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Quando ho incontrato TGP: PINDAR

L’elettrocantautorato.

Intervista a cura di Giorgia Groccia

PINDAR è il nome del duo musicale costituito dai DJ e producer Mik e Jeff, nato tra Roma e Taranto nel 2019. La musica di PINDAR è caratterizzata da un sound elettronico nel quale si fondono i contenuti classici della canzone italiana; la sintesi è una musica fortemente influenzata da elementi tipici della musica krautrock e techno pop.

Le sonorità ritmiche e robotiche dallo stile volutamente freddo, vicino per certi aspetti all’estetica futurista, si riflettono anche sull’immagine “depersonalizzata” della band, e si sostanzia attraverso l’utilizzo di elementi inanimati (robot–manichini–immagini) che rievocano lo stile di Kraftwerk e Daft Punk.

 

 

Noi di tgp abbiamo incontrato il duo, eccone il risultato:

 

Pindar è un duo elettronico; quali sono i reali retaggi musicali che vi hanno spinto verso questo genere musicale?

Siamo cresciuti ascoltando buona musica, la filosofia del grande maestro Battiato, la voce rassicurante e solenne di De Andrè, la genialità di Lucio Dalla, la grande poesia di Mogol/Battisti hanno caratterizzato la nostra formazione. Queste influenze musicali rintracciabili nelle nostre opere vengono contaminate da un sound elettronico figlio delle sonorità anni ’80 e ’90. La passione per le grandi atmosfere  e l’amore per i sintetizzatori in stile Kraftwerk e Depeche Mode si fondono, dunque, ai contenuti classici della canzone italiana.

 

Se doveste scegliere tre album che vi hanno cambiato la vita quali scegliereste?

Scegliere solo tre album è davvero una scelta difficile. La voce del Padrone di Battiato, la cui copertina può essere individuata nel video del nostro ultimo singolo Grande Freddo, è certamente uno di essi. Battiato è sempre stato un precursore, un genio, per noi è un vero e proprio faro dentro la tempesta.

Un altro LP che ci ha segnato è certamente The Mix dei Kraftwerk, che raccoglie i più grandi successi della band tedesca. I Kraftwerk sono i pionieri della musica elettronica e rappresentano anch’essi un nostro punto di riferimento.

Infine Amen dei Baustelle, uno dei migliori dischi italiani degli ultimi vent’anni, la dimostrazione di come si possa fare musica senza compromessi, ponendo come obiettivo fondamentale il contenuto e la sostanza a dispetto delle mode del momento e delle regole del marcato discografico.

 

 

Come mai avete prediletto un’immagine depersonalizzata?

La scelta è figlia del nostro tempo. Viviamo in un’epoca dominata dall’immagine e dall’apparenza. La maggior parte di noi possiede di fatto due esistenze, una concreta, l’altra virtuale. Siamo amici di tutti pur non conoscendo veramente (quasi) nessuno, e ci nascondiamo tutti dietro uno schermo, quasi fosse una maschera. Nella maggior parte dei casi, fatta eccezione per artisti quali David Bowie, Freddie Mercury e pochi altri,  anche i musicisti seguono un determinato canovaccio indossando la maschera dell’artista, spesso questa maschera viene creata curando i minimi dettaglia stilistici, come in recenti casi apparsi sulle televisioni nazionali.  Noi non facciamo nulla di troppo diverso da quello che fanno tanti altri musicisti, solo che siamo andati oltre abbandonando ogni tipo di apparenza e trasfigurando nel mondo reale la rappresentazione (l’immagine) di due robot dotati di una propria personalità e identità. La scelta di “creare” degli artisti rappresenta l’essenza stessa della nostra idea di arte, l’ibridazione uomo/macchina, che può essere rintracciata anche nel mondo del cinema, l’esempio più emblematico è il cinema di Cronemberg.

 

In che maniera state combattendo l’alienazione da quarantena?

Stiamo “riprogrammando” la nostra tabella di marcia, purtroppo questo periodo difficile ha stravolto i piani di chi, come noi, pianificava il lancio e la promozione di un disco. Ma non ci scoraggiamo e approfittando di questo periodo di quarantena stiamo studiando e provando qualcosa di alternativo qualora questo periodo dovesse malauguratamente proseguire fino al mese di Maggio.

 

Se doveste scegliere un luogo dove suonare e un featuring da fare cosa scegliereste?

Ogni luogo e ogni concerto sono unici e irripetibili, dunque al di là del luogo in cui si suona il valore aggiunto è sempre il pubblico. Potendo scegliere, certamente suoneremmo in un contesto capace di apprezzare al meglio la nostra musica, il palco del Mercato Nuovo da poco inaugurato Taranto, sarebbe perfetto.

Per quanto riguarda un featuring sarebbe bello poterla realizzare con Federico Fiumani, un artista che ha influenzato in maniera importante la nostra formazione musicale. Coniugare il nostro sound elettronico, alla sua chitarra graffiante e alla sua penna cruda e pungente sarebbe certamente qualcosa di molto interessante.

 

Progetti futuri?

È in uscita il nostro secondo singolo Grande Freddo al quale seguirà un terzo pezzo estratto dal nostro primo disco in pubblicazione a Maggio. Subito dopo, se i tempi, come tutti ci auguriamo, lo permetteremo seguirà un piccolo tour regionale in Puglia, diversamente organizzeremo un “tour virtuale” in attesa di poter riprendere le attività live. Nello stesso frangente parteciperemo al Premio Tenco e al premio L’artista che non c’era.

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