Raesta torna a sorprenderci con il suo nuovo singolo “Pop Corn”, un brano che nasce da un arpeggio di chitarra custodito per anni, in attesa delle parole giuste per trasformarlo in una canzone intensa e significativa. In questa intervista l’artista ci racconta il processo creativo dietro il pezzo, le emozioni che lo hanno ispirato e le scelte stilistiche del video che accompagna il brano.
Il cuore di “Pop Corn” risiede nella sua riflessione sulle dinamiche di coppia, sulle fasi di instabilità e incertezza che spesso caratterizzano le relazioni. Raesta spiega come il testo prenda spunto da esperienze personali e da storie di amici, contrapponendo immagini di un amore tossico e agonizzante a quelle di un rapporto più maturo e sano. Una delle frasi chiave del brano sottolinea proprio questa consapevolezza: l’amore da solo non basta a contrastare un ritmo isterico, e a volte è necessario fermarsi e interrogarsi sulla propria felicità.
Il video di “Pop Corn” rispecchia fedelmente l’essenza della canzone: intimo, autentico e volutamente poco prodotto. Con l’inizio del nuovo anno, l’artista ha già in programma diverse date live, tra cui il recente concerto a “L’Asino che Vola” e due date acustiche previste a Milano e Terni. Inoltre, è in piena lavorazione sul nuovo album, atteso per maggio, che promette di consolidare ulteriormente il suo percorso musicale.
Scopriamo insieme a Raesta i dettagli di “Pop Corn” e i suoi progetti futuri in questa intervista.
Ciao Raesta, ci racconti come nasce “Pop Corn”?
Pop corn nasce da un arpeggio di chitarra che custodivo da un po’ di anni. Ho aspettato di scrivere la cosa giusta per quella musica. Dopo aver parlato con due cari amici dei problemi di coppia ho sentito la voglia di imprimere quel senso di ingenuità, di instabilità che caratterizza alcune fasi delle relazioni di coppia quando le cose non si mettono benissimo ma non si ha ancora la voglia e la forza di vederlo.
Hai scritto il brano pensando a un’esperienza personale?
Nel testo ci sono diverse suggestioni, ci sono amori presenti, quelli appunto di queste persone care con cui mi sono relazionato, il mio rapporto di coppia di oggi e suggestioni che vengono dal passato. Diciamo che in questo caso si contrappongono immagini di amore tossico e agonizzante contrapposte ad immagini di un amore maturo e più sano.
Qual è la frase del testo che racchiude meglio l’essenza del brano?
La parte in cui dico che con l’amore non sempre si può contrastare un ritmo isterico. Il momento in cui si prende coscienza del fatto che bisogna volersi bene prima di tutto. E che se un rapporto coi suoi alti e bassi ci impegna troppo, ci lascia incapaci di alzare la testa verso altri bisogni probabilmente non ci fa bene e quindi è giusto metterlo in discussione
Come mai un video così intimo?
Il video è stato pensato in linea con il brano, volutamente poco prodotto. La canzone è stata registrata nel salotto di casa, col mio pc, e la chitarra classica. Il solo di steel guitar in realtà è fatta con un mazzo di chiavi sulle corde credo. Il video doveva essere in accordo a quell’atmosfera ed in più è un omaggio a Bon Iver e King Krule che sono due artisti che amo molto.
Quali sono i tuoi programmi per questo inizio d’anno?
Dopo il concerto al L’Asino che vola, che è stato davvero bello e ha sancito l’ingresso in band di Marco Savastano alle tastiere assieme agli ormai storici Francesco Argentati (Algot, Hiverne) al basso, Joshua Frau (Perquisa Trio) alla batteria e Federico Bruzzaniti (Desert Kosmo, Murosuono, Krovi) alla chitarra. Sono anche in attesa di fare qualche data a febbraio: sarò in acustico a Milano il 18 al Detune e il 20 a Terni. E ovviamente sono alle prese del nuovo album previsto per maggio se tutto va bene.
What do you think?