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Quando ho incontrato TGP: Balto

“Abbiamo una gran voglia di tornare sui palchi, finalmente con un primo album intero.”

Intervista a cura di Giorgia Groccia

Al secondo singolo, i romagnoli Balto, ribadiscono che sono tornati e sono qui per restare.

I Balto sono ragazzi seri e impegnati che per studio e lavoro hanno sempre vissuto tra Rimini e Bologna arricchendo il loro bagaglio culturale con un mondo multicolore (ma dalle tonalità principalmente del viola).

Dopo il successo di Quella tua voglia di restare e del video relativo che tra vecchi filmati e nuovi ci racconta uno spaccato di vita di una famiglia, di un figlio e di un padre, i Balto sono pronti per il secondo lavoro Preghiera della sera.

 

 

Un brano targato Schiuma Dischi e Pioggia Rossa Dischi e distribuito da Artist First, così come il precedente, che tra “paesaggi” lunari e speranza ci racconta l’amore con purezza.

 

Di dove siete e quando vi siete conosciuti?

Siamo di Misano Adriatico, in provincia di Rimini. Io (Andrea) e Alberto abbiamo iniziato l’asilo insieme e abbiamo vissuto nello stesso appartamento durante gli anni di università, con Marco invece avevamo una specie di cover band degli Arctic Monkeys e Strokes negli anni delle superiori. Manolo suonava in un’altra band ma ci conoscevamo e stimavamo, ci incontravamo sull’autobus dopo la scuola, ci scambiavamo idee, volevamo iniziare qualcosa insieme.

 

Ci raccontate qualcosa di questo nuovo pezzo?

Preghiera della sera è una canzone d’amore felice, è la prima che ho scritto di questo disco e ci siamo tanto affezionati tutti quanti. Ci sono dentro tante immagini e tanti colori; è una canzone che amo particolarmente perché mi fa sorridere se ho voglia di sorridere, e mi fa piangere se sono malinconico. In ogni caso il messaggio del brano è positivo, un richiamo alle cose semplici, agli abbracci a fine giornata, alla comprensione della bellezza delle parole “sono qui”.

 

Dallo scorso EP a questi lavori avete decisamente cambiato stile e immagine. Questo cambiamento di rotta nei colori e nelle melodie, rispecchia di più la band in generale oppure il sapore estroso e patinato rispecchia principalmente questi nuovi lavori e quello che (ci auguriamo) ne seguirà?  

Nel brano diciamo “siamo il nostro tempo perso” ed è vero a metà; siamo quello che siamo e quello che vogliamo essere. Ci sentiamo perfettamente a nostro agio in questi vestiti che abbiamo voluto e ricercato, ma allo stesso tempo derivano dalla naturalezza delle cose, dal loro mutare che non puoi controllare. Il nostro EP era puro istinto e necessità, eravamo in sala prove a sudare e a doverci liberare delle nostre paure. Con questo primo disco non è cambiato il nostro bisogno di dire qualcosa e la voglia di farlo, ma la forma. Non avevamo più una sala prove, eravamo distanti, tra Bologna e la Francia, e siamo stati costretti a lavorare in un altro modo, più individuale inizialmente, ma che in realtà ci ha fatto scoprire nuove sonorità, ci ha permesso di “indagare” il nostro suono, di studiarlo e di capire davvero chi siamo. E poi nell’estate prima di entrare in studio è stato finalmente bellissimo tornare tutti e quattro sia in sala prove, che in una cameretta per finire la lavorazione del disco insieme. Quindi sì, direi che queste sonorità rispecchiano decisamente quello che siamo e che siamo diventati.

 

Com’è stata l’esperienza del MEI e cosa vi ha lasciato?

È stata un’esperienza formativa nella condivisione dei punti di vista, delle idee; abbiamo conosciuto ad esempio Zibba (cantautore e autore Warner), abbiamo parlato tanto insieme del suo lavoro e di quello che è un autore in Italia oggi, ci ha aperto gli occhi su alcune nostre capacità dal punto di vista della scrittura, o semplicemente la sua naturalezza nello scrivere. È stato figo. Abbiamo avuto l’occasione di suonare al MEI lo scorso ottobre ed è ancora una realtà importante nel panorama indipendente italiano; c’è un sacco di gente che ha voglia di musica dal vivo, di esplorare e conoscere artisti emergenti. Questo ci ha fatto bene.

 

 

Raccontanteci un po’ dei vostri live passati, con chi avete condiviso il palco e in quali occasioni principali avete suonato?

I Balto sono nati ufficialmente nel 2017 anche se questa formazione aveva già suonato tanto dal vivo. Abbiamo portato la nostra musica un po’ dappertutto, dalle pizzerie alle piazze, un’apertura ai Canova, a Piotta, agli Skiantos, abbiamo condiviso il palco con i nostri fratelli maggiori Cara Calma (che sempre ringrazieremo per tutto il rock n roll che ci hanno trasmesso), Atlante, ecc. Abbiamo una gran voglia di tornare sui palchi, finalmente con un primo album intero.

 

Nel testo della canzone dite “Oh mio Dio mi fa paura, tutta questa meraviglia” ed è una frase che potrebbe dire chiunque poiché si ha sempre paura che le cose belle possano finire. È per caso questo il senso della strofa?

Si, la felicità e la bellezza fanno paura per il semplice fatto che possiamo perderle da un momento all’altro; questa incertezza è un po’ il tema cardine di questo nostro momento e di queste canzoni. In “Preghiera Della Sera” però abbiamo cercato di vivere la bellezza fino in fondo, consapevoli della fragilità ma anche della carica esplosiva di un bacio sotto le coperte, di ubriacarsi insieme in appartamento fregandosene del resto del mondo, per cercare di vivere davvero gli istanti, e ricordarseli sul serio. “L’incertezza questa notte ha il sapore di vaniglia”, in uno slancio di ottimismo, vorremmo dirci di viverci i momenti fino in fondo, abbandonando le paure e le paranoie; che però fanno parte di noi. le canzoni alla fine sono un modo per auto-analizzarsi, per provare a crescere, per essere migliori, forse.

 

Qual è stata la cosa positiva che vi portate a casa dopo questi mesi di “ritiro forzato” tra le mura di casa? Ci sono cose che hanno avuto un impatto particolare per la vostra vita ora che abbiamo tutti una ritrovata libertà?

Abbiamo lanciato il primo singolo “Quella Tua Voglia Di Restare” in piena quarantena, e non abbiamo potuto festeggiare un momento così importante insieme, dopo più di due anni di lavoro e sacrificio. Abbiamo ritrovato la bellezza del vivere le cose semplici insieme, e per l’uscita di Preghiera Della Sera abbiamo organizzato una piccola festa in un locale di Riccione in cui andiamo spesso a bere. Sono passati parecchi amici a trovarci e ad essere felici per noi, di questa uscita e di questo nostro momento; e dopo tanto tempo chiusi in casa è stato molto emozionante.

 

Se doveste condividere il palco con qualcuno, un artista qualsiasi, chi scegliereste e perché?

Spariamola grossa; probabilmente i Biffy Clyro. Nel 2013, quando vennero in Italia per il tuor di “Opposite” eravamo andati insieme a sentirli all’Estragon. Noi eravamo ragazzini, non avevamo mai visto fare il rock n roll con quella potenza, un’energia indefinibile. Quel live ce lo portiamo tutti nel cuore, ci ha trasmesso delle emozioni importanti che si sono riversate sul nostro modo di vedere la musica.

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