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Intervista a Muriel: trasferirsi per amore, i lunapark e un nuovo singolo

Esce mercoledì 20 ottobre 2021 (distr. Believe) Gios3, il nuovo singolo di Muriel, il primo e unico brano d’amore della cantautrice pop: una relazione a distanza, la pioggia e i tatuaggi di cui in fondo non ci pente mai abbastanza. Una voce fuori dal coro che porta oggi un brano che parla dell’amore più quotidiano e atipico, facendo a botte col sonno.

Parlarti e non sentire il tuo profumo sai mi fa un po’ male”, si, perché iniziare una relazione a distanza è tutto fuorché facile e piacevole. Riconosci la sua voce, ricordi il neo che ha sul viso o le fotografie appese sulla parete della sua camera, lui sa perfino del rapporto tormentato che hai avuto con tuo padre, eppure fatichi ad aver presente le forme del suo corpo, la sua pelle al tatto ed il profumo che ha. Io così egoista ed emancipata avevo perfino posticipato la mia partenza per Londra per lui, in pratica ci dividevano solo cinque ore di macchina. Man a mano i suoi problemi diventavano i miei, o forse più viceversa, non avevo mai amato in maniera leale, pura, normale. Fabrizio mi ha fatta diventare donna. 

E poi una delle decisioni più difficili ma allo stesso tempo spontanee della mia vita, cambiare città per amore. La nostra casa, fatta ad immagine e somiglianza di due ragazzi con dieci anni di differenza e due vite apparentemente opposte. “Strappami il vestito come fosse carta da regali” dico, perché dopo tutto questo tempo la voglia di avermi non è mai cambiata. Lo stupore nel guardarmi è sempre lo stesso. Per me lui è B, è questo il suo nome e quando piove, mi piace pensare che il cielo si commuova guardando la storia d’amore che ci siamo creati. Ma io continuo ad essere marcia dentro, delle volte, e “faccio a botte col sonno, prendo a pugni l’orgoglio” per evitare di replicare gli errori commessi in passato. Parlo di giostre, di lunapark, perché una delle sue prime frasi fu una cosa come “non siamo tipi da un giro di giostra e via, noi il lunapark ce lo facciamo tutto, ancora, ancora e ancora”. Fu il primo tatuaggio che mi fece in una sera di un freddo novembre. Ci conoscevamo da qualche settimana ed avevo già il suo tratto, indelebile, sul mio polso. Aveva capito che saremmo finiti con l’amarci più di noi stessi, che non si sarebbe trattato di una semplice nottata passata tra i palazzi grigi di Milano. Vi presento la mia prima, spero ultima, canzone d’amore, il mio regalo alla mia persona preferita, all’uomo che la vita mi ha dato l’onore di incontrare.

Devo sicuro aver fatto qualcosa di buono per meritarmi tutto questo.
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1. Cosa ti sei lasciata alle spalle, e cosa hai trovato quando sei “fuggita” per amore?

La scelta di trasferirmi per amore non è stata programmata, è nata in maniera spontanea senza che me ne accorgessi.
Ad accogliermi nella capitale, una vita meravigliosa nelle sue mille difficoltà a fianco di un uomo pronto a tutto pur di vedermi felice.  E non è stato facile, ai tempi avevo poco più di vent’anni ed un carattere estremamente egoista.
Rinunciare alla realtà musicale milanese, ai miei amici storici, alla mia famiglia, una volta tornata in Italia dopo diversi anni all’estero, è stato un colpo basso un po’ per tutti.  Come dico sempre però, una soluzione la si trova.
E difatti vivo in un equilibrio perfetto.  Al nord salgo per ultimare i miei progetti artistici, per appuntamenti, per fare musica, per vedere genitori e parenti ed abbracciare le mie persone del cuore.  E nel mentre mi creo una dimensione parallela nella tanto amata Roma.  Nuove amicizie che mai andranno a sostituire quelle di sempre, nuove persone con cui fare canzoni, con cui confrontarmi, nuovi lavori.  Una nuova famiglia, quella di Fabrizio, imparagonabile alla mia ma che comunque mi ha accolta come una figlia senza mai farmi sentire sola.  Ed io sono la stessa.  Più responsabile, meno apatica, più donna.  Ma comunque la stessa.  Ho le mie solite abitudini, le mie solite manie, le mie solite ossessioni e l’uomo con cui condivido tutto le ha abbracciate dal primo momento.  Credo che per sentirsi a casa non serva tanto, se non qualcuno in grado di accertarti per ciò che sei, qualcuno che non limiti i tuoi sogni ed anzi li sostenga.

2. Come hai vissuto la musica in questo periodo limitante?

Sono una persona propositiva, trovo il bello anche quando tutto sembra andare storto.  Siamo in un periodo storico estremamente difficile per noi artisti emergenti, ma siamo noi a scegliere se trasformare i fatti in problemi o se lasciarli essere solo e semplicemente fatti.  Io sono nata a testa in giù e vedo tutto all’incontrario, perciò la musica in questo periodo tutt’altro che limitante l’ho vissuta bene.  Ho scritto tanto, riflettuto ancor più, dedicato spazio al mio io ed alla mia mente.  Ho passato molto tempo sola, ho chiacchierato con me stessa, mi sono conosciuta meglio.  Il mondo si è fermato, ma l’anima delle persone ha corso più forte del solito.  Ora sogno i palchi, sogno le persone che cantano a squarciagola le mie parole.  Ma tutto arriva, a tempo debito, ne sono certa.

3. Il mercato musicale italiano è saturo?

Non sono nella posizione di poter criticare dal basso chi, al contrario mio, in alto vi è già arrivato, tuttavia ho il pieno diritto di esprimere il mio pensiero.  Sarò concisa, perché meno si parla meno si sbaglia.  Si, il mercato italiano è saturo di prodotti privi di contenuti, idee e passione.  C’è invece spazio per chi porta avanti qualcosa di nuovo, per chi è capace di insegnare ed esprimere pensieri ed emozioni.  Quella di una volta era tutta un’altra musica, mi sembra evidente.  Sono pochi, gli artisti attuali, di cui i nostri predecessori potrebbero essere fieri.

4. Quali sono le “Gios3” di cui parli?

Fabrizio, ancor prima di conoscermi, mi disse una cosa come “noi non siamo tipi da un giro di giostra e via, noi il lunapark ce lo facciamo tutto ancora, ancora e ancora”.  Aveva visto in me una persona che mai avrei pensato di essere.  Sapeva saremmo arrivati lontano, l’aveva capito.  E da lì lo definisco la mia giostra, quella perfetta, quella da cui non vorrei mai scendere.

5. Piani per il futuro?

Sarò fino a dicembre a Milano con l’intento di terminare due progetti a cui sto lavorando.
Il passo successivo sarà quello di presentarli a qualcuno in grado di portarli in alto, di rendere i miei sogni realtà.
Cerco una dimensione, una famiglia, una squadra vogliosa di prendere la mia musica e farla viaggiare lontano.
Allo stesso tempo però mi tengo pronta ad improvvisare in quanto, alla musica come alla vita, spesso e volentieri i piani non piacciono.  Ho le idee estremamente chiare sul da farsi ma non andrò nel panico nel caso qualcosa dovesse andare storto.  Come vi dicevo mi so arrangiare.

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