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Quando ho incontrato TGP: Effaiem

In viaggio alla ricerca dell’amore.

Intervista a cura di Davide Lucarelli

Buenos Aires è il primo singolo di Effaiem, una ballad pop, una canzone d’amore non convenzonale, una canzone in cui si parla, con occhi sognanti, dell’amore ricercato e non di quello vissuto.

 

 

Abbiamo avuto l’occasione di scambiare qualche battuta con lui per conoscerlo meglio.

 

Ciao Effaiem! Iniziamo chiedendoti di raccontarci l’inizio di questo progetto. Quando hai capito che dentro Francesco stava nascendo Effaiem?

Ciao a tutti! Effaiem nasce a fine agosto 2019. Era appena terminata una relazione importante e mi ero trovato in un mare pieno di caos, rabbia, dolore, irrazionalità, confusione, praticamente dentro di me si era rotto il vaso di pandora. Questo mondo che avevo dentro era incontrollabile e dovevo esprimerlo in qualche modo, lì nasce Effaiem, un’altra parte di me molto razionale, lucida, consapevole, capace di riuscire a unire tutte le emozioni e comunicarle nella scrittura.

Da settembre inizio a scrivere tutti i giorni e a fine ottobre nasce “Buenos Aires”.

 

Ci racconti il processo creativo che sta dietro la nascita delle tue canzoni?

Solitamente mi chiudo in camera mia, mi siedo davanti alla tastiera e inizio a suonare completamente a caso qualche melodia. Mentre suono inizio a cantare e quando capisco che la melodia mi piace e che le parole che sto sussurrando hanno una bella armonia inizio a registrare con le note vocali. Altre volte capita che la notte, prima di addormentarmi, prendo il cellulare, scatto una foto al buio che ho intorno e scrivo sopra pensieri, considerazioni, frasi che ho voglia di buttare fuori, una sorta di sfogo per uscire dalla zona grigia e ritrovare il mio equilibrio prima di crollare nel mondo dei sogni. Queste frasi che scrivo la notte, quando trovo un type beat che mi piace, le vado a riprendere e inizio a scrivere strofe partendo da quella considerazioni fatte sere prima.

 

 

Il tuo primo singolo si intitola “Buenos Aires”. Vuoi raccontarci come è nato e qual è il messaggio che vuoi trasmettere?

”Buenos Aires” nasce a fine ottobre. Era un sabato pomeriggio e fuori pioveva forte.

Non potevo muovermi molto perchè ero appena stato operato alla gamba, ma avevo bisogno di suonare e cantare, dovevo dar voce a quello che avevo dentro, così mi sono alzato, sono andato in salone e ho iniziato a dar libero sfogo alle mie emozioni. L’ho scritta in meno di un’ora, un processo creativo veloce senza freni inibitori e quando l’ho finita ho sentito un senso di libertà dentro di me, come se fossi riuscito a liberarmi completamente dalle mie emozioni.

“Buenos Aires” è un viaggio. Prima o poi tutti affrontiamo la fine di una relazione, c’è chi si rialza subito e chi ci mette un po’ di più. La canzone parla delle tre fasi a cui si va incontro: dolore (Singapore), rabbia (New York), consapevolezza (Buenos Aires). Il messaggio che voglio trasmettere in “Buenos Aires” è che ognuno di noi ha bisogno di vivere questo viaggio per arrivare a essere consapevoli degli errori che ha fatto e arrivare ad affrontare la realtà per migliorarsi e diventare una persona migliore. Alla fine del percorso si torna a casa, che in “Buenos Aires” viene rappresentata dalla mia città natale Milano, e qui con la consapevolezza di chi sei diventato ricominci a camminare.

 

Se tu potessi scegliere una città in cui vivere almeno un anno della tua vita, quale sarebbe e perché?

Se potessi scegliere vorrei vivere a Barcellona. Sono stato in questa città meravigliosa qualche anno fa ed è subito stato amore a prima vista. Credo che per la persona che sono sarebbe il mio posto ideale perché si mangia bene, c’è il mare e ha una vita notturna piena di eventi, non mi annoierei mai. Il mare per me è l’ingrediente fondamentale per la pace dei sensi e mi ricordo ancora la sensazione che mi ha lasciato la barceloneta la prima volta che l’ho vista.

 

Domanda conclusiva dedicata alla dimensione live, molto delicata in questo periodo. Quale reputi sia il miglior modo di sopperire ai mancati concerti in questo periodo di clausura forzata? Le dirette sui vari social ti appassionano?

Credo che in questo periodo di chiusura del contatto fisico, della noia, della quarantena forzata, l’apertura del mondo social e della sua comunicazione sia fondamentale per sopperire a questo momento.

Le iniziative che ci sono state in questi giorni mi sono piaciute molto, per esempio molte pagine chiedevano agli artisti di mandargli un pezzo del loro inedito per poi condividerlo sul loro profilo, altre pagine hanno iniziato dei contest, molti producer hanno pubblicato basi in free download per far divertire i cantanti, ci sono state proposte interessanti per rendere meno pesante queste settimane.

Un’altra iniziativa che ha reso più sopportabile questa quarantena sono sicuramente le dirette che mi hanno distratto dalle solite serate netflix o tv, una valida alternativa che mi ha fatto conoscere meglio altri artisti. Credo sia un’immagine molto forte quella di vedere gli artisti suonare mini-concerti in una camera della propria casa in mood acustico, un live molto intimo con un suo perché.

Vorrei ringraziare le pagine e tutti gli artisti che in queste settimane con i loro progetti, con le loro idee, con le dirette hanno reso meno pesante questo momento.

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