“Un artista non dovrebbe essere spaventato dalla solitudine e dall’introspezione, perché, in teoria, è il terreno fertile per la creatività.”
Intervista a cura di Angela Ieriti
Ganoona è un cantautore e rapper italo-messicano di base a Milano.
Il suo nuovo singolo, uscito lo scorso 21 aprile si intitola Bad Vibes e racconta lo spasmodico desiderio di fuga dai cattivi pensieri generati da una realtà alienante e stereotipata.
Abbiamo avuto l’opportunità di fare qualche chiacchiera al telefono con Ganoona. Ecco qua sotto cosa ci siamo detti.
Partiamo da una domanda base. Ti chiami Gabriel e hai scelto come nome d’arte Ganoona. Innanzitutto si pronuncia Ganoona (come si scrive in italiano) o Ganuna?
Con le due o si leggerebbe Ganuna, ma ero consapevole quando ho scelto il nome che sarebbe potuto avvenire questo fraintendimento.
Come mai hai scelto questo nome d’arte?
Ho scelto questo nome prendendolo in prestito da un libro, che è Amore a Venezia. Morte a Varanasi di Geoff Dyer. Ho scoperto questo libro per caso in una bancarella in riva al mare. Parlava di viaggi. A un certo punto il protagonista arriva in India, a Varanasi. Lì impazzisce e inizia a vedere una sorta di presenza, mezza lontra e mezzo canguro che vede solo lui, che gli fa delle rivelazioni sulla vita e sul mondo. Io ho preso quindi questo nome ovviamente perché mi piaceva e poi perché cerco di fare la stessa cosa con la musica. Cerco ovvero di usare la musica per dire e dirmi le cose che non ho il coraggio di dire nella vita reale.
Quindi Ganoona è proprio un personaggio del libro?
Sì, è un personaggio che [spoiler alert], alla fine, si scopre essere solo nella testa del protagonista, anche se lui lo immagina proprio come una divinità indù esistente. Questa cosa mi aveva colpito molto e poi in quel periodo ero intrippato con le culture orientali…
Ho capito. Invece, andando a curiosare in altre tue interviste, ho scoperto che sei italo-messicano. Da dove viene la tua famiglia esattamente?
Mio padre viene dal nord del Messico, dalla provincia di Chihuahua, dove non c’è nenche un cane Chihuahua, questo è uno dei misteri della vita, come l’insalata russa che russa non è… Scherzi a parte, lui è nato là ed è venuto a vivere in Italia a 25 anni per amore, perché ha conosciuto mia madre a Napoli.
Che bella storia. Nelle tue canzoni, infatti, ho notato la presenza di alcune parole spagnole e questa cosa mi aveva incuriosito.
Volevo poi chederti una cosa riguardo la tua formazione. So che hai studiato canto, ma volevo chiederti se suoni anche qualche strumento.
Sì, il pianoforte.
Te lo chiedevo perché noi due ci siamo conosciuti a una serata di cover all’Ohibò e mi ricordo che avevi portato una canzone di Venerus. Trai ispirazione da questo genere? Da quali cantanti nasce la tua ispirazione?
Bè, oltre a Venerus, io amo molto la black music. Sono cresciuto ascoltando soul, R’n’B, blues, che poi ho approfondito anche studiando. Sono appassionato del genere, dai classici Otis Redding, Etta James, Billie Holiday e quant’altro fino poi alla parte più moderna del genere, che adesso si chiama Alternative R’n’B, quello un po’ sperimentale sia straniero che italiano. Mi piace molto quello che fanno Venerus e Joan Thiele.
E come musica straniera degli ultimi anni?
Mah, di preciso non ti saprei dire, anche perché ultimamente cerco di usare sempre meno references dirette. Ascolto tanta musica latina, R’n’B, ma anche trap-rap. Mi piacciono molto Kendrick Lamar, Ady Suleiman, che è un cantante soul inglese a cui ho avuto il piacere di aprire il concerto all’Ohibò. Lei era stato conosciuto in Italia per il remix di un suo pezzo fatto da Merk & Kremont. Ah! E anche Masego mi piace.
Il 21 aprile è uscito il tuo nuovo singolo “Bad Vibes”. Cosa vuoi trasmettere con questo singolo?
La canzone nasce da un momento, da un’esperienza. Era un periodo in cui mi sentivo particolarmente esasperato da situazioni che mi facevano sentire in gabbia, quindi il messaggio nel noscciolo della canzone è quello di un’esigenza di libertà dalle cattive influenze altrui e proprie, che nascono quando ci rifugiamo nel nostro angolino buio. Questo è quello che mi ha ispirato e che poi ho visto realizzato anche nel video.
Sì, ho visto le interpretazioni di tutti i diversi ballerini, davvero bello.
Ho visto anche che hai fatto diverse collaborazioni con Bianca. Volevo chiederti com’è stato collaborare con un altro artista e se stai pensando di fare nuove collaborazioni con altri artisti.
Il percorso con Bianca è stato molto formativo. Ci siamo conosciuti alla NAM (accademia musicale di Milano) dove studiavamo entrambi. Io venivo dal mondo del rap, lei invece veniva dal mondo delle cover e abbiamo iniziato ad influenzarci a vicenda. Io le chiesi di fare dei cori per un brano che devevo registrare e poi è nata una sorta di fratellanza che abbiamo deciso di celebrare pubblicando un EP in duo come fanno diversi artisti soprattutto all’estero e soprattutto nel mondo del rap. E’ stato, diciamo, un episodio, nel senso che poi ognuno ha preso una strada piuttosto diversa e divergente, però è stata sicuramente un’esperienza che mi porto dietro con gioia.
Hai in progetto l’uscita di un album o un EP dopo “Bad Vibes”?
Sì, tra l’altro ne approfitto per ringraziare Noize Hills Records, che, in un ambiente pieno di insidie, mi hanno fatto trovare un’isola felice con zero competizionee tanto stimolo reciproco. Abbiamo dei piani corposi, anche se al momento siamo in forse su una serie di tempistiche. Ci sono comunque diversi pezi pronti e stiamo lavorando anche in questo momento, quindi ci sarà sicuramente forse un EP e poi un disco, o forse direttamente un disco. E sicuramente uscirà un altro singolo prima dell’estate.
Ultima domanda, ormai standard dato il periodo. Cosa stai facendo in questa quarantena. Hai trovato ispirazione per la scrittura di nuovi testi che parlano del periodo che stiamo passando?
Questa situazione mi ha messo di fronte a una scelta: andare a rotoli o tenersi insieme. Ho optato per la seconda e quindi ho optato per non nascondermi. Un artista non dovrebbe essere spaventato dalla solitudine e dall’introspezione, perché, in teoria, è il terreno fertile per la creatività. Ovviamente bisogna avere qualcosa da dire e avere il coraggio di dirlo. In qualche modo, a giorni alterni, ho trovato ispirazione guardandomi in faccia. Io, poi, prendo ispirazione da quello che vivo sulla mia pelle. Chi prende ispirazione dalla folla, dalla gente, dalle serate, probabilmente sul momento ne soffre di più. Io, invece, sto scrivendo un po’ di pezzi che spero sentirete molto presto.
Grazie davvero e a presto!
Grazie a voi!
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