“QUESTA NOTTE“ è il nuovo singolo di neda, con la partecipazione di nebulosa, artista urban rock. Non dormire la notte e passare ore infinite a ripensare al perché certi ricordi fanno fatica ad andare via. Ci si allontana e si ricerca altro, attese che non finiscono, per poi accorgerci che non siamo “le persone giuste al momento giusto”: questo è il tema principale di “QUESTA NOTTE“, nuovo singolo di neda, neo diciottenne emo punk che lascia a questa intensa ballad pop punk il ricordo di una notte dove sensazioni e momenti hanno reso più amaro il ricordo di un sempre più presente distacco. Un brano che ha il sapore di un addio.
Parte di una generazione che ascolta i Nirvana ma non crede nei dischi interi, Neda non ha piani per il futuro, ma noi abbiamo cercato lo stesso di tirargli fuori qualche risposta a riguardo, ed ecco cosa ci ha raccontato.
“Questa notte” racconta di notti insonni e di un addio in particolare. A che periodo della tua vita risale questo pezzo?
Risale ai miei 16 anni, in particolare a una relazione infelice che, vista la mia fragilità di quel periodo, mi ha portato ad autosabotarmi. Per molto tempo sono stato convinto di essere la vittima, solo crescendo ho capito che anche lei avesse le sue buone ragioni per odiarmi. Il brano quindi è un addio a quel senso di inadeguatezza che vivevo, ma raccontato dalla prospettiva del me di quel periodo.
Ti senti mai troppo giovane per la scena musicale indie di questo periodo? C’è qualche nome particolare di cui invidi il percorso? Hai mai valutato la partecipazione ad un talent?
Non vedo l’essere giovane come l’avere qualcosa in meno, non mi sento in difetto, ma nemmeno arrivato. Ogni giorno coltivo la mia passione e l’arricchisco di nuove idee, l’essere giovane mi fa vivere questo processo con la tranquillità di avere tutta la vita davanti.
Ho pensato di fare qualche talent, ma sinceramente non mi ci vedo. L’idea di espormi davanti a così tante persone, senza aver coltivato il mio pubblico poco a poco, mi spaventa. Non nego che in futuro potrei volerci provare, ma serve un piano ben specifico quando calchi quel tipo di palchi.
Come sei entrato in contatto con la cultura e l’estetica emo, che non appartiene alla tua generazione? Rap, urban, trap e emo possono andare d’accordo? Ti sei mai posto domande su come si possa etichettare la tua musica?
È successo tutto per caso: lascio alla mia produttrice molta libertà in quanto sono convinto che la sua figura non sia meno importante della mia e, quando stavamo lavorando ai primi brani, sperimentando un po’, abbiamo tirato fuori questa sorta di emo rap. È stato un caso, ce ne siamo accorti dopo.
Per quanto riguarda l’etichettare la mia musica, devo ammettere che io stesso, alla domanda “Che genere fai?”, do sempre risposte diverse. Alla fine c’è chi mi sente con l’autotune e mi dice subito “È trap” e chi la trap non ce la vede proprio.
Che cos’è Visionnaire? E che consiglio daresti a chi sta facendo fatica a trovare un’etichetta discografica?
Ho firmato con la mia etichetta perché volevo fare il salto di qualità. Siamo una grande famiglia e lavoriamo coesi.
Trovare un’etichetta è importante, ma non è la prima cosa da fare. Serve mentalità, alla fine la scalata in quest’ambito è un continuo presentare nuovi progetti a nuove persone, quindi fare musica indipendente dai mezzi disponibili, è un modo per migliorare e farsi notare sempre di più a poco a poco. Sono rare le grandi occasioni.
A cosa stai lavorando invece adesso? Un disco in arrivo?
Ci sto pensando, non vi dico ancora niente, solo di tenere gli occhi aperti da gennaio. C’è un nuovo neda in arrivo!
What do you think?