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Quando ho incontrato TGP: Dianime

“È come ballare sulla tristezza.”

Intervista a cura di Davide Lucarelli

Dianime è una band abruzzese che ha esordito nel 2015 con un EP intitolato Rivoluzione dell’Anima. Dopo un lungo periodo di gavetta che le ha portate a condividere il palco con nomi importanti della musica rock indipendente, quali Lacuna Coil, Marlene Kuntz e Teatro degli Orrori. Tornano in studio nel 2019 con la pubblicazione di due singoli: Risposte, pubblicato lo scorso 31 maggio e Oltre, uscito il 20 settembre.

 

 

Proprio in occasione di quest’ultima uscita abbiamo fatto qualche domanda alla band.

Ciao Dianime! Partendo dall’inizio… Com’è nata l’idea di creare un gruppo tutto al femminile?

Quando Stefania ha deciso di creare questo progetto, non considerava minimamente questo aspetto. Voleva
solamente costruire un progetto che fosse una seconda famiglia, un posto dove rifugiarsi, ascoltarsi e condividere la
stessa passione. Le DIANIME nascono dalla ricerca della profondità e dal bisogno di raccontarla.

 

Le dinamiche all’interno di una band mi incuriosiscono sempre. Come avviene il processo creativo delle vostre canzoni? E come gestite eventuali idee contrastanti?

Spontaneamente, non ha niente di così meccanico o logico. Non abbiamo una modalità standard. Spesso Stefania (chitarrista e compositrice) manda una base strumentale su cui poi costruiamo il resto. Ognuna di noi ha un mondo interiore che viene fuori attraverso una canzone e ogni volta c’è quel pizzico in più, quel qualcosa di diverso che non smette di farci conoscere. Per noi comporre, raccontare, arrangiare un pezzo significa anche interrogarsi e scoprirsi. Raramente abbiamo avuto idee contrastanti e in quelle poche occasioni abbiamo trovato il giusto compromesso.

 

 

“Oltre”, il vostro nuovo singolo ha degli inserti a metà tra il rap e il parlato. È una decisione stilistica che è venuta da sé, o avete deciso di abbracciare anche questo modo di comunicare?

Sara (voce) sentiva l’esigenza di raccontare una storia delicata. Ha scritto il testo dopo aver avuto un incidente piuttosto grave. È stato un periodo di grande fragilità che da una parte l’ha  costretta all’immobilità fisica, mentre dall’altra le ha permesso di ritrovare un dialogo con la propria interiorità. Il modo migliore per noi era dare al pezzo la forma di una confessione, una sorta di preghiera verso la vita. Da qui la formula del parlato.

 

“Oltre” è una parola che invita immediatamente ad allergare i propri orizzonti. Qual è il messaggio che avete voluto inserire in questa canzone?

Il concetto è che non ci sono limiti: la mente può viaggiare oltre ogni confine. Oltre è il grido di chi non ha paura di
pensare, di immaginare tutto quello che è possibile e di riprendere in mano la propria vita.

 

 

Quanto è importante per voi il momento in cui presentate la vostra musica dal vivo? Quali aspetti curate particolarmente nei vostri concerti?

Il nostro obiettivo, chiamiamolo così, è quello di trasmettere ciò che proviamo e il sapore delle nostre emozioni.  Vogliamo che le persone possano esorcizzare con noi le loro paure, i loro silenzi e le loro insoddisfazioni. Per dare una definizione, usiamo una frase che ci hanno detto: “È come ballare sulla tristezza”.

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