“Sognare un futuro migliore, dal momento che è sempre stato incerto, narrando la quotidianità di un presente opprimente.”
Intervista a cura di Angela Ieriti
Gionata è un cantautore lucchese, che mette la sua originale visione del mondo in canzoni dalle melodie ammalianti ai confini tra indie rock e pop.
Il suo primo album si intitola L’America (Phonarchia Dischi) ed è da poco uscito il video della title track.
Abbiamo colto questa occasione per fargli qualche domanda riuguardante il suo progetto cantautorale.
Ciao Gionny! Come stai? Raccontaci un po’ come hai iniziato a suonare e come è nato il tuo progetto solista.
Ciao! Tutto bene, grazie, da appassionato di storia sono emozionato se penso al periodo che stiamo vivendo. Sono preoccupato ma allo stesso tempo, considerando che la storia è ciclica, penso che ci aspettino anni stimolanti e di benessere.
È proprio questa sensazione, questo speranza di un futuro migliore, che mi ha spinto a lavorare sul mio primo disco, ‘L’America’, inteso non come luogo geografico ma come concetto.
Un’esigenza troppo grande in cui non mi sono sentito di scendere a compromessi in una dimensione da band, preferendo la strada solista per poter esprimere al meglio quello che sentivo.
Esprimere i propri sentimenti, capirsi, non è sempre facile e probabilmente è questo il motivo che mi ha fatto avvicinare alla musica durante il periodo conseguente alle scuole elementari.
Prima dei 12/13 anni non avevo mai considerato questa strada nemmeno da lontano; poi un giorno, a casa di un amico, vidi una chitarra e si smosse qualcosa dentro di me quando la sentii suonare da suo papà.
L’America è il tuo primo album. Quali sono i tuoi valori che volevi trasmettere al pubblico con questo album?
In primis la speranza.
Sognare un futuro migliore, dal momento che è sempre stato incerto, narrando la quotidianità di un presente opprimente.
Un presente dettato dal passaggio d’età che va dai 25 ai 30 anni, la volontà di cercare la propria “America”, con uno sguardo nostalgico ai tempi andati.
Spoiler: ancora non l’ho trovata, ma ho inquadrato meglio il percorso.
Noi di tuttigiuparterre abbiamo avuto diverse occasioni di sentirti suonare dal vivo. C’è un tuo concerto in particolare che hai nel cuore e qualche aneddoto che vuoi raccontarci?
È vero, l’ultima volta era all’Ostello bello di Milano, poco prima dell’epidemia.
Lo ricordo perché dopo il concerto una signora russa, che parlava malissimo l’inglese, cercava di dirmi che gli era piaciuto tantissimo il concerto e voleva acquistare il cd. Dopo un po’ sono riuscito a spiegargli dov’era il merch e lei s’è comprata tutto: maglia, shopper, calamita e cd.
Mi ha anche offerto da bere e ha lasciato 5€ o 10€ di mancia, non ricordo.
Forse fa ridere solo a me il fatto che una signora russa ha comprato un disco che si chiama “L’America”.
Dicci 3 canzoni di altri cantautori che hanno segnato la tua strada dal punto di vista musicale.
‘Terrapin’, Syd Barrett: è dolcissima e stralunata. Un chitarra&voce psichedelico, dalla melodia al modo in cui suona e dal modo in cui tratta l’amore.
Di Syd Barrett devo citare anche ‘The gnome’, che narra la storia immaginaria di uno gnomo chiamato Grimble Gromble.
‘Nobody’s fault but my own’, Beck: riesce a essere triste e felice allo stesso tempo, è un mantra. Una presa di coscienza di una situazione sgradevole e un conseguente rimprovero dei propri errori.
‘My kind of woman’, Mac deMarco: con questa canzone ho scoperto il cantautore canadese che più mi ha influenzato negli ultimi anni. Ascoltarla è come entrare in una lavatrice alle 4 di pomeriggio e uscirne alle 2 di notte.
Non posso non includere un pezzo di un qualsiasi componente dei Beatles: dico ‘Free as a bird’ di Lennon perché è la prima che mi è venuta in mente, ma sono tutte dei capolavori.
E dopo l’America cosa ci sarà? Stai lavorando a un nuovo lavoro? Puoi anticiparci qualcosa?
Certo, finché rimarrò in vita continuerò a scrivere canzoni e a fare dischi.
Ho già iniziato a lavorare sul secondo album, ma voglio fare le cose con calma, prendendomi tutto il tempo di cui ho bisogno.
Nel breve termine ho in mente alcune cose che pubblicherò tra non molto, una sorta di “ponte” tra ‘L’America’ e quello che verrà.
Ciao a tutt* e ci sentiamo presto!
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