Diciamoci la verità, non è raro ne difficile assistere ad un concerto dei Diaframma.
Non è raro, visto che solo nella mia città, Roma, e solo a cavallo tra il 2016 ed il 2017, è successo tre volte (ok, una era a Latina, ma solo perché il giorno prima non ero potuto essere al live di Roma). E non è difficile, perché se ami l’opera di Federico Fiumani e dei musicisti che nei più di trent’anni di carriera lo hanno accompagnato non fai fatica a cantare ogni singolo brano della scaletta, visto che invece il materiale nuovo quello si, è veramente raro. Ma diciamoci un’altra verità, a me come a quelli che seguono i Diaframma in tutte le occasioni possibili, piace così. Perché se ami l’opera di Federico Fiumani, difficilmente lo stai facendo da poche settimane e se anche così fosse, come successe a me all’epoca, gli riconosci subito l’appartenenza ad una certa storia della musica italiana. In questo senso, è difficile pensare all’amore per la musica dei Diaframma come a una delle tante infatuazioni che, per quanto possano essere infuocate, bruciano intense per un periodo più o meno breve e poi svaniscono. Al contrario, la musica dei Diaframma la incontri ad un certo punto della tua vita, ti rendi conto che probabilmente esiste da prima che tu nascessi (nel mio caso è così, anche se non di molto) e se ti piace, se ti entra dentro, sarà uno di quegli amori la cui genesi si perde all’indietro nel tempo, più indietro del momento effettivo in cui l’hai incontrata e che durerà a tempo indeterminato, da cui in alcuni momenti anche magari lunghi ti allontanerai, ma per cui nutrirai sempre lo stesso affetto e che accoglierai felice, a braccia aperte, alla prima occasione utile.
Come dicevo, l’ultima di queste occasioni è stata per me quella di giovedì 13 aprile al Cube di Roma. Il titolo del tour è già di per se abbastanza esplicito, Siberia Reloaded sa di grande rivisitazione dell’intero percorso dei Diaframma partendo dalla pietra miliare di quel disco capolavoro che è Siberia, album d’esordio del 1984, inserito da Rollig Stone al settimo posto tra i 100 dischi italiani più belli di sempre, vera e propria torre faro della new wave italiana, che nel 2016 è tornato in stampa con l’aggiunta di sei inediti (un po’ di materiale nuovo quindi c’è, ma i testi Fiumani li aveva scritti negli anni ’80), la partecipazione di Gianni Maroccolo e tutti i brani originali suonati ex novo, chiamato per l’appunto “Siberia Reloaded 2016”. Operazione tra l’altro poco capita e molto contestata, ma questo a me interessa meno di poco, visto l’amore senza tempo di cui sopra anzi, trovo bello allo stesso modo contemplare nostalgicamente un grande amore in una fotografia di trent’anni fa, come sedersi di fronte ad esso in un appuntamento odierno scoprendone di nuovo la bellezza, fisiologicamente diversa, vestita di abiti attuali con tutto il fascino del suo splendido, lungo vissuto, che ti fa ricordare quanto fosse bella e ti fa vedere quanto lo sia ora.
Tenendo fede alla track-list si parte ovviamente proprio da Siberia e senza un attimo di pausa né un momento di esitazione (eccezion fatta per un piccolo siparietto generato da un problema tecnico, risolto in autonomia dalla band), si prosegue a tambur battente e groove in crescendo per oltre un’ora prima del bis, in cui Federico “cede” all’insistenza delle richieste dei fan. Non molti a dire il vero, troppi meno di quanti Siberia ne meriti ma evidentemente affezionati ed in ogni caso, anche se prevedibilmente non proprio di primo pelo, comunque per lo più coetanei del disco o giù di lì, il che testimonia ancora una volta la capacità di penetrazione che la musica dei Diaframma, e Siberia in particolare, hanno avuto e continuano a mantenere anche su chi, per questioni anagrafiche, non può averle incontrate che molti anni dopo la loro genesi.
In definitiva, un concerto di quelli che non puoi che definire bello, l’ennesimo dei Diaframma, l’ennesimo in cui ripensando ai tanti giovanotti (e non) con poca anima visti in mille serate, continui a ripeterti nella testa “ragazzini, andate a lezione di concerti da Fiumani!”. L’ennesimo, che ripensando alla personale parabola di ascolti ed amori musicali, continua a ricorrere ed a restare.
Anche se dai, prima di chiudere, diciamoci anche l’ultima verità: il vinile al banchetto l’ho comprato si, ma quello del 2013 con le versioni originali.
RM
What do you think?