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Quando ho incontrato TGP: Frisino

Una splendida polaroid snodata in otto tracce.

Intervista a cura di Giorgia Groccia

Italian Touch è l’essenza di un artista che torna a prender voce e ossigeno dopo un periodo di stop necessario a rammendare le proprie parole e ricucirle insieme. Mai come in questo periodo, mai come oggi, tutti necessitano nuova musica, nuovi stimoli, nuovi sentimenti “per tenere alta la vita”, citando il solo grande maestro Battiato.

Il 2020 segna l’inizio di un nuovo corso per Garrincha Dischi, un ponte tra il suono che negli ultimi anni ha portato alla ribalta la label di stanza a Bologna e una serie di new entry pronte a stupire per la molteplicità di colori e linguaggi musicali associati al potere della parola espresso nelle canzoni.

Frisino, con il suo Italian Touch, ci regala un album fotografico costituito da polaroid che profumano di casa, delle fotografie dettagliate e dal retrogusto antico, dalle sonorità curate, che celano al loro interno la bellezza di Roma e le origini Pugliesi dell’artista. Il titolo si ricollega al sapore romantico e ironico che contraddistingue i testi di Antonio Frisino, snodato in otto brani che nascono disillusione, solitudine, ma anche voglia di primavera e di libertà, nella ferma promessa di tenere fede al proprio gusto, senza abbandonarsi ad alcuna moda fugace.

Manifesto di questa ricerca artistica a tutto tondo è anzitutto l’artwork firmato da Stefano Bazzano, capace di catturare una serie di scatti onirici, in cui Roma si trasforma in un’abbagliante opera metafisica su cui si staglia la figura di Frisino.

 

 

Noi di TGP abbiamo chiacchierato con l’autore di Italian Touch ed eccone il risultato:

 

Il tuo album è un ritratto di Roma e un po’ anche di casa, la tua Puglia. Ci racconti la genesi di “Italian Touch”?

Ciao Giorgia, questo disco e’ nato con calma, tra pomeriggi e mattine passate in studio insieme a Pietro Paroletti che lo ha prodotto, con lui ci siamo capiti al volo e insieme abbiamo portato avanti il lavoro senza fretta.

Casualmente ho iniziato a frequentare Bologna e mi sono preso una cotta per la città, poi durante un Tutto Molto Bello ho conosciuto i ragazzi di Garrincha, ho stretto amicizia con Hyppo Roda che mi ha voluto in squadra e da lì abbiamo iniziato la nostra collaborazione.

 

Cito “ma una città così grande ci stancherà” che rapporto hai con Roma?

In quella canzone (Un Paio di Vans) parlo di un rapporto tra due persone che con una scusa banale alla fine faranno passare i giorni e non si sentiranno più. A Roma ci vivo da qualche anno ormai, ho i miei amici, la mia famiglia certo no ci si vede molto spesso, anche con te per esempio, e’ capitato di incrociarci Spaghetti qualche volta. Roma e’ una città difficile ma sicuramente ammaliante da vivere.

 

Photo Credits: Stefano Bazzano

 

Se dovessi scegliere tre album che ti hanno cambiato la vita quali sceglieresti e perché.

I dischi che mi hanno cambiato la vita sono stati tanti, molti più di tre, ma provo a fare una sintesi

The Doors – The Doors, trepidante tredicenne andai nell’unico negozio di dischi del mio paesino e comprai la cassetta originale, è stato il primo approccio ad una musica diversa da quella a cui ero abituato e mi aprì davvero le porte verso un nuovo mondo.

Paolo Conte – Novecento, mio padre steso sul tappeto con le cuffie al buio ad ascoltare questa voce monocorde. Un giorno mi son detto: devo provare a capire perché gli piace così tanto e da quel momento i ruoli si sono invertiti.

Gianluca Grignani – La Fabbrica di Plastica, era tra i dischi di mia sorella, ne rimasi colpito da subito, per le melodie e per i suoni, aprì una strada quel disco, risentirlo oggi è ancora un colpo al cuore.

 

Il tuo album ha visto la luce del sole in un momento particolare, ricco di contraddizioni e paure. Cosa pensi a riguardo?

Penso che ci troviamo in un momento storico forte, molto particolare, sembra una serie Netflix che esce dagli schermi, però è la realtà ed incredibilmente questo virus e questa quarantena forzata ci stanno facendo riscoprire umani, non più collegati ad uno schermo continuamente ma persone che condividono una casa, che si parlano probabilmente come non succedeva da tempo.

Penso che alla luce di ciò sicuramente la comunità musicale deve essere unita e fanno bene tutti gli eroi che organizzano streaming e dirette, e credo anche che bisogna andare avanti con i dischi e con le uscite. Questo  momento e’ solo una parentesi che dobbiamo vivere con responsabilità, la primavera sta arrivando.

 

Photo Credits: Stefano Bazzano

 

Lo specchio riflesso delle tue parole sono certamente delle polaroid scattate nei meandri della memoria. Quanto tempo fa hai iniziato a scrivere queste canzoni e quali evoluzioni e cambiamenti hanno subito?

Queste canzoni come dicevo anche prima sono nate negli ultimi tempi, quando scrivo una canzone se non è una cagata ho bisogno di registrarla subito e di fermarla in qualche modo, passato quel momento poi ho bisogno di scrivere cose nuove e andare avanti.

 

Qual è il tuo brano prediletto all’interno dell’album, quello che ad oggi ti rispecchia di più?

Sono tutte canzoni che ho scritto io e sono legato a tutte… Se dovessi dirtene una te ne dico due: Mare e Quel Tuo Stupido Profumo.

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