Esce domenica 11 settembre 2022 il singolo di debutto dei Rosso Marte, un nuovo progetto che si affaccia sulla scena indipendente in attesa di un disco in uscita ad ottobre. Ecco un brano dal titolo “Godi e persevera” che si presenza come una canzone di rinascita, un grido di rabbia e sana disperazione, che ha fame e voglia di riscatto. Il brano è scritto in romanesco, una scelta linguistica intesa come sincera espressione della cultura e delle emozioni più profonde della band. Il coro di sottofondo dona al pezzo un’atmosfera western.
Noi come sempre abbiamo deciso di far loro qualche domanda, ed ecco com’è andata.
1. A chi è rivolto principalmente l’invito “Godi e persevera”?
Principalmente a me stesso, come molti testi che scrivo. È un’invocazione per tutte le persone che hanno un tormento esistenziale a vivere la vita credendo nei propri obiettivi ma non dimenticando mai che, almeno per quanto ne sappiamo, è l’unica possibilità che abbiamo di viverla al meglio. Nel brano torna spesso la definizione di vita come vento, un soffio, un uragano, qualcosa che ci sfugge sempre dalle mani, non bisogna tentare conti- nuamen- te di afferrarla, di fermarla, piuttosto esse- re la miglior vela possibile per mantenere la giusta direzione.
2. Come potreste riassumere il passato musicale dei Rosso Marte? Cosa pote- te raccontarci delle vostre formazioni musicali precedenti?
La storia dei Rosso Marte è molto giova- ne, nel 2019 ci conosciamo e cominciamo a fare qualche prova, senza sapere esattamente cosa ne sarebbe uscito fuori. Mentre cercavamo altri musicisti abbiamo capito che tra noi c’era un feeling pazzesco e a entrambi stimolava molto la sfida di rimanere in due, batteria e chitarra&voce. I brani avevano un respiro in più e durante il Covid ci mandavamo registrazioni via mail e la maggior parte delle prime canzoni sono nate così, una volta tornati in sala c’era una grande energia e finalmente nel 2021 abbiamo cominciato a suonare dal vivo. All’inizio di quest’anno ci sentivamo pronti per racchiudere tutto ciò in un primo lavoro in studio ed eccoci qua.
Claudio: Sono reduce di molte altre for- mazioni, la più importante Gli Assoluti Punti Del Porno, prima band con cui circa 15 anni fa muovevo i primi passi nel mon- do dell’Indie Rock, registrammo un disco e girammo l’Italia e la Spagna in tour per un bel pò.
Luca: Ho suonato in diversi progetti, dalle prime cover band classic rock del liceo (ci siamo passati tutti) fino ai Wanasgana, band grunge che è stata parecchio attiva sul territorio, il mio progetto più importan- te prima di conoscere Claudio e fondare i Rosso Marte. In questa forbice di tempo che va dal 2007 al 2019 ho cercato sem- pre progetti diversi per mettermi alla pro- va, passando dal pop al funk al rock più aggressivo fino ad arrivare alla musica tri- bale africana.
3. E come invece ci riassumereste il vo- stro passato non musicale?
Questa è una bella domanda perché spesso nel mondo dell’arte è difficile rico- noscersi come persone prima ancora di riconoscersi in quello che si scrive e si rappresenta. Siamo entrambi delle perso- ne che cercano di essere intere e realizza- te, dal passato tormentato ma anche ricco di gioie, di amori distrutti, che si sa, sono tra le maggiori cause di canzoni ben riuscite.
Claudio: Mi sono dedicato al teatro, con una compagnia sgangherata e fantastica ho realizzato nel 2004 la prima versione italiana di “Hedwig And The Angry Inch”, molto più tardi nel 2016 con Imago Mundi uno spettacolo sulla canzone romana antica dal titolo “Sospiri”.
Luca: Ho sempre avuto un debole per l’arte del teatro e la recitazione in genera- le, nel 2010 mi sono infatti unito ad una compagnia teatrale di Ostia portando in scena “La Mandragola” di Machiavelli in chiave moderna. Ho anche studiato dizio- ne e le opere teatrali di fine 800, una mia passione.
4. Ora che sembra tutto tornato alla normalità, dopo il Covid, c’è veramente spazio per tutti i nuovi progetti musica- li? C’è qualcosa che vi spaventa parti- colarmente in questo debutto?
Oggi c’è una grande fame di musica dal vivo, una grande voglia di tornare, di esse- re nel tempo, da parte dei fruitori e dei musicisti. Sento che c’è anche più voglia rispetto al periodo pre covid di scoprire cose nuove, quindi con ottimismo direi di sì, se per tutti intendiamo quelli che emer- geranno per il loro palpabile senso, che si collocano nel giusto posto per qualcosa che effettivamente mancava nel panorama musicale. Parliamo del senso artistico, pu- ramente critico, non parliamo chiaramente del mainstream, non di quel mondo dove vige la regola del mercato, lì ahimè, trova- no posto raramente i progetti di cui sopra.
Siamo amanti della Musica e dell’Arte e abbiamo trascorso tantissimo tempo tra i vari eventi musicali di quest’estate, la pri- ma senza concerti seduti o limite di pub- blico. Quello che ci ha travolto, è l’enorme voglia di vivere nel vero senso della parola la musica, non solo come spettacolo ma anche come momento di condivisione con amici amanti o parenti, bevendo, fumando e ridendo, lasciando fuori quelle recinzioni i problemi della vita in questo 2022. Il pensiero mi emoziona, perché era davvero tanto che non vedevo e provavo sensazioni simili a dei concerti, e poter essere i protagonisti di tutto questo ci spinge ancora di più a metterci il cuore in questo progetto.
Quello che ci spaventa è proprio questo, di non essere all’altezza, di risultare bana- li, di non essere qualcosa di cui il panora- ma musicale aveva bisogno. Ma pensan- doci più a fondo, sono paure infondate, dettate solo dall’insicurezza. Negli anni ho capito che bisogna fare quello che si vuole, senza preoccuparsene troppo, con il giusto equilibrio, altrimenti si tende a snaturare quello che si fa. Questo l’ho imparato soprattutto ascol- tando artisti come Dylan, Cohen, Cave che hanno sempre perseverato con il loro mondo interiore senza la necessità di stra- fare, di essere originali ad ogni costo.
5. E Roma è ancora una città favorevole per la sua scena musicale?
Ancora per poco. A parte gli scherzi, Roma è una città dai mille volti, sicura- mente oggi a Roma c’è più movimento e si suona meglio rispetto a 10/15 anni fa. Sembra però che la sua inclinazione sia sempre più quella della metropoli moder- na, dove tutto viene divorato dalla mac- china della produzione, dell’omologazio- ne, ci sono realtà un pò nascoste, da cer- care, dove la musica alternativa si vive bene, ma dalla nostra esperienza nelle piccole città o nei piccoli borghi in giro per l’Italia pare ci sia più fervore artistico e musicale. Credo sia anche una questione di retaggio socio- culturale, tra i miei amici non ho sentito spesso la frase “andiamo a sentire musica dal vivo?”. Si va quasi sempre ai concerti di “gente famosa”, sembra quasi un compito quello di ascoltare musica nuova, fresca, passando una serata diversa. Sembra che le cose stiano cambiando in meglio, sintomo della ricerca di un’identità, ma è ancora parecchio ardua.
What do you think?