Un’inquietante falena con delle antenne-ovaie è la copertina del nuovo secondo album di Anna Soares, madre della BDSM music, silenziosa e sinuosa regina di tormenti elettronici e tunnel psichedelici senza fine. La Soares che non perde troppo tempo e che a un anno di distanza dal suo debutto con Sacred Erotic, torna con un nuovo tormentato delirio elettronico che più che mai si adatta alle feste di Natale a Milano, quelle silenziose, quelle solitarie, quelle che fanno male e che tengono su Tinder a scrollare per ore. Ascoltare questo disco accende le papille gustative sul retro della nostra lingua, è un deglutire e stare male, è un trip di quelli esistenziali e bellissimi, che alla fine lasciano un ricordo dolce-amaro.
L’elemento sperimentale, sempre presente nell’elettronica di matrice future garage, va ad incontrarsi con un cantautorato che non dimentica di strizzare l’occhio a melodie e vocalità pop. I nove brani di Dionysus vanno quindi a creare un percorso spirituale verso il basso, toccando i luoghi più oscuri dell’esplorazione di sé. Distensioni strumentali come in Anesthetize ci accompagnano ad un rito pagano dai ritmi serrati, al cospetto del dio delle illusioni e di tutte le sue contraddizioni. Anna Soares illumina la stanza più remota di un club ai confini del mondo, il giorno della fine del mondo, e non potrebbe farlo meglio. Questo disco, arrivato così presto e senza il giusto respiro sotto la firma dell’etichetta romana Lost Generation Records, sono i fantasmi di un passato che respirano attraverso le parole, sono tutte le voglie e parafilie che abbiamo sempre tenuto nascoste, e che non possono più tacere.
Sussurri vogliosi compogono le linee melodiche della Soares, che come una sirena dell’Odissea di conquista facilmente. Colonna sonora di un fantascientifico Blade Runner ambientato in Gae Aulenti a Milano: incontri veloci, sguardi veloci, club di alberghi ai pieni più alti di un grattacielo, una band che suona un jazz dell’anno Tremila, l’amore più puro che abbiamo mai provato, improvvisamente ritrovarsi. Non siamo abituati all’elettronica, quella fatta per perdersi, e non c’è spazio per lei nelle playlist Spotify e forse neanche nelle nostre giornate. Ma il nostro consiglio è quello di prendersi una mezzoretta per perdersi qui.
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