TUTTI GIU LE FOU 21.02.19
IL SOLITO DANDY – PIERNIENTE – IN ARTE GIBILTERRA – EDWIGE
Il Pierrot Le Fou è un locale al Pigneto. O meglio, il Pierrot Le Fou è il soggiorno del tuo compagno di banco delle medie che organizzava sempre feste. Solo con una carta da parati più audace. Manca solo il Super Nintendo sulla tv. Arrivi al Pierrot Le Fou e il padrone di casa invece di farti copiare i compiti per il giorno dopo, inizia a farti ubriacare a botte di Martini e Campari. Così, giusto per mantecarti l’anima.
La serata prevede un poker di artisti: Pierniente, In arte Gibilterra, Il solito Dandy (dove “Il solito” non è un mio giudizio sprezzante, ma parte integrante del suo alias) e Edwige. Leggo e rileggo ‘sti nomi proiettati sulla parete e penso ai livelli altissimi a cui sono arrivati i nomi d’arte. Cioè rigà, Pierniente! È l’apoteosi oltre Piersilvio e Pierpiero. D’altro canto siamo sempre la generazione di figli dannati degli anni ’80/’90. Ma anche In arte Gibilterra non è male. Capriole semantiche con la pala.
La serata si scalda proporzionalmente all’aumento di birre e drink ingeriti dalla gente. Edwige e Giorgia Groccia (anche lei in arte Caffelatte) aprono sparando vaccate con l’autotune. Sembra di vedere la Gialappa’s Band mixata da Achille Lauro. Grasse risate. Poi è il momento del Solito Dandy. Improvvisa una canzone con tema scelto dal pubblico. Il popolo, come sempre, dà il peggio di sé ed è indeciso tra Sgarbi e Wanna Marchi. Alla fine passa la mozione Wanna Marchi, e io rimango con la malinconia di una possibile canzone su Sgarbi che non avrò mai. E il Solito Dandy, accompagnato da Simone Guzzino alla chitarra, è parecchio bravo a improvvisare: “Wanna Marchi, coi tuoi capelli rossi e il cuore in galera…”
Stima.
Poi Il Solito Dandy, che per la cronaca indossa una camicia con sopra delle carpe giapponesi gialle, inizia col suo repertorio.
“Ti chiedo scusa se non son cambiato, se non mi sono ancora laureato, se questa notte ero ubriaco cercando te…”
Vabbè dai, non male, ci siam dentro tutti.
Dopo un altro po’ di cazzeggio con Edwige, Caffelatte e Riccardo Magni, arriva il momento del buon Pierniente.
Canta e suona da solo. Sul palco è spontaneo. Colgo frasi come “quando ti guardo nel tuorlo degli occhi” e mi ribalto. Il tuorlo degli occhi. Questa me la riciclo con la prossima che mi voglio limonare.
L’ultimo pezzo che fa, Spinoff, è veramente figo. Aspetto che esca sul web.
Arriva il turno di In arte Gibilterra. Accanto a lui c’è un altro tizio in giacca, cravatta e cappotto. Sembra un suo amico appena uscito da lavoro. Un tipo dall’aria compìta. In arte Gibilterra inizia a cantare e ‘sto tipo rimane lì col microfono a ciondolare. Sembra Mauro Repetto degli 883.
All’improvviso, senza smettere di suonare, in arte Gibilterra lo introduce: è Puccio Carogna.
Puccio Carogna?!
E il tipo tranquillissimo in giacca e cravatta inizia a sparare rime in un freestyle da paura. È bravo tecnicamente e anche divertente. Tra l’altro ha la voce e il modo di porsi uguale a Libero De Rienzo, l’attore di Smetto quando voglio e Santa Maradona.
‘Sto Puccio Carogna è un fottuto genio.
E il locale si ribalta completamente sul suo free style. In arte Gibilterra fa un paio di altri pezzi, di cui uno si chiama Verano Zombie. Titolo che già da solo è un concept per una serie prodotta da Sky.
Comunque nei suoi testi colgo rime come Jimmy Choo, Pikachu, Deliveroo, e rido molto. Poi il colpo di teatro che non ti aspetti: presentano, sempre proiettato sulla parete, il suo nuovo video, Cosmopolitan, che su Youtube non c’è. E dopo 10 secondi si capisce perché non c’è: in una camera dalle luci fluo, che ormai van di moda sempre per la storia dei dannati anni ’80, c’è lui con la telecamera in mano che filma una tipa che gli succhia… cioè che gli dona momenti di gioia. Ma mica è un filmatino amatoriale eh, è una roba fatta bene. Con la fotografia giusta. E poi la scena cambia e fanno anche tutto il resto. Mentre cantano il pezzo. E in sala una ragazza indica l’amica accanto a lei come a dire: guardate che la protagonista è qui ed è lei. Ed è proprio lei! La gente è tra l’attonito e il divertito.
Io rido fortissimo e urlo: “Questo è futurismo!”
O degrado totale. Ancora non l’ho capito.
Mentre tutti ci riprendiamo da ‘sta botta di teatro, arriva Edwige che sul palco zompetta il 45% in più degli altri cantanti. Vittorio Belvisi la accompagna con la chitarra e insieme buttano giù pezzi sul limonare duro e robe del genere. Ma il momento Edwige è anche il momento del “tutti sul palco e volemose bene” tipo finale di Miss Italia. E infatti sul palco ci salgono un po’ tutti, artisti e non, e parte una mega cover di gruppo di Se ci sarai dei Lùnapop.
Infine, giusto per rendere la serata più memorabile, tutti gli artisti sul palco chiudono con una versione disperatamente urlata, improvvisata e bella di Rolls Royce di Achille Lauro.
Sembra il Live Aid in versione carbonara, negroni e md.
Le serate Tutti Giù Parterre sono una mirabile cafonata di gruppo da fare e rifare. Sempre. Ostinatamente.
P.s.
Mentre ci stiamo salutando tutti prima di andare a casa, vado a stringere la mano a Puccio Carogna. Mi racconta che lui davvero era appena uscito da lavoro. E che non faceva un live da tre anni.
- Si però sei bravo vero!
- E lo so, facevo parte del Truceklan
- E perché hai smesso?
- Eh c’ho avuto un po’ di problemi con le guardie…
A guardarlo non lo direi mai e mi metto a ridere.
- No sul serio, nel 2009 so pure finito sui giornali
- Perché?
- Perché stavo ad aprì le auto sul lungo Tevere, poi so’ arivate e’ guardie e per fuggì me so buttato nel Tevere e me lo so fatto a nuoto da riva a riva. In ospedale poi m’hanno detto che ho rischiato la lectospirosi.
- Mi stai a pijà per il culo!
- No guarda: c’ho le foto degli articoli sul mio instagram.
E me le mostra. Ed è tutto vero! Allora lo guardo e glielo dico con tutto il cuore:
- Tu sei leggenda!!!
Ci vediamo al prossimo tutti giù le fou il 26 MARZO 2019
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