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Bentornati ragazzi, siamo felici di risentirvi! Parlateci un po’ del nuovo singolo Aria
Quali sono gli aspetti che volete sottolineare di Aria?
E: Felici di essere accolti. Grazie.
Aria è il condensato di un’importante serie di consapevolezze acquisite attraverso l’esperienza diretta del risveglio della coscienza. Narra della morte di una vecchia identità vissuta totalmente nel controllo mentale seguendo la razionalità e il conosciuto, da cui, inaspettatamente nasce un nuovo essere più vero e più libero.
Un uomo che ora riesce finalmente a riconoscere le subdole strategie mentali che imprigionano l’Essere nella meccanicità e da cui è possibile liberarsi solo sviluppando una grande forza interiore da convogliare nella chiusura definitiva con il passato e relativi condizionamenti.
Parlate di mente e anima, ma in generale di evoluzione. Com’è avere questo ruolo in un mondo discografico in cui per la maggior parte si sentono solo cantanti rap o trap?
M: Si sentono? Oppure sono indottrinati? Forse la seconda. Proprio per questo, non ce ne curiamo. Non vogliamo assolutamente classificare musica di serie a e di serie b, ma semplicemente fare il nostro. E se parliamo di evoluzione o concetti comunque profondi, siamo sicuri che chi deve cogliere, coglierà! Se anche fossimo in uno stanzino isolato dal mondo, noi faremmo musica. Viene da dentro. I ruoli li dà chi osserva, oppure te li dai tu se non sai chi sei e non hai un’identità forse. Noi siamo tranquilli nel nostro e sappiamo che la gente che vuole cogliere il nostro messaggio e apprezzare la nostra musica, lo fa. Con pace di coloro che intasano i testi con frasi riguardanti le vicende di donzelle dedite ad andare dai “fra”.
E: Aggiungo solo, che il genere musicale sopra menzionato, e tanto apprezzato dai giovani, risuona perfettamente con l’inconsapevolezza, e il vuoto esistenziale che governano il mondo in questi tempi caotici e per certi versi, anche piuttosto oscuri.
Ecco la ragione per cui gli Hoka Hey scelgono di offrire tematiche profonde, spunti di riflessione e vera Bellezza: per portare un po’ di Luce laddove manca quasi totalmente.
Come vi approcciate alle vostre creazioni? In che modo unite testi e musiche?
E: Per quanto mi riguarda, non esiste alcuna programmazione. I testi arrivano quando sono in modalità ricettiva, curioso e aperto al campo delle infinte possibilità, che sempre generosamente dona a chi sa ascoltare, parole risonanti, come suggeriva Platone, con il bello, il buono e il vero.
Poi, una volta elaborato il testo, lo trasferisco a Maku che ha la straordinaria abilità di riuscire sempre a tessere attraverso la composizione di note, toni e vibrazioni, il giusto abito musicale.
M: Un testo scritto da Emidio a volte mi cattura per una frase. Da lì parto a scrivere vari riff e glieli mando per vedere se il sound può andare sul senso che c’è nelle parole. È tutto talmente fluido tra noi che dargli una rappresentazione a parole risulta quasi banale.
Quali sono le difficoltà maggiori che riscontrate per il genere di musica che portate e in che modo si possono trovare le giuste soluzioni?
E: Le difficoltà esistono per permetterci di superarle e sviluppare nuovi talenti e strategie.
L’unico modo per renderle insormontabili è considerarle tali.
Evitiamo, quindi, di portare l’attenzione su tutto ciò che non funziona nel mondo musicale e continuiamo ad essere fiduciosi, ma ancor più, coerenti con la nostra Verità.
D’altra parte, perché una piccola scintilla luminosa possa essere riconosciuta, è necessario che la massima oscurità dilaghi.
Siamo sempre al posto giusto, al momento giusto!
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