Pardo, cantautore rock di Maninalto! Records, ci porta con lui in studio dove è nato il suo nuovo disco Pardo.
José, il tuo nuovo album si chiama Pardo, come te. Ci racconti innanzitutto dove l’hai scritto?
Questo disco non ha né un tempo né uno spazio definiti. Le sue radici affondano in testi scritti diciassette anni fa, durante nottate trascorse con amici tra le vie di Mantova, dopo festival nazionali che hanno lasciato il segno. Ogni canzone è nata nei miei momenti di crisi: crisi artistiche, private. È un racconto sincero e frammentato che attraversa anni di riflessioni, dubbi e trasformazioni. Pardo è il risultato di un percorso intimo. È un dialogo con il passato e il presente, ma soprattutto un invito a riconoscere la bellezza nascosta nelle crepe delle nostre storie.
Come si è strutturato il processo creativo del disco? Hai scritto prima le musiche o i testi?
Le canzoni si sono sviluppate in modo parallelo per buona parte delle canzoni. La necessità di dover esprimere, di far uscire le parole mi ha portato a giocare con i tasti e far uscire delle sonorità, da quelle sonorità è partito l’immaginario della melodia e successivamente del testo, provando a incastrare le parole, cambiarle. Scrivere una parte e poi lasciarla chiusa nel cassetto per poi riprenderla successivamente.
Quali erano i tuoi pensieri mentre componevi le canzoni? Alcuni di questi hanno influenzato sonorità e liriche?
Cerco di non avere troppi pensieri perché rischiano di contaminare il testo finale. Ogni testo ha un suo processo, l’unica influenza che posso dare è che strada far prendere alla canzone, se renderla con una musica malinconica o ballabile.
Che artisti stavi ascoltando mentre scrivevi i brani di Pardo?
Non ricordo nello specifico, perché sono passati tanti anni e lavorando in teatro sono a contatto continuamente con la musica. Le mie playlist dei viaggi in macchina, luogo dove passo una gran parte del mio tempo e dove spesso mi viene la scintilla per nuovi testi, comprendono cantautori, italiani, punk rock; come scrivo nella mia canzone TenaciousD, non ho un genere preferito.
Come si è svolto invece il processo di registrazione e produzione del disco? È cambiato qualcosa nei brani rispetto al momento in cui sono stati scritti?
Il processo di registrazione e produzione si è svolto presentando al mio produttore una prima bozza piano e voce, successivamente è stato creato un provino creando una struttura della canzone e una volta raggiunto il mood si è andati in studio per la registrazione finale. Alcuni brani sono arrivati come un fulmine a ciel sereno e hanno mantenuto la loro stesura originale, altri invece come per esempio Ultima Danza, TenaciousD, Gente come Noi, hanno subito una trasformazione a distanza di anni dalla prima versione per adattarsi meglio alle nuove sonorità.
Qual è la tua parte preferita e quella che ti piace di meno dell’intero processo di nascita di un disco, dall’ideazione alla sua incisione?
Sicuramente la parte più bella e divertente è stata l’incisione del disco, dove il tempo si ferma e senti che la tua creatura sta prendendo forma. La parte meno divertente e quando hai la necessità di scrivere ma non ti escono le parole e la musica, il classico “blocco dello scrittore”.
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