Leumann è un progetto di Manuel Parisella che non si pone barriere e limiti di genere musicale. Questa volontà di superare le definizioni lo porta a concepire musica come dei flussi fortemente legati al momento in cui nascono. Caldi synth analogici, fredde elaborazioni digitali, manipolazioni realizzate su nastro magnetico sono la sua cifra stilistica. Il debutto è avvenuto nel 2019 con “Dystopian Land(e)scape”, EP realizzato su un 4 piste a cassetta, pubblicato dalla statunitense Gertrude Tapes. Nel 2021 realizza la colonna sonora del film “Come una vera coppia” di Christian Angeli, vincitore di diversi premi in festival nazionali e internazionali. Dopo due anni di lavoro si appresta a pubblicare il prossimo disco, “Here is not Here”, una passeggiata nel non luogo interiore che è il nido del nostro Io.
Abbiamo colto l’occasione per fare una chiacchierata con l’artista:
Leumann è il tuo nome d’arte. Come l’hai scelto?
Me lo chiedono in tanti e so che può sembrare un po’ criptico. In realtà sono partito anagrammando il mio nome di battesimo (Manuel) e ho aggiunto una ulteriore n per renderlo “tedesco”. Questo per rendere omaggio alla scena elettronica tedesca che mi ha influenzato molto e che ho sempre apprezzato, a partire dalla scuola di Darmstadt, passando per il kraut rock fino ad arrivare alla techno più recente.
Quali sono, secondo te, i progetti più interessanti dell’attuale scena musicale italiana?
Credo che Iosonouncane e la sua etichetta, Tanca Records, siano ad oggi quanto di più interessante ci sia in circolazione in Italia. Riuscire ad unire sperimentazione e melodia, rendendo l’ascolto fruibile a chi non è abituato ad ascoltare un certo tipo di musica, secondo me, è un risultato eccezionale per la scena italiana. Questo non soltanto per la musica in sé ma anche perché apre nuove strade a tanti altri artisti e sdogana la ricerca sonora.
Ci sono degli elementi ricorrenti nei tuoi brani? Quali sono?
In questo lavoro ho scelto di avere a disposizione una palette sonora che pesca direttamente da quelle che sono le influenze che mi hanno segnato maggiormente. La band che mi ha accompagnato durante le registrazioni e che ritroverete live nei prossimi mesi è un trio jazz (batteria, contrabbasso e piano elettrico), con una voce di derivazione decisamente folk, il tutto condito da synth, campioni e loop di nastro. Dal punto di vista più generale ho preferito contrapporre gli elementi più acustici a quelli elettronici con la voce che fa da ponte ai due mondi con diverse stratificazioni elaborate.
C’è un messaggio che vorresti trasmettere con il disco “Here is not here”?
Il messaggio che voglio dare è di tirare fuori quello che avete dentro, condividere (non sui social!) fa stare bene e ci permette di alleggerire il peso delle emozioni. L’epoca che stiamo vivendo ci sta spingendo nella direzione opposta quindi dobbiamo resistere!
Prossimi progetti per il 2024?
Ci sarà una sorpresa a breve che non voglio svelare altrimenti non sarebbe più una sorpresa. Poi, in estate, suoneremo il disco in giro e questa è sicuramente la parte che preferisco perché permette al pubblico di vivere i pezzi in maniera diretta e collettiva, così facendo riusciamo a farci conoscere in un modo diverso, senza uno schermo di mezzo.
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