Fuori da giovedì 27 ottobre 2022 And mist comes again il nuovo singolo della Black Out Band, registrato e prodotto da Christopher Bacco di Studio 2. Con le sue sonorità rock e blues e alcune influenze pop, questo brano ci accompagna in un morbido viaggio introspettivo in cui la nebbia diventa la metafora di una tregua dalle paure e dagli affanni della vita quotidiana.
Ne abbiamo parlato con la band:
Come si svolge una tipica giornata insieme alla Black Out Band?
La Black Out Band rappresenta un po’ la nostra famiglia. Ci conosciamo da quando siamo bambini, per cui trovarci insieme vuol dire condividere molto più della musica. Insieme pranziamo, discutiamo, ascoltiamo musica, suoniamo, perdiamo tempo. La “casa Black Out” è il rifugio dal trambusto e dal resto del mondo. Lì ci isoliamo, ci perdiamo, scriviamo e registriamo.
Quali sono secondo voi i progetti più interessanti dell’attuale scena musicale italiana?
La scena musicale italiana presenta al momento moltissimi progetti validi, soprattutto a livello locale. Qui nel trevigiano nello specifico ci soni musicisti veramente fenomenali che spaziano in tutti i generi, dal cantautorato al rock fino alla techno: penso a Tony Gioia, As We Are, Leo Miglioranza, El Cuento de la Chica y la Tequila, Riff Green, Mala Tempora.
“And Mist Comes Again” è il vostro nuovo singolo. C’è un messaggio in particolare che volete trasmettere con questo brano?
“And Mist Comes Again” nasce durante una giornata di nebbia: “ecco, la nebbia torna di nuovo”. Eppure, per noi quella nebbia fuori dalla finestra, sempre tanto detestata, era diventata improvvisamente la metafora di un dolce silenzio, un segnale di tregua durante un conflitto, un momento di pausa per riflettere su noi stessi. Quella nebbia non doveva più andarsene, doveva rimanere, anche solo un giorno in più, come dice appunto il coro finale, “one more, one more day”. Con questo brano vorremmo trasmettere a chi ci ascolta l’importanza del dedicarsi dei momenti per sé stessi, per fermarsi a pensare. In questo mondo in cui non si fa altro che correre a volte è necessario prendersi una pausa, calare il sipario, o metaforicamente, accogliere la nebbia che copre tutto ciò che è attorno a noi.
Quando avete fondato la vostra band vi siete ispirati alle atmosfere dei The Doors. In che modo vi sentite affini a loro?
Partiamo dalla cosa più evidente: fuori dallo studio di registrazione non abbiamo un bassista. Quando nel 2015 abbiamo fondato la Black Out Band, tutti e tre arrivavamo dallo stesso precedente progetto musicale: avevamo bisogno di qualcosa di nuovo e diverso. Vista la forte intesa che c’era tra noi tre, abbiamo deciso di azzardare con una formazione inusuale e “fuori moda”, scegliendo Giacomo Berlese non solo come tastierista, ma anche come “bassista”, sfruttando la sua tecnica per accompagnarci con delle linee di basso suonate con le tastiere.
Questo tipo di formazione ci ha spinto, soprattutto nel primo periodo, a portare l’essenza del sound dei The Doors all’interno dei nostri arrangiamenti e brani originali, cercando di assimilarlo per poterlo rendere il più personale possibile.
Prossimi progetti?
Abbiamo già altri brani inediti pronti ed altrettanti che devono essere terminati. Progetti futuri saranno di certo una serie di concerti per promuovere il singolo e l’EP per poi spostarsi nuovamente in sala prove, per ricominciare a lavorare a nuovi brani. Stiamo anche valutando l’iscrizione a qualche contest per cercare di misurarci con l’agguerrita concorrenza!
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