Pietro “Pedar” Annibale è un giovane, ma non per questo inesperto, cantautore indipendente napoletano. Da oltre quattro anni si esibisce a Napoli e provincia affiancando artisti importanti della scena partenopea, come i Foja, i TheRivati, Lelio Morra e Gnut. Dalla collaborazione con Massimo De Vita, voce e polistrumentista dei Blindur, nasce il suo primo singolo in studio “Me dicive I love you”. Quest’ultimo costituisce anche una delle cinque tracce che compongono il suo Ep d’esordio “Ammescafrancesca”, pubblicato e presentato dal vivo il prossimo 25 gennaio al “Kestè” di piazzetta Orientale (Napoli). Noi di Tuttigiùparterre abbiamo avuto il piacere di incontrarlo e scambiare quattro chiacchiere con lui:
Ciao Pietro, come stai? Prima di tutto, raccontaci un po’ di te ed in che modo ti sei avvicinato alla musica.
Ti ringrazio per la domanda sul mio stato di salute, comunque sto meglio rispetto a stamattina…la pioggia di ieri s’è fatta sentire sul mio corpo di quasi 28enne. Sono uno studente della specialistica di filologia moderna e dovrei terminare gli studi entro l’anno, ma il punto interrogativo in questi casi è d’obbligo. Al contempo sono anche un istruttore di calcio e da 2-3 anni a questa parte la musica occupa una buona fetta delle mie giornate, anche se è sempre stata parte integrante delle mie giornate, prima da fruitore seriale e poi da musicista. Il mio è stato un avvicinamento troppo lento rispetto a quello che avrei voluto: sin da piccolo avevo il desiderio di suonare la chitarra, ma ho dovuto aspettare il primo anno di scuole medie, quando mi annoiavo a suonare il flauto e chiesi al professore se era possibile suonare la chitarra. I primi passi li feci proprio a scuola e poi da allora, a parte qualche brevissimi parentesi di lezioni private da alcuni maestri, ho continuato a suonare sempre da autodidatta.
Nelle tue canzoni c’è un’ “Ammescafrancesca” di generi, dal blues al funky e al folk. Quali sono le tue principali influenze musicali?
Come già ti ho accennato, ho sempre ascoltato musica sin da piccolo, mio padre è un appassionato, a casa ci sono più di 1500 cd e ho sempre avuto la musica a portata di mano. Le prime canzoni di cui ho ricordo sono ovviamente quelle di Pino Daniele. Però se devo pensare a un cd che mi ha segnato, quello è sicuramente “Unplugged” di Eric Clapton, completamente acustico: la sua chitarra è ovviamente una delle cose più belle al mondo…come dicono in America, per me Clapton is God! Le influenze sono varie perché ho sempre ascoltato diversi generi, da quella classica a quella etnica, passando per il blues ed il jazz. Poi c’è stato un periodo, tra i 19 e i 23 anni, in cui mi sono avvicinato al funk siccome suonavo in una band che faceva quel tipo di musica, quindi Earth Wind and Fire, Blues Brothers, fino ad arrivare a Bruno Mars.
Oltre ad essere cantautore, suoni anche la chitarra egregiamente. Qual è il chitarrista che più di tutti ti ha spinto ad imparare a suonare questo strumento?
Come si definiva Pino Daniele, sono un chitarrista che canta, infatti ho iniziato a cantare solo con l’inizio di questo progetto, soltanto nel 2012 ho scoperto di poter accompagnarmi con la voce. Ho sempre ascoltato grandi chitarristi, oltre ai già citati Pino Daniele ed Eric Clapton, anche John Mayer…Forse, però, quello che ha rappresentato la svolta è stato Alex Britti: ho un ricordo vivissimo di quando nel 1998 uscì la sua “Solo una volta (o tutta la vita)”, avevo 8 anni ed iniziavo a capirci qualcosa in più. Credo sia stato quello il momento in cui ho promesso a me stesso che avrei imparato a suonare la chitarra.
Parliamo del tuo Ep d’esordio “Ammescafrancesca”: svelaci la data d’uscita e in quale occasione lo presenterai dal vivo al pubblico.
Allora, l’uscita dell’Ep è prevista per giovedì 25 gennaio e in quello stesso giorno, o meglio sera, lo presenterò al Kestè di piazzetta Orientale a Napoli. In questo Ep ho scelto cinque canzoni piuttosto datate, infatti alcune le ho scritte nel 2012 e nel 2013, mentre la più recente è “Me dicive I love you”, che ho registrato in studio nel 2015. Quindi con questo Ep ho voluto cercare di chiudere una parte di questo percorso. Nel corso della presentazione eseguirò chiaramente questi cinque pezzi, ma farò ascoltare anche qualche altro mio brano o magari pure alcune cover.
E’ corretto affermare che l’amore, inteso in tutte le sue sfaccettature, è il filo conduttore che unisce le cinque tracce del tuo lavoro?
Confermo: effettivamente l’amore è il tema centrale di queste cinque canzoni e non solo, ma anche di altri brani che ho scritto. In particolare in questo Ep ci sono cinque brani che trattano le diverse fasi dell’amore: “Sulo a me” parla del feeling con una ragazza, la quale però è già fidanzata; “Ammescafrancesca”, invece, ha come tema l’amore sociale; “Vulesse putesse facesse” prova a spiegare come esaudire tutti i desideri del proprio partner; infine ci sono“Me dicive I love you” e “Te vulevo dà” che sono tecnicamente le canzoni più tristi, poiché trattano due abbandoni, ma anche le più ritmate del disco. Quindi sì, l’amore è il filo conduttore, d’altro canto affermava Tasso: “Perduto è tutto il tempo che in amor non si spende”.
Le tue canzoni hanno un destinatario comune, cioè sono dedicate a qualcuno in particolare? C’è un pezzo al quale sei maggiormente affezionato oppure i figli sono tutti piezz ‘e core?
In realtà no perché in alcune canzoni sono io il protagonista, mentre in altre ho preso spunto da storie di persone che conosco. Devo ammettere che quando scrivo ci impiego molto tempo, per cui quando decido che una canzone possa far parte della scaletta di un live, arrivo alla conclusione che forse questa può funzionare. Quindi potrei dire i figli so piezz ‘e core, anche se ultimamente mi sta dando tanti sorrisi “Putesse vulesse facesse”, con la speranza che il pubblico canti il ritornello nei live…
Il tuo primo singolo “Me dicive I love you” è nato dalla collaborazione con Massimo De Vita dei Blindur. Com’è nato questo sodalizio artistico?
“Me dicive I love you” è stato il primo pezzo che ho inciso in studio e ne ho affidato la produzione a Massimo nel suo studio di Cardito (Napoli), siccome ho molta stima e fiducia in lui. Il suo socio Michelangelo, ovvero l’altro polistrumentista dei Blindur, frequentava la mia stessa scuola media e già suonava benissimo la chitarra: è stato un altro personaggio che mi ha indirizzato su questa strada. Conoscendo lui, 6-7 anni fa ho avuto modo di conoscere Massimo, ne è nata una bella amicizia e li ho anche accompagnati in alcuni loro concerti. Quindi per la registrazione del singolo in questione, cosi come per tutto l’Ep, ho pensato subito a lui, essendo un guru della musica con una vastissima cultura in merito.
Hai condiviso spesso il palco con grandi nomi, i Foja, i TheRivati, Lelio Morra e Gnut. Cosa ne pensi della primavera musicale che sta attualmente attraversando la scena napoletana?
A Napoli dopo lo scioglimento dei 99 Posse e dei 24 Grana c’è stato un periodo abbastanza buio, caratterizzato da una bassissima espressione musicale e più che altro da meteore. Invece, da 5-6 anni a questa parte, a partire dal boom dei Foja e di Tommaso Primo c’è stata una bella rinascita, ma credo bisognerebbe creare ancora più consolidamento tra gli artisti già affermati e quelli meno conosciuti, affinché questi ultimi possano tentare di esprimere le loro qualità: non parlo per me, ma conosco molti artisti che meriterebbero davvero di avere più visibilità.
Credi che questo Ep possa rappresentare un bel trampolino di lancio per la tua carriera e che possa farti giocare un ruolo importante all’interno del panorama musicale partenopeo?
Lo spero tanto e ci credo: bisogna sempre crederci perché, per quanto mi riguarda, fare una cosa tanto per significa solo perdere tempo. La speranza è quella di guadagnarmi neanche uno spazio, a me basta un angolino. Certo, so che non è facile, ma specialmente in questo periodo sarebbe molto piacevole occupare anche soltanto un piccolo ruolo in questo panorama.
Grazie Pietro per la piacevole chiacchierata ed un grosso in bocca al lupo per il tuo primo Ep. Appuntamento al 25 gennaio al Kestè.
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