Partire o restare?
Intervista a cura di Davide Lucarelli
Occhi d’Oceano è il quarto singolo di Sabia, uscito lo scorso 17 aprile per La Clinica Dischi.
Occhi d’Oceano è un brano in cui la voglia di scappare e di fuggire dallo status quo combatte con la sensazione di protezione e sicurezza data dai luoghi familiari in cui siamo cresciuti.
Abbiamo avuto l’opportunità di scoprire qualcosa in più riguardo Sabia e la sua musica facendogli qualche domanda.
Ciao Sabia! Il tuo progetto parte l’anno scorso con il primo singolo “Effetto Domino”. Ci racconti un po’ come tutto è cominciato?
Ciao! È cominciato grazie alla stima e all’affetto con Milo Manera e Leonardo ELLE Lombardi de La Clinica Dischi, ci conoscevamo grazie alla mia precedente band ed avevo del materiale che volevo proporre come solista, ad entrambi era piaciuto molto e da lì è iniziato tutto.
Sei giunto ormai al quarto singolo. Ci racconti come avviene per te la scelta di quale brano pubblicare e, in particolare, come hai deciso che era giunto il momento di “Occhi d’Oceano”?
È una scelta che facciamo insieme con l’etichetta. Ci lasciamo trasportare dal flusso delle emozioni che la sequenza dei brani crea, poi sia chiaro, in tutto questo nascono anche delle dinamiche determinate dal momento, come in questo ad esempio… Ci sarebbe piaciuto poter veicolare un’atmosfera che travalicasse questo periodo. Fortunatamente c’era il provino di Occhi d’Oceano e ci era sembrato a tutti fin da subito un pezzo forte ma soprattutto perfetto dopo Cattivi Pensieri.
“Occhi d’Oceano” parla della tentazione dell’incognito, del contrasto tra la voglia di fuga dalla quotidianità e la sicurezza che dà la casa e la routine giornaliera. Ci racconti come è nato il brano?
Non mi ricordo cosa stessi facendo ma avevo in testa un arpeggiatore in loop, con un intervallo tonale. Appena tornai a casa misi le mani sulla tastiera per metter giù l’idea e iniziare a improvvisarci sopra con la voce, aggiungendo poi dei beat. Era tutto molto ipnotico ed avevo come la sensazione di trovarmi di fronte all’Oceano. Il testo è venuto di getto, tra le immagini di questo grande mare. La stessa notte avevo registrato il pezzo che poi in studio abbiamo ridefinito nell’insieme.
Questo è un momento difficile e particolare per tutta la scena musicale. Come lo stai vivendo personalmente?
Lo sto vivendo cercando di trasformare questa tensione in energia creativa.
Ora viaggiamo con la fantasia. Immaginiamo che a causa della nuova malattia, ogni musicista abbia la possibilità di tenere un solo ultimo concerto, ma con una possibilità di scelta infinita. Dove sceglieresti di farlo?
Prendi un grande prato vicino al mare, ci godiamo quest’ultimo concerto mentre ricicliamo e compostiamo tutto, alla fine della scaletta bruciamo insieme gli strumenti che incredibilmente sono biodegradabili, quindi enorme falò spento dalla pioggia e ce ne andiamo tutti fradici a fare il bagno.
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