di Giorgia Groccia.
foto di Luisa Ricci.
L’1 dicembre 2018 Largo Venue si tinge di bianco e nero, retrogusto anticato, promemoria segnati ed indelebili che scorrono tra le dita, due voci penetranti ed energiche, un solo unico coro unanime accompagnato dal trasporto emotivo sensazionale che solo La Municipàl sa e vuol trasmettere così in profondità. A precedere il duo delle meraviglie ritroviamo il sound ricercato e la folle mente di Gigante che, abilmente, mescola il passato ed il presente in un unico spettacolare calderone che il pubblico accoglie e ama pazzamente.
I fratelli Tundo sono soliti stupire il loro pubblico che, nel tempo, continua esponenzialmente a crescere, con non poco merito da attribuirgli, perché ci si ritrova dinnanzi ad artisti fatti e formati, completi, poli strumentisti con un’abilità di scrittura che lavora per immagini come in un laboratorio fotografico, permettono così di non osservare dei semplici negativi, ma polaroid dettagliate, con particolari vividi: tra mozziconi di sigarette, universitari fuori sede, una Milano dipinta con gli acquerelli e una lettera dalla “provincia leccese”, le vecchie dogane, il mercurio cromo e i mancati Mondiali di quest’anno, i due de La Municipàl dimostrano d’essere contemporanei e al passo con tutto ciò che ci accade attorno, senza quindi rimanere chiusi in un bozzolo autoreferenziale; al tempo stesso riescono a sfiorare delle corde che non esistono, viscerali e sanguigne. Questa musica passionale, schietta, non risparmia una briciola di sé, piuttosto si mette a nudo, e quelle immagini sopracitate divengono una carrellata infinita di ricordi primordiali, l’immaginario di centri sociali e un esercito di giovani rivoluzionari d’altri tempi, contrapposti al moderno lassismo o semplice inettitudine e paralisi del tempo che scorre, nostra modernità.
Il regalo più bello concesso ai fan presenti a Largo Venue giunge proprio dal palco, e consiste in svariate copie del CD, LE NOSTRE GUERRE PERDUTE, con delle T-Shirt della band. Il live apre con brani delicatissimi come VECCHIE DOGANE, ITALIAN POLAROID, uno degli ultimi singoli usciti l’estate scorsa, in contrapposizione a VIA CORAMARI, primo brano uscito in assoluto del duo, “quel brano da cui è partito tutto”. Si prosegue con DISCOGRAFICA MILANO, la quale cita “cosa c’è rimasta a parte l’ansia?”, frase manifesto di una generazione alienata e alienante. Si prosegue con LAMPADINE, e L’UNIVERSITARIA FUORI SEDE, ovvero l’accavallarsi del ritratto di una sofferenza inerme, il dolore della solitudine, una primordiale sensazione di smarrimento, le sigarette e i porno in piena notte, il tradimento, l’essere ex ma non spezzare mai il filo che lega le persone a distanza di chilometri: il flusso di coscienza delle 3 del mattino quando tutto tace e ci sei solo tu, con te stesso ed un ricordo che aggredisce le lenzuola e la mente.
Dopo questo stacco romantico e trascinante si torna a ballare su GEORGE (IL MIO EX PENFRIEND), la malinconica VALENTINA NAPPI, CAVIGLIE STANCHE, LETTERA DALLA PROVINCIA LECCESE, ritratto del sud, i fuori sede che tornano per le vacanze di Natale e per le vacanze estive, i giri in macchina e le universitarie “belle come il sole”, MERCURIO CROMO, e MONDIALI DEL ’18.
In chiusura 30 FEBBRAIO, LE FERIE DI META’ SETTEMBRE, e il bis doveroso di GEORGE (IL MIO EX PENFRIEND), MONDIALI DEL ’18 e VIA CORAMARI.
Carmine e Isabella Tundo sono due voci nuove, fresche e sensazionalmente mescolate l’una all’altra per creare nostalgia e ricordi, ma non solo: il loro pubblico balla tanto, ama tanto, si emoziona; e come dargli torto? La Municipàl è e sarà sempre qualcosa di indefinito che può solo essere amato tanto, in cui tutti rispecchiamo chi siamo, chi vorremmo essere, chi saremo forse, chi saremmo stati in una vita passata.
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