LOW LIGHTS, in uscita venerdì 25 febbraio 2022, è il singolo di debutto di MATERIAL FIELDS, il nuovo progetto solista di Lorenzo Pasini che ci presenta la sua nuova creatura: il brano tratta il tema del rapporto con la spiritualità e lo sviluppo personale, della sensazione costante di essere immersi in qualcosa che non si percepisce che un suggerimento. La musica tradisce l’amore per il progressive moderno e song-oriented di Steven Wilson e dei Porcupine Tree, filtrato dalla malinconia del rock anni ’90 e tinto delle atmosfere pop-rock contemporanee. Disponibile dal 25 febbraio sulle principali piattaforme streaming e store online. Ogni percorso, commenta Lorenzo Pasini, necessita di un primo passo, di un’idea che per prima si accende e apre la strada alle successive.
Non abbiamo resistito e ne abbiamo parlato con lui.
1. Perchè “Material Fields”?
Durante una visita al Museo di Arte Contemporanea di Lubiana ho scoperto l’esistenza di un’installazione chiamata Makrolab, oggi non più in funzione. L’installazione consisteva di una struttura mobile e autosufficiente in cui un team di artisti, scienziati e tecnici investigava le caratteristiche “invisibili” dell’ambiente circostante, come ad esempio le onde radio, e le trasformava in documenti, strutture 3D e oggetti, portando questi fenomeni nel mondo che noi consideriamo materiale. Questo concetto mi ha affascinato moltissimo, mi ha affascinato l’idea di essere immersi in un’infinità di campi che ci attraversano, esistono, hanno effetti tangibili e continui sulle nostre vite, ma allo stesso tempo non percepiamo se non attraverso i nostri strumenti e i nostri dispositivi. Material Fields mi è sembrato un bel modo per sintetizzare questa immagine.
2. Material Fields esisterebbe lo stesso se non arrivassimo da due anni di pandemia globale? Che influenza ha avuto il Covid sulla tua ispirazione?
Forse no Material Fields non esisterebbe senza il Covid, questo perché ho effettivamente iniziato a scrivere i pezzi durante il primo lockdown, quando da un giorno all’altro mi sono trovato con un sacco di tempo libero e moltissimi stimoli emotivi da digerire. Nessun testo dell’album parla di Covid, ma è indubbio che alcuni stati d’animo scaturiti da questo periodo siano finiti nelle canzoni, come il senso di isolamento, la perdita della lucidità e la sensazione di sentirsi scivolare via il tempo di dosso.
3. Come hai passato il tempo in più concesso dal Covid?
Oltre a scrivere, registrare e produrre mi sono rimesso a studiare strumento, ho trovato lo spazio per dedicarmi alla pratica di alcune tecniche e metodi che nel periodo precedente avevo dovuto accantonare per mancanza di tempo. Poi ho scoperto un sacco di nuovi giochi da tavolo, ho imparato a fare la pizza in casa e ho guardato tutto Game Of Thrones.
4. Qual è la connessione tra la copertina e il tuo ultimo singolo Low Lights?
La connessione è più emotiva che concettuale in realtà. Durante una passeggiata la mia ragazza ha scattato alcune foto, tra cui questa che mi piacque molto e che abbiamo modificato fino a raggiungere il risultato finale. Volevo che fosse luminosa, ma che risultasse al contempo malinconica, come un ricordo. Avevo in mente una specifica sensazione che volevo suscitare nell’osservatore, quindi abbiamo lavorato insieme con l’obiettivo di riportarla il più possibile nell’immagine.
5. Qual è l’occasione migliore per ascoltare Low Lights?
Su questo forse preferisco non esprimermi. Adoro che la musica possa essere percepita così differentemente da ognuno, ci sono pezzi generalmente considerati felici che io ho sempre considerato tristi e viceversa, quindi vorrei che ognuno possa avere la possibilità di ascoltarla e sentirsi perfettamente nel mood, qualsiasi esso sia.
6. Piani per il futuro?
Ora sto programmando l’uscita del prossimo singolo di Material Fields e dell’album che arriverà in primavera. Mi piacerebbe anche portare questo materiale nei live, ma vorrei farlo nella giusta situazione e creando il giusto spettacolo, quindi per ora vaglio le opzioni e non mi metto fretta.
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