Decadentismo e cantautorato moderno.
Recensione a cura di Davide Lucarelli
ASAP (As Soon As Possible) è un acronimo che molti utilizzano come sinonimo di “velocemente”. Letteralmente il suo significato ha una sfumatura leggermente diversa: è “il prima possibile”. Non necessariamente, “il prima possibile” e “velocemente” coincidono. “Il prima possibile” vuol dire che si agirà, nel primo momento temporale disponibile, quando tutto sarà pronto per l’azione. Ed è così che il secondo album de I Quartieri, intitolato proprio ASAP, arriva sei anni dopo la fortunata uscita di Zeno. Arriva, molto probabilmente, nel momento in cui la band si è sentita pronta ad aprire un nuovo capitolo. Un capitolo che riparte proprio dalla traccia che dà il titolo all’album, ASAP. L’attitudine non è cambiata. E’ un cantautorato suonato in band che trae ispirazione dalla recente scena cantautorale romana ed in particolare da quella più ricercata rappresentata da Riccardo Sinigallia e Niccolò Fabi.
Siri è il secondo brano ed è una estrema e disperata richiesta d’aiuto alla tecnologia. Vacanze su Marte è un piccolo poemetto sull’importanza del tempo della vita. Balla Balla Damerino è un delicato j’accuse nei confronti di chi scrive canzoni prive di contenuto. Vivo di Notte è una riflessione sulla vita, alle prime luci dell’alba. Raggio x raggio è forse la canzone d’amore più pura dell’album. Spiaggia Bianca è un surreale racconto che mi ricorda un tiepido crepuscolo estivo. 6 e 45 è il brano che chiude il disco e parla del momento del risveglio, quando ancora i sogni si mischiano alla realtà, quando ancora la vita reale non ha preso prepotentemente il sopravvento.
ASAP è un album che definirei gentilmente malinconico, con uno stile intimistico e decadentista, con una musica che invita a sdraiarsi sul letto e dei testi che invitano a viaggiare con la mente e sognare.
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