Sign up with your email address to be the first to know about new products, VIP offers, blog features & more.
[mc4wp_form id="4890"]
Zapisz Zapisz

Mox, un disco di sfogo che il pubblico ama | Intervista

– di Davide Lucarelli –

“Pronto?”

“Pronto, ciao Marco! Sono Davide di Tutti Giù Parterre”

“Ah, cavolo, puntualissimo!”

“Benvenuto a Milano, fratello!”, penso io. Mi limito, però, a pronunciare un “Eccerto!” che lascia comunque trasparire il milanese imbruttito che si sta facendo strada in me da qualche tempo.

Così inizia la nostra intervista a Mox, in occasione del suo concerto milanese all’Ohibò.

Ciao Marco! Partiamo da una domanda riguardante la tua storia. E’ uscito il tuo primo album da solista una settimana fa per Maciste Dischi. La tua carriera nella musica è però decisamente più lunga. Ci racconti com’è iniziata e come si è poi evoluta per arrivare al progetto solista Mox?
Ho iniziato la mia carriera con brani originali con i Jonny Blitz. E’ stata una bellissima esperienza e tutti i componenti della band sono rimasti a sostenermi anche in questo percorso da solista nella scrittura e negli arrangiamenti. Siamo rimasti molto uniti dal momento che eravamo amici molto più sotto il palco che sul palco. Mi sono avvicinato in realtà alla musica alle medie. Ho imbracciato la prima chitarra per provare a conquistare una ragazza e poi, invece, mi ha conquistato la chitarra. Tra l’altro do nomi di donna alle chitarre. La mia prima chitarra è stata una classica che ho chiamato Flora. Ormai è “oribbile”, piena di adesivi, praticamente non suona più ed è buona solo per il fuoco, ma ci scrivo ancora tutte le canzoni. La mia primissima band è stata una cover band degli Strokes, ora che ci penso, che è un gruppo a cui mi ispiro moltissimo da sempre. Tornando a tempi più recenti, l’esperienza con i Jonny Blitz è finita principalmente perché volevo testarmi, provare una nuova strada ed impelagarmi in una scrittura più intima, che raccontasse più di me. Per questo ho pensato che fosse giusto intraprendere questo percorso da solo, anche per un discorso di credibilità e di coerenza.

Ph: Chiara Trovatello

L’incontro con Maciste Dischi invece come è avvenuto?
E’ avvenuto molto prima che esistesse Maciste Dischi. Ho conosciuto Antonio Sarubbi (produttore e ideatore di Maciste Dischi [n.d.r.]) su un palco terribile a Viterbo, quando io ancora giravo con i Jonny Blitz e lui con il suo primo progetto musicale che si chiamava “Galleria Margò”. Tra l’altro per raggiungere questo posto avevamo rotto la coppa dell’olio, insomma, una tragedia. Una situazione quasi offensiva per la musica in cui, però, è nato un amore. Antonio ci ha ascoltato per la prima volta ed è rimasto decisamente colpito dalla nostra musica, al punto da dirci a fine serata che lui aveva in mente di aprire un’etichetta discografica e che gli sarebbe piaciuto produrci. Noi ovviamente accettammo, anche perché all’epoca eravamo autoprodotti e completamente allo sbaraglio. Due anni dopo ci ha ricontattati dicendo che l’etichetta l’aveva aperta davvero e quindi noi siamo diventati la prima produzione Maciste Dischi in assoluto. 001 in catalogo.

Qui mi lascio sfuggire un “Bomba!” esclamativo per esprimere il mio entusiasmo riguardo quanto mi stava raccontando. Mox replica: “No, no, Maciste, Maciste Dischi, non Bomba (Dischi [n.d.r.])!”. Diamine, a questo ragazzo piacciono le battute stupide, proprio come a me. Mi ci sto trovando parecchio bene.

L’idea del nome Mox invece da dove viene? Dall’avverbio latino che sta per “presto, subito”, o sono io che sono troppo fissato con queste cose classiche?
Effettivamente viene dal latino, dal periodo della scuola. Diciamo che ho aperto a caso il vocabolario. All’epoca la musica era ancora un hobby, un desiderio. La mia vera passione era il disegno. Io sono anche illustratore su carta. Ho fatto un percorso di studi di grafica anche se ora ho accantonato questo aspetto per dedicarmi più alla musica. Mi diletto spesso a disegnare, all’epoca anche sui muri, ero un po’ un writer. Mi serviva quindi un nick per non finire “al gabbio”. Anche nel mondo del fumetto e del disegno non è usuale firmarsi col vero nome e quindi mi sono scelto questo pseudonimo.

Parliamo ora di “Figurati L’Amore”. Che cosa volevi raccontare in questo disco (anche se un pochino si intuisce)? C’è un messaggio in particolare che volevi trasmettere?
Non volevo raccontare nient’altro che la mia esperienza più recente con questa “cosaccia” che chiamano amore. Non c’è in realtà un particolare messaggio, è più uno sfogo. Sono tutte canzoni scritte più o meno di getto in un periodo particolare della mia vita tra il depresso e l’antisociale. La fine di una relazione molto importante mi ha regalato queste canzoni. Le ho scritte un po’ per togliermi dei sassi dalla scarpa, per esorcizzare un periodo della mia vita, visto che con la musica lo si può fare.

ph: Chiara Trovatello

E come ti è parsa la risposta del pubblico in questa prima settimana di vita dell’album?
Sono arrivati moltissimi feedback positivi. La cosa in realtà mi ha abbastanza sorpreso perché, pur essendo molto fiero del risultato di questo lavoro in cui ho collaborato con bravissimi professionisti, non mi aspettavo tutta questa attenzione. Pare che sia piaciuto tanto quanto è piaciuto a me. La cosa, chiaramente, mi esalta e ringrazierei tutti ad uno ad uno. Davvero però, non mi aspettavo che, trattando argomenti così personali, la gente potesse affezionarsi subito al disco.

Ti chiederei ora qualcosina riguardo il mini tour di presentazione dell’album. Com’è andata la prima data a Roma?
E’ andata davvero benissimo. Non c’era tensione e questa è la cosa che più mi ricordo, che più mi ha sorpreso e che più mi è rimasta. C’era davvero una voglia infinita di suonare queste canzoni live con questa band che abbiamo messo su in un mesetto e mezzo. C’è stato fin da subito un feeling incredibile. Sono tutti musicisti davvero bravissimi, ma non è così scontato che mettendo insieme dei bravi musicisti si crei poi subito un buon feeling, un buon rapporto. In questo caso, invece, è avvenuto subito. E’ stato davvero sorprendente. Siamo in 5, e non in 4, come da idea iniziale, perché ci teniamo tutti che il concerto sia suonato dall’inizio alla fine, senza basi o sequenze, per dare il piacere completo della musica live.

Ultima domanda. Noi siamo una webzine pensata per parterriani, insomma, per gli appassionati di concerti. Ti chiederei dunque qual è l’ultimo concerto a cui sei stato e qual è l’artista che consiglieresti assolutamente di andare a sentire live?
In realtà io partecipo a un sacco di concerti [momento di riflessione…]. L’ultimo a cui sono stato è quello di Giovane Giovane a Le Mura a Roma. Ha molti bei singoli, mi piace come progetto. Buttategli un orecchio perché merita. Sicuramente poi consiglio live Nic Cester & The Milano Elettrica. Tra i concerti visti nell’ultimo anno è quello che mi ha colpito di più. Loro fanno paura, suonano tutto, chiaramente, niente in base. Lui ha una voce che ti fa passare la voglia di cantare. Poi loro sono ipnotici. Hanno un doppio batterista col charleston in comune che è qualcosa di magico.

Grazie mille a Mox per la disponibilità e per la simpatia. Gli auguriamo davvero ogni bene, perché se lo meritano lui e la sua musica!

 

Ph: Chiara Trovatello

No Comments Yet.

What do you think?

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *