Dopo l’esordio, qualche mese fa, con James Brown, Kashmere torna con un nuovo brano che ha il sapore dello schiaffo morale, della rivincita necessaria a superare il trauma della bugia, il dolore della delusione: “Chi ti crederà più” è il viatico che cercavate per dire addio a tutte quelle persone che, di verità, ne hanno sempre raccontate poche.
Ciao Kashmere, partiamo dalle domandine semplici: come stai, all’alba di questo tuo ritorno?
Ciao Tuttiguparterre! Direi benone, non vedevo l’ora di farvi sentire il prossimo pezzo e finalmente rieccomi qua! Sei tornato con un singolo che sottolinea la tua evidente passione per il funk, dopo che “James Brown”, il tuo brano d’esordio, aveva già fatto capire la tua predilezione per il ritmo…
Ecco, se ti chiedessimo quali sono le qualità che deve avere un tuo brano per convincerti a “pubblicarlo”?
Deve piacermi fin dall’inizio. A partire dal momento in cui, per istinto e ispirazione, butto giù il primissimo provino del brano. Quando a convincermi è già la bozza, inizio subito a pensare alla produzione da poterle cucire addosso, ed è molto facile che questo basti, se tutto va come ho immaginato, per prendere la decisione di pubblicarlo
Ecco, e invece “gli scarti”? Sei uno che scrive tanto e scarta molto, oppure selezioni a tal punto i tuoi “momenti d’ispirazione” da scrivere molto poco, ma tenere poi tutto?
Sono un selezionatore folle. Non faccio in tempo a scrivere qualcosa che sono già lì a modificare e perfezionare i dettagli. Questo mi porta a non scrivere esageratamente, ma ad essere un pignolo fin dal primo istante della scrittura di qualsiasi testo. D’altronde, studio filosofia.. essere pedante (soprattutto con me stesso) è ormai diventata una delle mie caratteristiche principali ahahah
“Chi ti crederà più”, il tuo nuovo singolo, ha coinvolto una squadra niente male di autori e compositori; insomma, sembri uno che in team lavora decisamente a proprio agio! nE’ così? Come si lavora ad un tuo brano?
È proprio così. Per quanto sia fondamentale potermi riservare momenti creativi in solitaria durante la stesura iniziale dei miei brani, poi, quando il lavoro inizia ad ampliarsi, il contributo di ciascuno dei membri del mio team (a partire dai produttori con cui collaboro) è sempre decisivo. È attraverso il confronto con ognuno di essi che riesco a soddisfare davvero le aspettative che avevo immaginato quando il brano incominciava soltanto a prendere forma. Il pezzo, poi, sembra in qualche modo mettere la parola “fine” su una relazione che non ti convinceva più come un tempo…
come si fa, secondo te, ad accorgersi di quando è il momento di “smettere di credere” ad un amore?
Io penso che “credere” sia un concetto molto legato al significato di “fiducia”: quando diciamo di non credere più in qualcuno o qualcosa, solitamente è perché non nutriamo più fiducia nei confronti di chi l’ha tradita. Perciò, se non mi posso fidare, non vedo perché dovrei crederci.
Salutiamoci con un disco: consigliacene uno, che ci andremo ad ascoltare di corsa!
Vi consiglio di ascoltare “Bar Mediterraneo” dei Nu Genea, ma fatelo davvero. Altrimenti: chi vi crederà più?! Ciao Tuttigiuparterre!
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