“Tutta questa autoanalisi che poi finisce nei miei testi è senza dubbio liberatoria, ma anche molto frustrante.“
Intervista a cura di Davide Lucarelli
Roberto Casanovi è un cantautore vero, uno di quelli che attraverso le sue canzoni non mostra solo la propria arte, ma illustra degli aspetti della sua vita, del suo intimo pensiero.
Il suo nuovo EP si intitola Più della Tua Sola Forma e dopo Maree e Un’Altra Stanza, ci presenta più che un’evoluzione musicale del cantautore, una sua evoluzione personale ed artistica a tutto tondo.
Abbiamo avuto la possibilità di fare qualche domanda a Roberto.
Ciao Roberto! Per iniziare cosa ne dici di raccontarci il tuo progetto cantautorale? Com’è nata in te l’esigenza di scrivere canzoni e come si è poi evoluta nel tempo?
E’ un bisogno comunicativo che in qualche modo è presente da sempre. A volte non lo sento, altre volte è molto forte. Le canzoni sono solo il modo che uso al momento per sfogare questo bisogno. Non so dire se scriverò canzoni per sempre (si parla anche di questo nel disco), ma lo faccio da qualche anno e per ora sembra essere una dimensione in cui mi sento a mio agio.
Sono passati ormai un paio d’anni dalla pubblicazione del tuo scorso EP “Un’Altra Stanza”. Che cosa è cambiato in questo intervallo di tempo? E cosa possiamo sentire di questo cambiamento nel tuo nuovo EP “Più della Tua sola Forma”?
Scrivere Un’Altra Stanza è stata un’esperienza molto intensa nel bene e nel male. Tutta questa autoanalisi che poi finisce nei miei testi è senza dubbio liberatoria ma anche molto frustrante e può essere addirittura dannosa, quando non è dosata correttamente. C’è voluto del tempo prima di trovare di nuovo una motivazione che fosse abbastanza forte da farmi affrontare ancora questo processo e quando l’ho trovata ho semplicemente cercato di esserle fedele.
Il processo di scrittura è stato molto diverso in quanto ho portato avanti tutto il materiale parallelamente anziché concentrarmi su una canzone alla volta come ho sempre fatto. Avevo questo discorso confuso in testa e ho provato a sviscerarlo nelle cinque tracce che compongono il disco.
Starà ad altri giudicare la riuscita di questo lavoro ma con ogni disco mi sembra di riuscire a ridurre un po’ la distanza tra quello che voglio dire e quello che dico e questa per me è la cosa più importante.
In quale modo ognuna delle canzoni dell’EP parla di te e della tua esperienza?
Nel disco si parla del tempo che passa, del corpo, di come certe cose ci definiscono al punto da pensare che siano la nostra natura e che dobbiamo obbedirgli. E sotto questi strati c’è un’altra natura, quella umana, dalla quale davvero non possiamo scappare. Non credo sia importante sottolineare che si parli di me. Più Della Tua Sola Forma sono i miei ragionamenti (giusti o sbagliati che siano) su un’esperienza che tocca tutti.
Ci sono dei cantautori, sia della tradizione italiana, che moderni, che consideri una particolare fonte di ispirazione?
Ascolto tantissima musica e sicuramente ne sono continuamente influenzato ma non saprei dirti se c’è qualcuno in particolare a cui mi sono ispirato. Come dicevo prima cerco di lasciarmi guidare più dal motivo per cui sto scrivendo che da come vorrei che suonasse la canzone. Però sì, c’è e c’è stato un sacco di cantautorato fantastico in Italia! Se ripenso ai mesi in cui scrivevo Più Della Tua Sola Forma, ricordo che ascoltavo di continuo Storia Di Un Impiegato di De Andrè, Aurora de I Cani e Poesia E Civiltà di Giovanni Truppi.
Per un cantautore le esibizioni dal vivo penso siano particolarmente emozionanti, perché spesso sono momenti di intima condivisione delle proprie emozioni e del proprio vissuto. Ci vuoi raccontare come vivi la dimensione live della tua musica?
Mi lamento mentre vado al soundcheck, mi lamento al soundcheck, mi lamento mentre torno a casa ma mentre suono godo e basta. Mi piace l’idea di cantare sul palco cose così personali da essere quasi imbarazzanti per chi ascolta. E’ una sorta di esercizio di apertura mentale sia per me che per il pubblico.
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