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#Frittomisto – Episodio 8 – La nuova rubrica a cura di Caffellatte

Benvenuti in #Frittomisto, la vostra Caffellatte torturerà per voi con domande scomode, divertenti e sovversive, degli artisti scelti da lei ogni settimana

Chi sono davvero? Il periodo storico che vivo sta condizionando la mia arte?  Se si, quanto? Perché negli anni venti del duemila sento l’esigenza di fare un certo tipo di musica piuttosto che un altro? Spesso ci poniamo domande come queste, a cui sappiamo parzialmente rispondere; curando meticolosamente il mio bell’orto mi sono resa conto di voler sinceramente indagare sul nostro periodo storico così ricco di complessità, tramite il suo esatto contrario. Amici artisti, se vi fosse data l’opportunità di scegliere, in quale periodo storico vi collochereste? Eccovi accontentati! 

 

 

“Mani“ è il nuovo singolo di Mivà fuori per maionese project / Matilde dischi, la sua è una scrittura intima che mette a nudo canzone dopo canzone i propri sentimenti.

“Preferirei non soffermarmi sull’aspetto sociale, poiché tutto ciò potrebbe risultare irrispettoso nei confronti di epoche storiche in cui non si avevano le stesse possibilità che si hanno oggi dal punto di vista dell’istruzione e dell’informazione.

Da un punto di vista prettamente artistico, mi sarebbe piaciuto collocarmi negli anni ’70, periodo di grande fermento per il cantautorato, nel quale probabilmente le canzoni avevano una maggiore valenza e considerazione rispetto ad oggi. “

 

 

Gli Antartica sono un gruppo che nasce a Vicenza, attivi dal 2019. Cantano di malinconia quotidiana, di storie che almeno una volta nella vita ognuno di noi ha vissuto. Sono giovani e sfacciati e hanno voglia di farvi ascoltare le loro nuove canzoni. “Savoia” è il loro nuovo singolo, il ritornello riprende una metafora storica per raccontare una storia d’amore finita male in passato, le cui conseguenze si sentono ancora nel presente.

“Se poteste scegliere, in quale periodo storico vi collochereste e perché?”

“Ci piace il periodo in cui siamo. Nel passato i generi musicali erano più definiti e c’era meno tolleranza con chi sperimentava. Ci piace non essere limitati in un genere, e crediamo che questo periodo sia abbastanza aperto a tutte le influenze che ci piacciono, dandoci molta libertà di espressione.”

 

 

Stare Lucido è il nuovo singolo del duo bresciano Solisumarte:

“A volte nella vita si ha la sensazione di aver sbagliato strada, di aver fallito gli obiettivi prefissati. Quindi ci si lascia andare, cercando di perdere quella lucidità che ci porta a ripensarci continuamente. Non è sempre un bene, ma staccare le spina per un po’ a volte è necessario per ricominciare con la giusta attitudine”.

Se potessi scegliere, in quale periodo storico ti collocheresti e perché? 

“Se potessimo scegliere un periodo storico sarebbero sicuramente gli anni sessanta e settanta. A livello musicale ci hanno regalato i Beatles, i Rolling Stones, i Beach Boys, i Bee gees, B.B. King, Sinatra, Elvis e moltissimo altro ancora.Diversi artisti hanno creato qualcosa di unico, senza tempo, che ancora oggi studiamo e ammiriamo.Il fatto di poter scrivere e comporre canzoni “immortali” è un’idea ad oggi quasi utopistica, infatti la saturazione del mercato e soprattutto la rapidità con la qualeviviamo la quotidianità non ci aiuta. Gli anni sessanta e settanta sono stati poi anni ricchi di grandi cambiamenti, molte personalità anche socio-politiche hanno segnato la storia per sempre, andare in piazza e combattere per i propri diritti e ideali diventava sinonimo di impegno sociale, abbiamo detto sociale non social. Dalla cima del 2020 vediamo quindi un cuore pulsante segnare quel periodo storico e questo è ciò che ci attira e ci avvicina di più, non che oggi non c’è ne sia, anzi, ma si è solo raffreddato un pochino. Speriamo tutto ritorni a brillare.”

 

 

In “Clerville”, il rapper milanese Crotti B, alter ego del 18enne Cristian Cavalli, racconta di quanto sia difficile avere la nomea del tipo rude. Il suo modo di abbigliarsi e di atteggiarsi sono mezzo di discriminazione in ambito lavorativo e talvolta anche con le ragazze con cui si approccia. Come Diabolik anche Crotti è un ladro: di parole, di mode, di cuori e di pensieri. E per quanto Clerville sia un posto propriamente ed esclusivamente immaginario, lì c’è una villa dove progetta di svaligiare anche i tuoi pensieri attraverso la sua musica.

“Diciamo che oggi come oggi l’epoca giusta penso sia questa, se fossi nato nell’ottocento avrei probabilmente emulato Leopardi.

Ma l’epoca che vivo, quella in cui sono nato, da molti vantaggi, soprattutto nella musica. Ha si i suoi svantaggi, ma diciamo che a me va bene così.”

 

 

Il nuovo singolo di Vincent Tesio (aka Vins-t) “Punkcake” è un crossover tra ritornelli punk e strofe rappate, si avvale della collaborazione dell’artista (e amico) Mavaro, delle inseparabili chitarre di Cristian Tacconi e la batteria di Emanuele Flamini. Un viaggio tra il dolce e l’amaro, un elogio alle coccole mattutine come “zucchero” prima della “pillola”: l’infernale routine di tutti i giorni.  Il singolo si avvale inoltre della grafica dell’illustratore Maglio ed è frutto della prima collaborazione di Vins-t con il team Indiepanchine (produzioni di Leonardo Franco e promozione Daniele Fasanella). Buon Ascolto e buon appetito. 

“Se potessi scegliere, in quale periodo storico ti collocheresti e perché?”

“Se potessi mi collocherei nel futuro. Per ritrovarmi con la pandemia finita, la fermata della metro C sotto casa e magari il nuovo stadio della Roma (scherzo). Apparte gli scherzi ho molta fiducia nella nostra e le prossime generazioni, i millenials non sono dei bamboccioni e la generazione Z non sono solo dei ragazzini che usano Tik Tok, c’è anche molta più sensibilità, cura e senso dell’uguaglianza. Se non ci fosse il problema delle risorse sarei sicuro di ritrovarmi in un mondo migliore.”

 

“Il testo l’ho scritto di getto pochi giorni dopo aver pensato una musica frenetica ma allo stesso tempo con un ritmo ben riconoscibile.”Si presenta da sé l’ultimo singolo del cantautore electro-pop Charlie Fuzz intitolato Autoradio, fuori il 4 dicembre, edito Povery Dischy. Il brano prende forma attraverso un’esperienza negativa avuta in studio con un vecchio produttore con cui l’artista collaborava. “I suoi arrangiamenti e arpeggi (di dubbio gusto) continuano infatti a invadere le radio nazionali.” Ammette sorridendo Charlie Fuzz. Il brano è contraddistinto da una lirica pungente ed accattivante. 

“Mi piacerebbe vivere negli anni 90, quando la musica alternativa era ai massimi livelli. Correrei a casa di Kurt Cobain per togliere il fucile dalle sue mani e gli direi: “il mondo ha ancora bisogno di te”.  Altrimenti mi piacciono molto gli anni 50, quelli in America. Vorrei poter vedere dal vivo Elvis, Buddy Holly, Jerry Lee e compagnia bella al massimo della loro forma e poi tornare a casa con una bellissima Cadillac color celeste Tiffany. Ma resto umile dai, mi faccio bastare il 2020.”

 

 

Una Canzone di Natale, fuori il 4 dicembre su tutti i digital store, è un OFFTOPIC che il duo romano AMÒ ha scritto in occasione delle festività natalizie del 2020. 

Il brano è stato scritto e composto dagli AMÒ (Pier Colone & Raffaele Vinaccia) e prodotto da Alberto Cari per la società di Produzione FUCKINFENOMENO da essi capitanata e distribuito da ARTIST FIRST.

“Una Canzone di Natale” nasce dalla voglia di sperimentare e cimentarsi nell’impresa di scrivere una canzone di natale che potesse personificare lo spirito ITPOP del duo, ma anche essere una credibile sigla natalizia. Da li è nata questa canzone che, con tono nostalgico anni 90’ e cassa dritta, ha l’intenzione di ravvivare il periodo non proprio convenzionale che ci troviamo ad affrontare.

“Bellissima domanda per nulla semplice da risolvere. 

Ci sono moltissmi fattori politico social culturali che influiscono sulla nostra risposta ma potremmo dire che la soluzione è doppia: la prima, soprattutto per Raff, è il Rinascimento. Sarebbe entusiasmante assistere ad un’epoca cosi colorata come quella dei grandi artisti  ispirati e delle piu grandi menti che il genere umano abbia conosciuto, per un certo senso abbiamo come il sentore che l’epoca che seguirà lo stato pandemico possa somigliare ad un nuovo rinascimento, per cui ci sentiamo perfettamente in linea con i tempi che stiamo vivendo, siamo entusiasti di ciò che potrebbe essere. La seconda sarebbe l’epoca successiva alla corsa alla Luna negli USA (dice Pier) : ci piacerebbe avere 20 anni negli anni 70, farci conoscere e avere esperienze lavorative nell’industria discografica di quell’epoca per ritrovarci trentenni nei ruggenti 80’, na figata!”

 

 

Tonyno è la nuova scommessa di Dischi Rurali: gusto neosoul che si invola tra le volute di una voce calda, accogliente come una carezza e decisa come una temporale. “L’odore delle rose” è il suo singolo d’esordio, dal sapore di ricordo e speranza. 

“Se potessi scegliere, in quale periodo storico ti collocheresti e perché?”

“Beh, mi vedrei come un cantante italoamericano nella Detroit del 1978, sul palco di un Nigth Club tra cicche di sigarette spente a terra, divani in pelle sintetica e luci al neon, a cantare per uomini di malaffare, donne di facili costumi e gente della notte. Accompagnato da un pianoforte e una tromba, a godermi lo spettacolo dell’ennesima rissa al bar, mentre dal privè esce un uomo con un sigaro spento tra i denti ed un reggicalze che gli sbuca dal taschino. Ah già, in fondo alla sala la solita donna che mi fissa, tutte le sante sere. È lei che fa partire quei pochi applausi. Non abbiamo mai avuto il coraggio di avvicinarci. Non so perché. Forse troppa paura di deludere quell’immaginario che ci si era creato a vicenda… Forse ho esagerato , forse sono andato troppo in là. Ma è lì che mi collocherei. Perché? Perché sì.”

 

 

Dopo aver raccolto il plauso del pubblico specialmente in Patagonia, i Rojabloreck sono pronti a portare la loro musica impegnata (ma soprattutto impegnativa) anche lungo le sponde dei lidi natii. Sarà pronto il panorama nazionale a lasciarsi sedurre dall’alto ingegno dalla band che la stampa mondiale ha definito come “la più grande forma di creatività umana dai tempi dell’invenzione del cavallo”? Non lo sappiamo. Certo è che la risposta a questa e ben altre domande la troverete solo in “DECISIONI METEO”, il nuovo almanacco musicale dei Rojabloreck per chi, proprio come te che stai leggendo, è stufo di essere deciso.

In tutti i sensi che puoi immaginare.

“Senza dubbio gli anni 70: erano il tempo dei sintetizzatori, della follia creativa e dei colori sgargianti. Tutte cose che potete trovare nelle nostre canzoni e in camera di Francesco, nel secondo cassetto da sinistra vicino alle mute di insetto stecco. Probabilmente senza internet i cialtroni avrebbero avuto meno voce in capitolo e di conseguenza non avremmo potuto scrivere Decisioni Meteo, ma vuoi mettere la comodità di non usare ogni volta la macchina del tempo per scrivere i nostri pezzi? Noi amiamo il prog e speriamo di portare un po’ di quella creatività schizofrenica e policroma nel mondo musicale odierno. Vogliamo fare una musica “gender fluid” piena di colori, amore, solidarietà, pace nel mondo, pace dei sensi, yoga, tisane rilassanti e massaggi ai piedi.”

 

 

I MOCA sono la botta di caffeina che mancava alla nuova musica italiana. Dopo la pubblicazione di quattro singoli, un disco (spezzato in due parti dalla pandemia, con il secondo capitolo in uscita nel 2021), passaggio attraverso le principali playlist editoriali Spotify (da Scuola Indie ad Indie Italia, passando per New Music Friday) e uno score di oltre mezzo milione di ascolti sulle piattaforme digitali, la band spezzina de La Clinica Dischi è pronta a tornare con “Un giorno intero”, fuori ovunque dal 4.12.2020.

“La domanda si presterebbe facilmente a svarioni incredibili e a fantasticherie ad occhi aperti, però la verità è che forse ci collocheremmo volentieri nel nostro periodo. Noi Moca abbiamo tutti un background musicale diverso, generi diversi preferiti, però proprio quest’incontro nel 2018 ha reso possibile la nascita del nostro progetto. Senza il passato non avremmo le nostre esperienze, senza il giusto tempismo non ci saremmo incontrati, alla fine stiamo bene dove stiamo!”

 

 

Fuori da venerdì 27 novembre 2020 per l’etichetta americana SXN, il nuovo singolo di Sacramento, il progetto lo-fi definitivo italiano che presenta un nuovo brano che può suonare come un addio, o forse solo come una buonanotte. Sacramento, il progetto solista di Stefano Fileti, torna con un nuovo singolo dopo la pubblicazione dell’album di debutto Lido (La Tempesta International, 2019).

“Se esistesse una macchina del tempo il progetto Sacramento verrebbe catapultato all’istante nella seconda metà del 1700 e diventerebbe la colonna sonora degli incontri fortuiti di un maestro della seduzione come Casanova.”

 

 

 

Che stronza” è il nuovo singolo firmato LUNAR in collaborazione con il duo LAMETTE, disponibile dal 3 dicembre su tutte le piattaforme digitali. Il brano parla di una relazione di amore/odio ma più in particolare di una ragazza per la quale abbiamo perso la testa, che si traveste da angelo per nascondere il diavolo che è in lei. I ricordi ci tormentano e non ci fanno dormire la notte; per questo vorremmo entrare nei suoi sogni, anche solo per dirle stronza.

Vasco: “se avessi la macchina del tempo tornerei negli anni a cavallo tra il 1980 e il 1990 per andare ad un live dei Mötley Crüe, i loro concerti erano qualcosa di indescrivibile.”

Cristian: “sicuramente nel 1969, al Festival di Woodstock… Senza alcun dubbio l’evento musicale più importante della storia.”

 

 

Indianapolis torna con il brano “PAVIMENTO”. Il Secondo singolo del cantautore, è una di quelle canzoni da ascoltare soli, con le cuffie, oppure mentre si torna a casa in macchina la notte. Emozioni, le farfalle nello stomaco, ricordi che fanno riaffiorare tutte le notti passate insieme a qualcuno, quando le mani gelate appoggiate sul petto provocavano un brivido.

“Probabilmente negli anni 80… Per vivere a pieno quel periodo che negli ultimi anni è tornato tanto di moda, nella musica come in altri settori. E magari capire perché effettivamente ha un’influenza così forte ancora oggi.”

 

 

 

 

Spectres nasce come necessità d’espressione, come un’idea, diventando identità. Il suo stile è cupo ed introspettivo, riflette il suo mondo interiore, descrivendolo con sonorità astratte e a tratti malinconiche.

“Trovo molto interessante come periodo storico gli anni ’80, un periodo in cui la figura dell’artista era più misteriosa e ricercata. Molte icone della musica mondiale appartengono proprio a quell’epoca (Queen, Michael Jackson, Prince ecc.) ed è innegabile che abbiano condizionato i nostri standard musicali e contribuito a rivoluzionare il concetto stesso di musica. Tuttavia sono felice di far parte di questa generazione che ha sicuramente molti pregi quanti difetti, come del resto gli anni ’80. Ora è sicuramente più semplice produrre la propria musica e pubblicizzarsi tramite i vari social, ma è altrettanto vero che stia diventando più difficile farsi notare.”

 

 

Fabio Urgesi in arte Le Villette, classe ’88 e cantautore tarantino, scrive ed arrangia testi già da qualche anno. Cresciuto con la musica italiana e grazie all’influenza della musica meglio nota come indie pop si avvicina a questa cultura musicale.

“Sicuramente gli anni ‘80 mi affascinano tanto, il decennio 1980-1989.

Sarebbe bello rivivere quel periodo storico, sia per i diversi fatti di cronaca, cha vanno dall’attentato al Papa, la vittoria dei mondiali ‘82, la caduta del muro di Berlino.. Per la musica, ma soprattutto per la trilogia di ritorno al futuro, la mia saga preferita, vista e rivista, uscita nel 1985 con la prima parte.

Quindi si, mi collocherei negli anni ’80.”

 

 

Push Against New Fakes (alias dell’artista elettronico Michele Mantovani) ha appena pubblicato il proprio nuovo singolo “Clouds”, un lungo excursus che anticipa un lavoro da sette tracce in arrivo nel 2021. 

Se potessi scegliere, in quale periodo storico ti collocheresti e perché?

“Il periodo storico in cui mi collocherei è proprio quello in cui vivo. Sono nato nel 1975 e mi sono avvicinato alla musica ascoltando i Pearl Jam, i Soundgarden e gli Alice In Chains e quindi vorrei essere nato a Seattle; avrei voluto trovarmi dentro quello che secondo me è stato uno dei periodi più vivaci e importanti della storia del rock”.

 

 

 

Progetto del giovane cantautore è singolare: Santachiara sta svelando quasi tutti i brani del suo primo lavoro discografico, pezzo dopo pezzo, uno ogni martedì di novembre e questi brani confluiranno in una playlist finale che comporrà l’album d’esordio. Nonostante Santachiara appartenga alla nuova generazione di artisti, le sue radici affondano nel vecchio cantautorato: è nato dal busking, in quanto i genitori sono artisti di strada e con loro ha girato l’Italia e si è avvicinato alla musica partendo proprio dalla strada (cosa che lo distingue dalla maggior parte dei cantautori della sua generazione), e rifiuta le etichette di genere musicale, ma preferisce definire le sue canzoni attraverso dei “mood”. Un’attitudine sempre diversa, quindi, che in particolare in questi sette brani che compongono la raccolta SETTE PEZZI, vengono presi come riferimento i giorni della settimana. Oggi abbiamo il piacere di avere SANTACHIARA qui con noi. Eccone il risultato:

 

  • Eccoci Luigi, benvenuto qui su Frittomisto, è davvero un piacere averti con me oggi. Partiamo dal principio: come nascono le tue canzoni? Domanda banale, lo so, ma la tua musica non lo è affatto – banale intendo – quindi sarebbe splendido entrarci insieme a te.
  • Ciao! è un piacere per me. Diciamo dal punto di vista artistico nascono dalla necessità di esprimere, non riesco a tenermi alcune cose, che mi riempiano di gioia o di dolore. Da punto di vista pratico: mi viene un’idea o viene un’idea al mio producer; poi facciamo il beat, scrivo, registro, mixiamo il provino, lo rimixiamo e, dopo averlo ascoltato 100 volte, o lo teniamo o lo buttiamo.
  • Se dovessi scegliere tra playlist o album cosa sceglieresti e perché?
  • In realtà entrambi, hanno un senso diverso. Una playlist la preferirei per la sua varietà, precisione e per la panoramica che fornisce. L’album deve raccontare qualcosa, e lo deve fare nel modo giusto: se riesce è più solido e unico.
  • La tua musica fortunatamente è così particolare, ricca di influenze di diverso tipo e sfumature da non essere classificabile. Ci racconti un po’ di queste influenze?
  • Io ascolto davvero di tutto, appena sento qualcosa che mi fa venire i brividi la metabolizzo e lascio che mi cambi. Ascolto dalla tecno di Recondite a Drake, da ASAP Rocky a Rino gaetano, dai Radiohead ai Milky Chance.
  • Se dovessi sceglierei il tuo brano a cui sei più legato quale sceglieresti?
  • Non ce n’è uno in particolare, hanno tutti la stessa importanza. Forse se dovessi proprio dirne uno, sarebbe “quindi”, ma solo perché è stato il primo ad uscire.
  • Domanda del giorno: se potessi scegliere, in quale periodo storico ti collocheresti e perché?
  • Mi collocherei negli anni 60/70 dal punto di vista musicale per vedere quelli che per me sono i mostri sacri della musica e farmi quelle esperienze immortali come Woodstock, e conoscere i componenti della Scuola Genovese agli inizi della loro produzione, chissà quanta poesia c’era. Da punto di vista storico vorrei vedere la Grecia antica culla della nostra cultura.

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