MYSS KETA in PAPRIKA, il nuovo album uscito lo scorso 29 Marzo per la Island Records. Leggi la recensione a cura di Marco Improta
Tutti ne parlano.
Tutti la vogliono.
No, non è la pensione parlamentare.
Cioè, si, potrebbe esserlo, ma in questo caso specifico sto parlando di Myss Keta (e si, lo scriverò sempre con la Y e non con ¥ per un motivo molto semplice: è più comodo.)
Chi è Myss Keta?
Myss Keta, descrivendo solo i fatti, è una bionda, abbondante e sexy, che canta sempre col volto coperto da occhiali da sole, veli e altri accessori tipici degli armadietti dei tempi d’oro di Italia1. Insomma Myss Keta è un packaging vistoso.
Di cosa canta?
All’inizio cantava di Milano. O meglio, delle notti di Milano. O meglio ancora, di un certo tipo preciso di notti di Milano. Il primo singolo con cui tutti l’abbiamo conosciuta infatti era Milano, Sushi, Coca. Il cui titolo mi pare abbastanza eloquente per capire il contesto. Intendiamoci, a me le canzoni di Myss Keta non mi sono mai dispiaciute. Anzi. Sono cantabili, hanno il giusto beat, e delle rime così trash da essere geniali, tipo:
Amanda Knox, Amanda Laear
Paolo Fox, Pisapear
Dove storpia il cognome del sindaco di Milano per fare la rima con Lear.
Ripeto: geniale.
Ricapitolando: discoteche, sushi, coca, glamour cafone (grande paradosso della moda di oggi), tatuaggi, instagram e sessualità spinta buttata in faccia a vagonate. Praticamente il manifesto culturale di MTv.
Parliamo del disco nuovo: Paprika. Con la kappa. La cover è rosso fragola con lei, bionda e rossa fuoco, che cavalca una mortadella gigante. Praticamente la locandina di un film di Renato Pozzetto.
E Myss Keta, con la sua bella voce sinuosa, canta cose come Battere il ferro finché è caldo. Poi arriva il singolo che quasi sicuramente avete già ascoltato: Una donna che conta. Il pezzo è di quelli che in discoteca ti scaldano. Lei elenca tutti quelli che si è fatta e quanto sia rimasta in gola a tutti loro.
Femme fatale.
Quindi arriva il rapper cafone di turno (Wayne Santana) a fare il feat:
Sushi e coca
Crack e keta
Penso di essere David Beckham
Divertente. Nient’altro.
Andando avanti col disco, si distingue il jingle di Pazzeska. Le rime son sempre allusive e ben piazzate. I respiri ansimanti non si contano. Le vocali eccessivamente aperte neanche. Altro rapper coatto a fare compagnia (In ‘sto caso è Guè Pequeno). E le altre tracce son tutte più o meno simili a sé stesse:
Beat.
Voce roca e sexy.
Ansimi.
Rime tipo Papi Chulo/Il mio culo
Altri ansimi.
Insufficienza respiratoria.
Asma da telefono hot.
Diciamo che Myss Keta prima era divertente. Ora non si vede più la linea di demarcazione. Insomma ci è o ci fa? O a furia di farci, ci è diventata?! Prima cazzeggiava con quel tipo di Milano. Ora se ne sente la regina. È un po’ come fare satira sui politici e poi diventare uno di loro. Se lo capite, bene. Altrimenti bene uguale. Potete campare sereni lo stesso.
P.s.
Può essere che io mi sbagli. Può essere che già da prima volesse diventare la regina di quel mondo lì. Di quel modo di fare lì. In quel caso complimenti per esserci riuscita. Complimenti per le rime.
Però, vi prego, non fatene il vostro idolo. Meglio: non fatevene proprio di idoli. Oppure fate un po’ come c*** vi pare.
What do you think?