Montegro è Daniele Paolucci, classe ‘96, un giovane artista che ha fatto del suo percorso dalla provincia a Roma
Un percorso di vita e di storie da raccontare, mosso da due grandi passioni: la chitarra e i cantautori. Autore, cantante, polistrumentista. Montegro, dopo i suoi singoli d’esordio ha co-firmato con Max Gazzè “Un’altra adolescenza”, uno dei brani del nuovo disco del cantautore Romano, con il quale ha condiviso concerti e palchi nell’estate del 2021.
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Ciao Montegro, benvenuto su Tuttigiuparterre. Tre aggettivi buoni a dire chi sei, più uno “bonus” per raccontare invece quello che non ti appartiene affatto.
Sono: riflessivo, alcolico, romatico (il giusto) / bonus : non sono ricco
Qual è il primo ricordo che hai di te alla presa con la musica, con il mondo delle sette note?
Il primo ricordo è con una chitarra giocattolo mentre canto Laura non c’è (potrei allegare video testimonianza ma ve la risparmio). Ho cominciato a suonare da piccolissimo e automaticamente i miei ricordi sono legati alla musica da sempre
La scrittura dei tuoi brani unisce fra loro mondi diversi, ma simili e vicini. Penso alla canzone d’autore di Silvestri e Gazzé, il mainstream pop dei primi The Giornalisti, un certo gusto elettronico che guarda oltreoceano. Insomma, quali sono i riferimenti principali della scrittura di Daniele?
Sono cresciuto con il mondo del cantautorato, specie quello della scuola romana, quindi Silvestri/ Fabi / Sinigallia/ Gazzè . Hanno influenzato tantissimo la mia scrittura e il modo di approcciarmi ad essa.
Oggi torni con un singolo che, a modo suo, ripercorre quella scelta di sound “acustica” e minimal che aveva denotato già la precedente uscita. Stai andando nella direzione di un’essenzialità matura e cantautorale oppure è solo uno dei lati di Montegro, che non rinnega certo la “pacca” delle sue produzioni più it-pop?
Dopo diversi tentativi molto costruiti e pensati ho deciso di spogliare totalmente la canzone, non per questioni prettamente musicali, ma perché volevo renderla più diretta ed intima in relazione al messaggio del brano, la sentivo più sincera ed in linea con la scrittura, in ogni caso non è un modo per allontanarmi dal mondo delle produzioni più incisive (che fanno sempre parte della mia formazione musicale) ma più una ricerca attenta e funzionale dell’ambiente ge
Senti, esisterà sicuramente un aneddoto legato alla scrittura di “Quello che non ti ho mai detto”. Ti va di raccontarcelo?
Ho scritto questo brano quasi un anno e mezzo fa, ero proprio sulla Colombo e nel traffico e gli sguardi distratti nei semafori è venuta giù quasi tutta sul momento, avevo la linea melodica del ritornello e in qualche giorno ho chiuso il brano, credo sia stato uno stimolo che abbia letteralmente sprigionato l’esigenza di scrivere in quel momento, è partita da una strada e ci ho messo dentro un po’ tutte le sensazioni che questa città ti mette addosso.
Come si fa, secondo te, ad accettare il dolore della perdita? La scrittura rappresenta per te un farmaco utile a lenire le ferite?
Io credo che i dolori, tutti, per essere accettati debbano essere vissuti e metabolizzati, senza questa dannata fretta che abbiamo di cancellare, o almeno fingere di farlo, sono del parere che il dolore come tutti i sentimenti deve essere maturato con il proprio tempo, sicuramente la scrittura ha un ruolo importante per questo.
Senti, lasciamoci con un consiglio: i tre dischi preferiti di Montegro, quelli senza i quali non saresti ciò che sei.
Ci provo (anche se potrei elencarne tanti, forse troppi)
Dalla – Lucio Dalla
Per Tutti – Riccardo Sinigallia
If you wait- London Grammar
What do you think?