Dal 19 novembre è disponibile su tutte le piattaforme di streaming “MALEGRIA” (Noize Hills Records), il nuovo album di GANOONA. La “Malegria” è un’allegria sporcata di malinconia, è la risata dopo il pianto: da qui la scelta del titolo del nuovo progetto discografico full lenght di GANOONA, un disco contaminato proprio da questa sensazione di felicità agrodolce, la scintilla da cui hanno preso vita, in misura diversa, tutte le dieci canzoni dell’album.
«Ogni parola, ogni immagine l’ho vissuta sulla mia pelle – spiega l’artista a proposito del nuovo progetto – In canzoni come “Hermano” e “Cucurucucù” avevo l’esigenza di parlare del mio passato, come non ho mai fatto, e delle mie radici. Per farlo era necessario creare un “ponte”, per quanto riguarda il sound, tra il Pop, il Rap e le sonorità latine. Le atmosfere del disco sono il frutto di questa ricerca. L’amore è un altro protagonista importante: quello giocoso di “Miele”, quello ferito, morente di “Deserto”, quello distruttivo di “Temporale”. “Malegria” vuole essere un disco intimo ma che possa parlare a tutti, facendo sorridere, ballare e piangere. Questo disco è il mio presentarmi al mondo, con tutte le mie fragilità, le mie contraddizioni ma anche tutto il mio amore verso la vita. Consapevole che il mare può diventare tempestoso, ma senza aver perso la voglia di viaggiare in acque sconosciute».
E noi abbiamo deciso di chiedergli qualcosa in più.
- Qual è il significato di Malegria?
La Malegria è la felicità mimica di quando ci sforziamo di essere sociali e brillanti, ma dentro custodiamo una malinconia che forse ci piace anche un po’ cullare. È un sentimento che ho provato spesso in passato e il disco è uno sguardo “dietro” alla malegria, a quello che in me la causa. Insomma nel disco parlo di un tot di cose che mi mandano in para, per dirla più semplice.
- Quando è iniziato il tuo avvicinamento alla musica? Hai mai dubbi a riguardo?
Diciamo che è stato un lungo corteggiamento. Sono da sempre stato un ascoltatore vorace e mi è sempre piaciuto scrivere. L’avvicinamento vero e proprio però è stato tardivo, a parte qualche sperimentazione nell’ambiente rap underground da cui vengo. Mi sono diplomato in canto e piano complementare a 26 anni, e da li diciamo che ho iniziato a dire: ok, provo a fare questa cosa sul serio. Dubbi ne ho sempre un sacco, però faccio anche tante cose nella mia vita, oltre al progetto Ganoona, mi è sempre piaciuto differenziare. Mette un po’ a tacere i dubbi.
- In un mondo in cui tutti rincorrono l’algoritmo di Spotify, qual è la tua posizione? Che senso ha nel 2021 pubblicare un album?
Chiamatemi illuso ma credo ancora nel passaparola. Io non ho mai avuto grandi spinte, i numeri che ho sono frutto nel passaparola e della fidelizzazione degli ascoltatori. Quindi con la mia musica punto al cuore delle persone, più che a soddisfare la bulimia dell’ascoltatore compulsivo sempre alla ricerca dell’ultima uscita più in hype. Avevo l’esigenza di fare un disco, di raccontarmi in maniera più ampia, e credo che la musica debba nascere da un esigenza. Se facciamo musica già pensando agli algoritmi è finita raga.
- Che tipo di ascoltatore sei? Album interi o playlist? Sei attento alle nuove uscite discografiche?
Si, cerco di stare al passo con quello che esce ma mi concentro su quello che mi interessa di più, mentre in passato ero meno selettivo. Preferisco ascoltare un album intero, ma a volte la mia natura ossessivo compulsiva mi fa andare in fissa con un brano che consumo per giorni e giorni, e poi mi stanco.
- Milano è ancora un posto favorevole per fare musica?
Direi di si. È facile lamentarsene standoci dentro, dicendo era meglio prima o potrebbe essere meglio. Certo, potrebbe essere meglio, potrebbe essere meno esclusiva, elitaria e “chiusa”, però stare a Gubbio penso sia peggio. Per fare musica eh, probabilmente a Gubbio la qualità della vita in generale è molto meglio della mia che sto in Giambellino.
- Quali sono gli elementi fondamentali che rendono un brano di Ganoona inconfondibile?
Penso che mi contraddistingua un certo approccio ai testi. Anche quando scrivo un brano con l’intenzione di scrivere un brano semplice, cerco sempre di mettere degli elementi che permettano più piani di lettura. Una citazione, un’immagine più complessa messa li per chi la vuole trovare. Credo anche che il timbro della mia voce, e come la utilizzo, mi distingua.
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