
3VANITY, musicista e cantautrice, ci porta con lei in studio per parlarci della nascita del suo nuovo EP Musa, uscito per MusicantieRecords.
Eva, il tuo nuovo Ep si chiama Musa. Ci racconti innanzitutto dove l’hai scritto?
Solitamente io prendo appunti musicali con il telefono: magari ho delle idee e le butto giù mentre sono in giro o in macchina; mi capita di avere idee anche nei posti più impensabili. Quindi diciamo che la mia prima fase avviene sul telefono, poi vado a casa, metto insieme queste bozze e vari appunti e poi quando ho un lavoro più definito vado in studio: lì prende forma la mia idea musicale. Anche con Musa è capitato così.
Come si è strutturato il processo creativo del disco? Hai scritto prima le musiche o i testi?
Solitamente io scrivo musica e testo insieme. L’idea che ho nasce già con una musica. Poi una volta buttato giù quello che voglio dire, mi dedico alla cura delle parole. Magari ne metto una al posto di un’altra, ma sono piccoli dettagli, sono rifiniture.
Quali erano i tuoi pensieri mentre componevi le canzoni? Alcuni di questi hanno influenzato sonorità e liriche?
Quando scrivo le mie canzoni non penso: mi lascio guidare dall’istinto, non so neppure io cosa andrò a scrivere, so solo che mi sento ispirata e mi lascio andare a quest’ispirazione. Le canzoni, come dice Vasco, nascono da sole. Quando è finita rimani lì, spettatore, ed è una sorpresa anche per te stesso. Almeno a me accade questo.
Che artisti stavi ascoltando mentre scrivevi Musa?
Io spazio molto, cerco di ascoltare tutto, anche ciò che non mi piace, perché è giusto essere informati. Ma la musica che ho ascoltato perché davvero mi andava di ascoltarla mentre scrivevo la mia è sicuramente il rock internazionale: glam rock, hard rock, heavy metal, blues rock, post-punk, art rock, rock sperimentale, quindi Rolling Stones, AC/DC, David Bowie, T-rex, Pink Floyd, Tool… ho ascoltato molto anche Paolo Conte, Battiato, De André. Insomma ho spaziato un po’. Sono poi i generi e gli artisti che amo ascoltare anche ora.
Come si è svolto invece il processo di registrazione e produzione del disco? È cambiato qualcosa nei brani rispetto al momento in cui sono stati scritti?
Diciamo di no. Le mie canzoni hanno mantenuto la mia idea iniziale. Magari alcune melodie sono state migliorate, e ovviamente la scelta dell’arrangiamento ha potenziato ciò che avevo da dire, però il DNA, l’idea, il messaggio che volevo far passare non ha subito variazioni.
Qual è la tua parte preferita e quella che ti piace di meno dell’intero processo di nascita di un disco, dall’ideazione alla sua incisione?
La mia parte preferita è scrivere e poi correre in studio a lavorare su ciò che ho scritto: questa parte mi fa impazzire e non uscirei mai dallo studio. Sarei capace di dormire lì. La parte invece che mi piace meno è questa. Non amo molto rispondere a queste domande, ma perché spiegare un processo creativo mi risulta molto complicato… anche se devo dire che sono domande interessanti. Però davvero, non è facile per me spiegare le canzoni, l’ispirazione, spiegare la musica. E poi non amo la parte social. Se fosse per me non pubblicherei mai niente, ma ahimè oggi i social sono importanti anche per noi che facciamo musica.
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