Esce martedì 11 gennaio 2021 l’album di debutto del progetto solista di Marco Feliciani, Mani, dal titolo Non cresciamo mai. Un’autobiografia musicale senza filtri, una delicatezza immersiva di chi svela completamente il suo mondo in un monolocale, una nuova storia contenuta in una vecchia Moleskine. Non abbiamo saputo resistere e gli abbiamo fatto qualche domanda, ecco com’è andata:
1.In che senso “Non cresciamo mai”?
Perché in fondo non cresciamo mai, o non vogliamo farlo davvero. Abbiamo la speranza di restare per sempre ragazzi spensierati con emozioni estremizzate spinti dal cuore, un po’ come Peter Pan. Con la paura costante di invecchiare, di diventare adulti, consapevoli e categorizzati, racchiusi tra quattro mura di mattoni con usuali problemi per arrivare a fine mese. E ci si dimentica delle cose semplici, delle scintille, dell’amore e la noia non ci sprona più a ricercare la felicità, il senso delle cose, anche se alla fine un senso non c’é. Quindi auguro a tutti di non crescere mai.
2.Cosa ti ha lasciato e ti sta lasciando il periodo del Covid?
Sinceramente non lo so, è passato talmente tanto tempo che è diventata un’abitudine vivere col Covid. Ho un pensiero di malinconia a riguardo, ci ha fatto riflettere molto. Mi piace pensare che tutto questo prima o poi finalmente passerà e ritorneremo a vivere con più spensieratezza, come prima, anche se non ricordo molto come fosse il prima. Di certo la pandemia ha fatto crescere in me la voglia di vita, di libertà, e di essere cosciente del tempo che non deve essere sprecato.
3.“Non cresciamo mai” ne è stato in qualche modo influenzato?
Fortunatamente le registrazioni del disco sono state svolte in un periodo in cui le restrizioni non erano così limitanti da impormi di raggiungere lo studio, ci sono stati solamente dei rallentamenti di alcune settimane dove abbiamo lavorato a distanza.
4.Come descriveresti il tuo monolocale a chi non c’è mai stato?
Luminoso, pieno di finestre aperte, pareti bianche e piante costantemente da annaffiare. Con pochi mobili in legno, tappeti orientali, un divano bordeaux e libri sparsi ancora da leggere. Un piccolo terrazzo, strumenti vaganti, fogli scritti e tazze stracolme di caffè.
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