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Hollow Echoes ed il loro concetto di tempo – Leggi la recensione

Il tempo diventa protagonista del nuovo EP omonimo degli Hollow Echoes fuori dal 24 maggio su tutte le piattaforme digitali.

Il 24 maggio è uscito l’omonimo EP degli Hollow Echoes, disponibile su tutti i digital store. L’EP è composto da quattro brani di cui uno già pubblicato come singolo in aprile, Your smell was the drug”. Il brano nel giro di pochissime settimane ha raggiunto 15k streams su Spotify e altrettante views su Youtube.

Il disco è una finestra sul mondo e sullo stile musicale degli Hollow Echoes. Quasi senza volerlo, ogni brano gira attorno al tema del tempo. Il tempo inteso in tantissime forme diverse come ad esempio divinità, isolamento forzato, apatia oppure come arco temporale.

Leggi la recensione.

Hollow Echoes è il vostro nuovo e omonimo album che devo dire… niente male! A modo vostro raccontate il vostro tempo, a cui date una molteplicità di significati e che raccontate attraverso ogni singolo brano di questo disco.

“Your smell was the drug” inaugura questo viaggio nello “spazio tempo”. Ci raccontate la fine di una storia d’amore facendoci ripercorre  l’arco temporale attraverso i momenti più belli, intensi e quelli più cupi. L’aspetto notevole è come siete riusciti a rappresentare attraverso la musica e la voce gli alti e bassi di questa relazione complessa. L’inizio è descrittivo, soffuso, a metà fra un brano elettronico ed uno post-grunge, e sfocia pian piano in un’apertura più aggressiva che coincide con una presa di coscienza: quell’odore è come droga. I bassi la fanno da padrone, a simboleggiare la parte più istintiva e primordiale in quest’inizio, quella sensuale. Alla fine chiudete il brano con un refrain dove protagonisti sono chitarra e synth, oltre alle voci nella testa che dicono di volersi liberare del suo odore. Devo dire che ora Your song IS the drug!  

Dalla fine di una storia d’amore ci catapultate  indietro di due anni: lockdown 2020, in piena pandemia.Un momento difficile, dove ognuno di noi ha perso ogni punto di riferimento. Con Counting the days” avete rappresentato questa paura attraverso suoni e melodie differenti mantenendo, però, sobrietà e chiarezza. Un vibrafono è l’inizio di una sorta di trip che rassomiglia al campanello di una casa un po’ vecchiotta. Un trip per la noia indotta dall’isolamento, o dalla paranoia. Il campanello viene interrotto dalle note staccate, ripetute ossessivamente, creando immediatamente un contrasto. La prima sensazione che ho avuto è stata proprio quella che volevate trasmettere. Improvvisamente mi sono immaginato insieme ad Alice de Il paese delle meraviglie, disorientato, dentro il vortice che la condurrà in qualcosa di nuovo ai suoi occhi. Qui la musica domina rispetto alla voce. Pazzesco.

“So Many Hours” è la vostra riflessione sul tempo. Una rievocazione a Seneca ma anche ad Orazio. L’assolo di chitarra parla, parla e come. Non ho nient’altro da aggiungere. 

“If you’re Kronos (You suck young blood)” chiude divorando il disco, mettendo un punto, esattamente come fa il tempo che passa e porta con se tutto. Forti qui sono le influenze rock contemporanee mescolate alla rievocazione del classico: Crono, il titano del tempo. Un disco su cui, in realtà,  non ho tanto da dire e questo capita veramente poche volte. Parla da solo e credo che, la cosa fondamentale della musica, sia lasciarla parlare senza spiegare e se sa farlo non c’è bisogno di aggiungere altro. 

Siete stati fenomenali! Good job.  

Biografia.

Gli Hollow Echoes fanno la loro comparsa in questo piano astrale senza una ragione ben precisa, come l’evoluzione: un po’ frutto del caso, un po’ adattamento di caratteri nelle specie. Creati per assolvere una funzione terapeutica nella mente del chitarrista e polistrumentista Walter A. Lanotte, gli echi divengono reali dopo l’estate del 2021, dopo aver coinvolto la cantautrice Martina Farinola, il batterista Luigi Pascuccio, il tastierista e polistrumentista Francesco Stefanelli ed il bassista e chitarrista Francesco Schiavone. Gli echi non hanno confini, quindi si propagano indisturbati fra chitarre moderne ed estetiche post-grunge. Tastiere che dipingono paesaggi sonori lontani e linee di basso nevrotiche, voci urlate e flebili sussurri, violini vittoriani e percussioni elettroniche. Questi sono gli Hollow Echoes. Il debutto della band avviene a novembre 2021 con il loro primo concerto che riceve subito tantissimi feedback positivi. L’8 aprile gli Hollow Echoes pubblicano il loro primo singolo “Your smell was the drug” che nel giro di pochissimo tempo raggiunge i 15k streams. Il brano anticipa l’uscita del loro omonimo EP “Hollow Echoes” in uscita il 24 maggioIl disco viene registrato e prodotto fra lo studio Altrementi Sound ad Acquaviva e del Death Star Studio di Marco Fischetti a Cassano delle Murge. La copertina è stata realizzata da Luana F. Belsito, talentuosa graphic designer autrice di fumetti, mentre il logo da Jasmine F. Mascoli.

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