Anticipato lo scorso 22 febbraio dal primo singolo Ultima Morta, Oceano Matrimoniale è l’opera prima di Ferdinando Primo “Re dei buoni”. 6 brani che tracciano una geografia delle relazioni ormai perdute e che trasformano radicalmente il cantautore ciociaro, da un anno stabile a Berlino per il completamento del percorso Erasmus. Le influenze musicali non hanno nulla – però – della capitale mittel-Europa del Berghain, in cui Ferdinando impara invece un portoghese fluente e molto più simile alle sue corde che appena possono pizzicano una “marcinha”. La profondità del fado è semmai la nota dominante di un disco composto offline in un periodo precedente al trasferimento in Germania – sui tratti dell’alta velocità Bologna –Roma – in cui internet è solo un miraggio. Voce e chitarra – “Primavera”, che compie oggi 1 anno – e un suono essenziale accompagnano nell’analisi di una distanza emotiva che coinvolge la relazione con l’altro in tutte le sue forme. Il risultato è un’enciclopedia dell’allontanamento che è però riscoperta di se stessi, accresciuti dall’esperienze accumulate.
Ciociaria, Cesena e Berlino. Dove è stato scritto esattamente il disco?
“A Cesena è stato pensato, scritto e odiato dai coinquilini della mia casa di studente nel lontano ottobre 2017. Lo definisco “disco da cameretta” perché è lì che è nato. Solo che mi vergogno un po’ a chiamarlo disco, così come mi vergogno a pensarmi musicista. Nel frattempo, per compensare, mi sono comprato Primavera, la mia prima-vera chitarra acquistata per l’appunto il 21 marzo. Con lei mi sono esibito per la prima volta durante il compleanno di Tutti giù Parterre all’Ostello Bello di Milano. Durante la serata, dopo la quarta pinta a stomaco vuoto – ed io non bevo – ho conosciuto Nic Gyalson della Touch Time Records ed è iniziato tutto, visto che è stato lui a collaborare alla produzione di Oceano Matrimoniale”.
Parliamo del nome del disco: “matrimoniale” lascia intendere un percorso a due, allontanati però da un “oceano”.
“L’idea, a budget zero, è nata in biblioteca, stavo studiando e mi sono disegnato mentre abbracciavo un manichino. Ho scritto un messaggio al mio coinquilino, abbiamo comprato un manichino che poi ho chiamato Gaetano, l’abbiamo caricato sulla bici e siamo andati al mare, Pinarella di Cervia, dove abbiamo scattato della foto con il cellulare. Riflettendo, mi sono reso conto che “Oceano matrimoniale” si riferisce ad una relazione di coppia, ad una diade, ma non ha per forza un’implicazione romantica. Potrebbe essere anche l’oceano che si è creato tra te e chiunque altro e questa è diventata l’immagine centrale del disco: mi sono visto nudo in un letto di lenzuola blu cobalto. Senza un’amicizia o un amore. Io con me stesso”.
Nella copertina abbracci un corpo senza testa, come mai questa scelta?
“È un simbolo e, in quanto tale, ognuno può completarlo con ciò che manca. “Ultima morta” si completa con una fototessera che è la testa della ragazza a cui è dedicata la canzone. Mi sembrava un’intuizione essenziale che in realtà inizialmente non sapevo neanche come gestire.
Il ragionamento allegorico è arrivato dopo, vedendo tutto da lontano sono riuscito a dargli un senso. Anche la decisione di utilizzare una fototessera non si è rivelata casuale: in quel rettangolo di carta sei tu nella tua versione ufficiale, ma ho censurato gli occhi. Sei tu a scegliere che sguardo
rivederci”.
Come si svolge per te il processo creativo?
“Per me è difficilissimo scrivere canzoni perché è un atto di profonda lucidità rispetto ad una determinata situazione scatenante. Devo essere sempre cosciente di ciò che le parole effettivamente significano e di quello che vorrei comunicare agli altri e a me stesso. Mi chiedo sempre: cosa mi farà capire questa canzone di me? In un certo senso ha un fine terapeutico, anche se non è la canzone in sé a riconciliarmi con me stesso ma il cambiamento che in me avviene nel momento in cui processo quei pensieri”.
In quale modo si è creata questa distanza tra te e le persone cui i brani sono rivolti?
“Mi sono dato una risposta ad album finito, dopo aver disposto cronologicamente le canzoni con la mia consapevolezza di persona che ha vissuto ciò che è stato scritto.
Le relazioni seguono una scaletta ben precisa che segue l’evoluzione dell’io narrante: dall’immobilità del primo pezzo alla presa di posizione di Crono. “Ultima morta” è l’unica conversazione in un disco di monologhi: si parte da una discussione con una mia amica che mi fa capire come io stia lentamente morendo e da lì parte il risveglio emotivo, che da una riflessione a due voci diventa una mia riflessione. Non posso rimanere fermo. Oslo è ancora cattività imposta, in cui l’altra persona vuole andare via e io cerco invano di trattenerla. Non sono ancora io a decidere. Poi c’è Oceano Matrimoniale (che avrebbe dovuto chiamarsi Gerusalemme, come il quartiere di Milano, n.d.c.), in cui parto da Bologna e scelgo di inseguire un rapporto. È un momento di speranza con un finale aperto che non dico, ma lascio immaginare”.
Poi Santa Pazienza e Crono. Una climax che porta alla piena coscienza del sé.
“In Santa Pazienza – che all’inizio non doveva far parte del disco – parlo a mia madre dell’università: mi rendo conto che probabilmente non sarà mai il mio mestiere, che forse avrei dovuto fare musica. “Crono” è invece riferita al rapporto con mio padre e appunto al complesso di Crono che ci siamo portati dietro per tanti anni: “è una buona educazione la mortificazione?”. Dopo un lungo processo in cui smetto di considerarlo un ostacolo, prendo la mia assertività. Se “Ultima Morta” è stata scritta da un ragazzo che non sapeva parlare, “Crono” rappresenta l’apice di questo cambiamento in cui capisco che non posso più subire decisioni altrui. Questa canzone è per me la sorella maggiore di “Afasìa”, in cui c’è sempre la descrizione di una relazione tormentata che poi sfocia in un bisogno di libertà che è anche autoaffermazione”.
Due anni di gestazione dell’album, come ti senti emotivamente rispetto a quel periodo?
“Ciò che mi brucia di più non è la relazione persa, ma aver realizzato di essere nel posto sbagliato a fare la cosa sbagliata. L’aspetto che invece mi rende felice oggi è aver avuto il coraggio di proporre il progetto a qualcuno: il passato non si può cambiare, però ora mi sto dando la possibilità di fare la cosa giusta. È una sorta di gesto correttivo rispetto agli errori che ho commesso”.
OCEANO MATRIMONIALE
Tracklist
1. Ultima Morta
2. Oslo
3. Oceano Matrimoniale
4. Crono
5. Santa Pazienza
6. Quattro Aperol
What do you think?