato, come se avessi costruito qualcosa di indistruttibile. Ma è solo una canzone…” “Ogni volta che mi metto lì seduto al pianoforte per scrivere una canzone è un emozione sempre diversa perché ogni volta c’è qualcosa di nuovo che mi spinge a tirar fuori parole e accordi.”
Nella vita Giovanni Montalbano ha scelto di essere utile alle persone con la sua professione e, dalla corsia dell’Ospedale San Vincenzo di Taormina in cui lavora e che in un momento storico come questo lo vede ancor più impegnato in prima linea, Puntozero si prende un attimo da dedicare ancora una volta alla sua musica. Lo fa veicolando un messaggio di speranza e solidarietà, per raccontare le tante voci che in questo momento non trovano sfogo. Ma cosa prova quando scrive una canzone?
“Ti trovi in un’altra dimensione. Anche la stanza in quel momento si rende partecipe, ogni oggetto ti trasmette la giusta concentrazione. E poi il silenzio, il silenzio delle note che suonano giá in testa, attraverso parole melodiche. La canzone si crea con le mani ed uno strumento musicale ma è già viva prima, nella tua mente, nella tua emozione, nella tua dimensione.”
Antonio McFly Morelli (metà del progetto tra it-pop e indie-rock dei Baryonyx), apre invece un nuovo capitolo che ci avvicina alla pubblicazione del suo disco di debutto, prevista per quest’autunno. Ecco cosa ci racconta:
“Non è semplice da spiegare a parole, dipende molto dal momento. In generale quando riesco a concentrarmi completamente non penso a niente sono totalmente assorto nella creazione della musica. Inoltre mi rendo conto immediatamente se quello che sto creando sta prendendo la piega giusta oppure no. Se riascoltando la canzone provo un’emozione di qualsiasi tipo oppure la mia mente inizia a viaggiare vuol dire che sono sulla strada giusta e quindi il materiale su cui sto lavorando vale la pena di essere approfondito. In caso contrario lo scarto subito. Chiaramente non sempre riesco a trovare il sound giusto alla prima, è una questione di tante combinazioni.”
Millepiani è la somma dei libri che ha letto, dei film che ha visto e delle parole che non ha detto. È anche il titolo di un libro molto bello, che Millepiani vi consiglia di leggere. Quando non pensa, canta. Pensando. Ci racconta questo:
“Scrivere una canzone è la gioia assoluta e pura, non esiste altra definizione. Tutto il mondo intorno a me scompare ed entro nel mio universo personale. Cercare la corrispondenza tra nota e parola, tra melodia e concetto, tra emozione e significato… Credo che sia la forma di comunicazione verbale più meravigliosa che l’essere umano possa produrre! In definitiva si tratta di un atto d’amore, un atto d’amore incondizionato! Ed e’ per questo che scrivo canzoni.”
INTERVISTA DELLA SETTIMANA: ADELASIA
Dopo i precedenti singoli Acqua e Meglio Soli, che già mostravano l’anima elettronica ed intimista di Adelasia, cantautrice lucchese ma adottata dalla scena romana, in uscita oggi (per Sbaglio Dischi, distr. The Orchard) il suo primo album dal titolo 2021.
Adelasia si muove agilmente tra le sfumature di un indie-pop delicato e impreziosito da un’interpretazione mai forzata, atmosfere malinconiche e influenze elettroniche di respiro internazionale. 2021 prende il nome dal numero civico della casa d’infanzia di Adelasia che ci invita metaforicamente ed entrare in casa sua, nella sua interiorità. Adelasia, essendo cresciuta in una città piccola, dove il diverso è strano, pur di non essere notata si mette una maschera per nascondersi, per togliersela: fare questo disco è stato mettersi in gioco, a nudo, per la prima volta.
– Raccontaci come nasce il tuo primo album 2021.
– Nasce dall’incoscienza: le canzoni che ho scritto le ho sempre scritte senza pensare a cosa sarebbero diventate. E dall’irrequietezza: non ho mai pensato di dever parlare di un tema preciso, di dover essere coerente, ho scritto quello che volevo come lo volevo. Parlo di me senza filtri a cuor leggero.
– Cosa provi mentre crei una canzone?
– Dipende dalla canzone che scrivo ma in generale sono serena quando scrivo, mi diverto.
– Se dovessi scegliere un colore e un famoso film da associare al tuo album, quali sceglieresti?
– Bianco, che è l’insieme di tutti i colori e “little miss sunshine”
– Ci racconti la genesi del tuo progetto? Cosa è cambiato dal primo giorno ad oggi?
– L’idea di fare un album ci è venuta strada facendo, all’inizio avevo pubblicato due brani con Sbaglio dischi ma non avevamo idea di cose ne sarebbe stato. A settembre dello scorso anno abbiamo deciso di fare le cose sul serio: ho messo in pausa l’università e mi sono dedicata al disco al 100%. Abbiamo contattato pietro paroletti e ci siamo messi a lavorare ai nove brani che più ci piacevano con l’idea di far uscire il disco ad aprile, poi causa covid abbiamo scelto di rimandare a dopo l’estate.
Dal primo giorno ad oggi sono cambiata io, ma il resto è rimasto tutto uguale, sono tornata all’università, sono tornata a scrivere brani semplici con strumenti semplici, ho solo cambiato casa.
– Progetti futuri?
-Non essere una cometa, continuare a scrivere cose che mi piacciano, divertirmi, rilassarmi, suonare live.
Rubrica a cura di Giorgia Groccia A.k.a. Caffellatte
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