“I costosissimi cantautori che ritornano”
Live report di David Lopardo
Foto di Leonardo Grillo
Fulminacci forse può salvare e redimere una scena musicale che si era persa nell’ultimo periodo, colpevole di ripiegare su stili ormai diventati apoteosi del mainstream. Il fresco prodigio di Maciste Dischi è da un anno in tour, trasportando ogni città visitata in un viaggio temporale lungo circa 50 anni.
La penultima tappa di questo percorso tocca appunto Firenze, precisamente all’Auditorium Flog.
E’ un venerdì sera particolarmente freddo, ma fuori dal locale c’è fila anche due ore prima dell’inizio del concerto. Filippo (nome all’anagrafe di Fulminacci) appare per un momento, coperto da un enorme piumino nero che lo fa praticamente scomparire.
Ad aprire le danze ci pensa Ciulla, cantautore toscano che era già stato ospite di Giorgio Poi e dei Canova. Suona 6 canzoni, accompagnato semplicemente dalla sua tastiera e da una chitarra che all’inizio non vuole nemmeno saperne di funzionare.
I suoi pezzi sono delle intime istantanee raccontate con una voce lievemente malinconica, racconti di un amore probabilmente perduto dentro i le acque di Pisa e Livorno. Lui parla poco, ma dice quel che basta per portare il pubblico ad intonare i ritornelli di “Stupidi Argomenti” e “Fanali”; ascolto altamente consigliato dei due brani che ho personalmente preferito.
Tempo 20 minuti e sul palco arrivano Fulminacci e la sua banda. Si inizia con “La vita veramente”, titletrack del disco. E’ facile individuare sin da subito la capacità e la fluidità narrativa del giovane cantautore romano. Scrive di una realtà distaccata, meccanica, in cui è semplice arrivare ad essere (come da lui dichiarato) “solo una categoria”.
Noto anche un enorme salto qualitativo dal punto di vista musicale rispetto all’ultimo suo concerto visto (Beat Festival). Le storie prendono vita e colore grazie a degli arrangiamenti semplici ma per questo abili nell’evidenziare la quotidianità raccontata da Filippo.
Mi immergo intanto in mezzo ad un pogo tribale sulle note degli amori fugaci di “Tommaso”, passando velocemente ad una cover ben eseguita di “Stavo pensando a te” ( nonostante mi faccia leggermente storcere il naso l’utilizzo di una cover per chi le canzoni le sa scrivere in modo egregio).
Fulminacci è un camaleonte; si destreggia infatti tra un ”””rap””” voce e batteria ( da lui suonata!!) con argomento principale gli autovelox e una ballata nostalgica sulla tipica estate italiana. Quest’ultima , “Ladispoli”, lascia addosso incrostazioni di sale e bruciature, mentre in sottofondo passa il coro della stagione calda. “Ma come fanno tutti a farsela passare questa malinconia, questa voglia di tornare?”, canta infatti Fulminacci.
Dopo una rapida gita romana, rappresentata da pezzi come “Una sera” (si può percepire anche in sala il freddo dell’Aurelia) e “San Giovanni”, si raggiunge il culmine socialnarrativo con “Borghese in Borghese”.
E’ una canzone fresca, un parlato quasi da slam poetry. E’ figlia sicuramente di un’epoca in cui si tende a mistificare ed idealizzare troppo; tutto ciò porta Fulminacci a dover nascondersi dietro una “statua di bronzo”. C’è un’ironia tagliente nel testo, sarcastica e ribelle al punto giusto.
“Le ruoti, i motori” (la svolta elettronica è una scelta tanto rischiosa quanto funzionale per smorzare l’atmosfera” ed il bis di “Tommaso”, insieme ad un’altra novità, chiudono 90 minuti di esibizione.
Come detto all’inizio, Fulminacci è forse uno dei pochi in grado di rialzare la nostra scena musicale. Per l’intera durata del concerto il pubblico è stato reso partecipe di piccoli aneddoti di città, di corse sui bus, “milioni di nuovi sapori”.
Chi gridava “Lucio”, nonostante il richiamo alla serata ospite su Rai 1 e con le dovute proporzion, non sarà rimasto certamente deluso dalla serata.
Per racchiudere il discorso in una frase, “i cantautori stanno tornando, meglio tardi che mai”.
Scaletta Fulminacci
La vita veramente
Davanti a te
La soglia dell’attenzione
Tommaso
Stavo Pensando a te
Pezzo alla batteria
Ladispoli
Resistenza
Una sera
I nostri corpi
San Giovanni
Borghese in borghese
Le ruote, i motori
Canzone Nuova senza titolo
Tommaso bis
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