“Penso che sia l’ispirazione a trovarti, alla fine di un percorso, di un avvenimento, di una conoscenza.”
Intervista a cura di Davide Lucarelli
Dopo la lunga permanenza nella playlist editoriale di Spotify Scuola Indie con il suo precedente singolo, Palinuro, e dopo le apprezzate performance live al Woodoo Fest 2019 e al Maeeting del Mare dello scorso anno, DiMeglio torna sulle scene con Bugiardo, un nuovo brano, struggente e verace.
““Bugiardo” è un brano che è l’antitesi di sé stesso. Racconta di un ragazzo che si ripromette di cambiare la sua vita, di non dire più bugie, di essere migliore, di non bere, non farsi sottomettere, di essere per una volta quello che vorrebbe diventare, sconfiggere la pigrizia e l’ipocondria, senza continuare ad auto sabotarsi. Sa già, in cuor suo, tuttavia, che si sta mentendo e che è un inguaribile bugiardo. L’unica cosa che gli resta da fare è mettere un filtro alla sua incoscienza ed andare avanti, accettando il suo modo di essere, cercando di trovare una svolta e di non deludere nessun altro, oltre a sé stesso.” dice l’autore a proposito della sua nuova opera.
Abbiamo avuto la possibilità di intervistare DiMeglio. Vi riportiamo qui sotto il nostro scambio di battute.
Ciao Duilio! Partiamo da una domandina un po’ generale. Sei un cantautore; mi incuriosisce sapere quando e come è nata in te la volontà di scrivere canzoni.
Ciao TGP! Allora, mi ricordo che la prima canzone che scrissi fu a 16 anni con il mio migliore amico delle superiori con il quale avevo una band punk rock, stile Blink182. In quel periodo non so esattamente cosa mi spinse a scrivere, volevo solo fare musica mia, inedita. A quei tempi scrivevo in inglese. Poi verso i 18 anni mi sono spinto verso ascolti più italiani e iniziai a scrivere qualche testo in prosa, per una delusione d’amore e mi resi conto che era una cosa mi piaceva molto, mi liberava da quegli stessi pensieri e li imprigionava in un foglio. Per me ora scrivere canzoni è anche soprattutto questo, una sorta di luogo in cui posso sfogare tutto, quasi togliermi un peso di dosso e chiuderlo in un foglio. Un’altra cosa bella è quando poi vai a rileggere le cose che hai scritto negli anni passati e realizzi qualcosa: un cambiamento, una maturità, una vecchia verità.
Quali sono i momenti in cui trovi l’ispirazione per scrivere brani nuovi?
Ma sai, non mi rendo mai conto di quando sia il momento giusto o sbagliato, ma perché in effetti non c’è. L’ispirazione non è una cosa facile da raccontare. Capita che ogni tanto senti qualcosa che ti spinge da dentro a scrivere, a buttare fuori, quasi a spurgare dal tuo corpo come sudore, un’esperienza, una conoscenza, un fatto di vita. Questo è quello che fa ogni artista. È un gesto trascendentale. Gli antichi greci parlavano di “Daimon”, il demone, che non è quella figura demoniaca che noi immaginiamo oggi, ma bensì un essere che si pone a metà tra l’umano e il divino, e la musica e la poesia hanno in sé qualcosa di divino. Quindi in conclusione penso che sia l’ispirazione a trovarti, alla fine di un percorso, di un avvenimento, di una conoscenza.
I testi delle tue canzoni cono sempre autobiografici? O qualche volta canti di temi inventati o riguardanti qualcun altro?
Si io parto sempre da una base autobiografica, che comunque è influenzata da tutto ciò che mi sta intorno e, che può essere anche, che non faccia parte del mio personale. Mi piace raccontare ciò che è la mia vita e la mia visione di essa, i miei drammi e le mie gioie, ma penso sempre molto anche a chi mi sta intorno. Mi premuro di condividere quello che provo e penso, e cercare in qualche modo di farlo indossare a chi mi ascolta. Le cose che invento sono poche ma ci sono, come in ogni racconto.
Dal tuo penultimo singolo, “Palinuro”, hai iniziato un cambiamento, a livello di sonorità, rispetto ai brani usciti in precedenza. Che cosa ti ha spinto a questa nuova linea produttiva che prosegue ora anche con “Bugiardo”?
Penso che sia un normale processo di crescita. Non ritengo di avere un sound al quale sono più legato. Cerco di fare miei diversi stili e mi piace parecchio variare. Questa differenza di sound la coglierete anche più avanti con i prossimi singoli e con il futuro disco. Insomma mi piacciono le chitarre rock anni 70’ tanto quanto i synthoni anni 80’.
Domanda difficile in questo momento. Quanto è importante per te suonare la tua musica dal vivo? Quali sono le tue esibizioni che ricordi più piacevolmente?
Beh suonare la mia musica dal vivo è importantissimo! Mi manca andare sul palco e ricevere quel calcio in pancia di emozioni che ogni volta il pubblico ti da. È una cosa di cui ogni artista non può proprio fare a meno, è il fine ultimo! Spero fortemente che si possa tornare a fare musica fuori dalle nostre case il prima possibile, ne abbiamo bisogno tutti! Le esibizioni che ricordo più piacevolmente sono sicuramente i festival Woodoo Fest e Meeting del Mare che mi hanno dato la possibilità di suonare su palchi mai visti prima e davanti ad un sacco di gente! Ecco, una cosa a cui ho paura ci toccherà rinunciare quest’estate, sono proprio i festival, cuore pulsante della musica live estiva.
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