Esce mercoledì 20 ottobre 2021 E quindi voglio cadere, il nuovo singolo di Marat (il progetto solista della cantautrice romana Marta Lucchesini): un nuovo capitolo, un cambio di percorso che suona come una canzone d’odio, che suona come una canzone d’amore, con la presenza di un ukulele che guida la disillusione di un musicista in Italia nel 2021. Ecco cosa ci ha raccontato!
Esiste ancora una scena romana?
La scena romana è come la parola indie, c’è, si trasforma, sparisce un po’ e si contraddice. Però direi che c’è forte e chiara. Senza polemica però ti dico che è sicuramente molto complesso essere considerati parte della scena romana, non tanto dal punto di vista musicale quanto che non esiste un fare gruppo, aiutarsi e supportarsi. Capiremo che ne abbiamo bisogno forse solo quando il mondo finirà o quando chi sta al top ora si troverà ad avere necessità di un viso amico. Chissà!
In che modo questo nuovo singolo E quindi voglio cadere rappresenta un cambio di percorso per te?
Innanzitutto lo rappresenta da un punto di vista musicale e di suono grazie al prezioso aiuto dei musicisti che hanno lavorato con me (Walter Silvestrelli, Francesco Pafundi, Fabio Sabato) e ai produttori di questo disco (Fabio Rizzo e Donato di Trapani – Indigo Studios). E poi anche dal punto di vista di pensiero, perché non è tutto sempre rose e fiori come pensavo quando ho iniziato a scrivere e suonare live, perché dietro quelli che la gente chiama indipendenti, ci sono quelli davvero indipendenti che vengono schiacciati e spesso esclusi, non sempre per mancanza di talento.
E quindi voglio cadere è una canzone d’amore o una canzone d’odio?
È tutte e due le cose. Amore per la musica, odio per chi la tratta male.
Puó esistere un progetto musicale senza una dimensione live? Com’è andata per te?
Si, secondo me può esistere. Ma deve essere qualcosa di molto legato all’ascolto privato, con un suono curato in funzione di questo.
Io non esisterei come Marat ma nemmeno come musicista se non avessi fatto tipo 120 concerti in vita mia. Le prime canzoni magari esisterebbero lo stesso, ma abbandonate e fini a sè stesse. La musica live è tutta un’altra vita, tutto un altro livello di emozione, empatia o non con gli altri.
Da dove arriva il nome “Marat”?
È l’anagramma del mio nome (Marta) ma è anche uno dei più grandi protagonisti della rivoluzione francese. Mi piaceva tentare di assomigliargli ma allo stesso tempo farla suonare come un’iperbole tipo “ma chi te credi de esse, Marat?”.
Quali sono i tuoi piani per il futuro?
Voglio far ascoltare a tutti i pezzi che abbiamo prodotto e registrato a Palermo e voglio suonare tantissimo tra la primavera e l’estate. Poi vorrei anche trovare qualcuno a cui piaccia il mio progetto e che ci investa soldi e amore, ma questo forse in un’altra vita ahahah
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