Gli Shonan sono tre ragazzi di Parma che fanno punk rock, ma non solo: il loro nuovo singolo si chiama Playing with Fire ed è un brano che si avvicina molto al rock alternativo anni 2000, prendendo influenze da gruppi come Alkaline Trio e Blink-182, ma anche da Feeder, Type-O Negative e pure i The Cure. È una canzone accattivante e trascinante, che mette tanta voglia di riascoltarla. Abbiamo fatto qualche chiacchiera con gli Shonan, e gli abbiamo posto una serie di domande legate al tema del fuoco, visto il titolo del loro brano.
Ciao ragazzi! Partiamo da lontano: che cosa rappresenta per voi l’immagine del fuoco?
Ciao a tutto lo staff di TGP! Grazie per averci voluto. In Kriminals, il nostro secondo disco uscito nel 2021, c’è un brano che si intitola Everything Is on Fire. Quindi diciamo che parlare del fuoco ci riesce piuttosto facile. Fuoco significa tante cose, è un elemento tanto astratto quanto concreto, che si presta a tantissime interpretazioni: brucia, scalda, ammalia, purifica, spaventa e attrae allo stesso tempo. È qualcosa capace di unire, che può significare casa e accoglienza, ma contemporaneamente può voler dire disastro, distruzione e tabula rasa. Il fuoco della passione, il fuoco che brucia dentro quando fai qualcosa che ami, o semplicemente quando sei con la persona che ami. In questo caso ha più un’accezione fisica, tattile, ma è proprio questa sua molteplicità di significati che lo rende così affascinante. Volevamo scrivere un brano che provasse ad andare in profondità; ci piace pensare che là in fondo ci sia una fiamma che brucia. E poi, diciamocelo, hai mai acceso un camino? Quanto è soddisfacente?
In quali occasioni avete “scherzato con il fuoco”, come dice il titolo del vostro nuovo brano? Vi siete scottati o vi è andata liscia?
Ne siamo usciti completamente carbonizzati! Scherzi a parte, ogni volta che suoniamo scherziamo (o giochiamo) con il fuoco. A volte riesce, e ne usciamo scaldati e rincuorati, altre volte meno e la si accusa un po’ di più. Già il fatto che abbiamo deciso di pubblicare dei brani così lontani dal nostro solito sound, di uscire con una sorta di ballad, è uno scherzare con il fuoco. Non avevamo la più pallida idea di come sarebbero stati accolti, ma finora ci sembra che questo fuoco, tutto sommato, sia amico. Credo sia un sacrosanto diritto di chi suona poter azzardare qualche mossa. Regala una certa adrenalina, fortifica ciò che provi e ciò che vuoi esprimere.
È corretto dire che il fuoco sia un’ottima immagine per rappresentare il vostro brano? Le sonorità sono accese e scintillanti a nostro modo di vedere.
Assolutamente! La canzone potrebbe venire vista come una fiamma che si accende, piccola e fioca, e piano piano diventa sempre più grande, fino a divampare in un enorme incendio sul finale del pezzo. È come seguire il ciclo di vita di una fiammella, fino al suo massimo splendore. È una cosa che si può accostare a tanti ambiti, non solo quello della canzone di per sé, ma anche della vita quotidiana. Una love story, un amplesso, una guerra. Ci piacerebbe sapere quali immagini vengono in mente alle persone che ascoltano la canzone: a me per esempio ne vengono in mente un centinaio.
Dove avete trovate il fuoco che arde della passione per la musica? Come vi siete avvicinati al mondo del rock e del punk?
La musica è sempre stata per tutti e tre un rifugio incredibile. Una comfort zone dove poter dialogare e farci rincuorare dalle nostre band preferite e dai nostri artisti di riferimento. Prendere gli strumenti in mano fin da ragazzini è stato un passaggio automatico. Il punk, concettualmente, è la cosa più diretta che esista e che ci ha regalato più conforto e ci ha dato più energia nei momenti in cui ne avevamo bisogno. Ci ha permesso tra l’altro di riconoscere dove c’è un’ideale, dove c’è cuore, anche in tanti altri generi. Comunque, per quanto possiamo contaminare e appesantire i riff o rallentare i bpm, rimaniamo sempre tre punkettoni che provano a impegnarsi nel suonare qualcosa di decente per noi e per chi ci ascolta.
Ci sono altri brani con la parola “fuoco” (o “fire”) nel titolo che vi sentireste di consigliarci?
Questa è la domanda più difficile di tutte! Tra le prime che ci vengono in mente sicuramente c’è Goodbye Fire Island dei nostri “padrini” Alkaline Trio, un pezzo che suoniamo anche in sala prove, ha un tempo incredibile e un ritornello epocale. Poi c’è Ring of Fire di Johnny Cash (e nella versione dei Social Distortion), che ha un testo che dice più di quanto sembri. I’m a Firefighter dei Cigarettes After Sex per cambiare totalmente genere e mood, Wildfire dei Blink-182 e torniamo sul punk, Firestarter dei Prodigy per andare fuori di testa. Potremmo sicuramente tirarne fuori altre, ma dovremmo pianificare una riunione di band e sono cose un po’ complicate.
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