Rêve-olutiòn! è un concerto.
Anzi no, è uno spettacolo.
Anzi no, è una performance.
Probabilmente è tutte queste cose insieme.
È una festa politica, una performance musicale all’insegna del gioco e del sogno come atto liberatorio e rivoluzionario. La voce e lo sguardo saranno quelli di una creatura un po’ bimba e un po’ selvatica, che muove i suoi primi passi nel mondo: Navëe. Il suo viaggio incontra diversi pianeti: dalla costellazione dei canti partigiani e delle testimonianze politiche, fino all’universo pop di icone come Britney Spears e Billie Eilish. Un ritorno a Quando c’era il nulla, come il moto rivoluzionario di un astro al suo punto d’origine, a quando tutto doveva ancora essere e diventare, un viaggio a ritroso nell’universo parallelo dell’infanzia in cui tutto è presente e il tempo non esiste.
La performance segue una logica anti-narrativa, un principio di libera associazione di immagini, come fosse una playlist psichedelica di ricordi, di sogni; un flusso di coscienza di canzoni. Navëe, compie un viaggio musicale attraverso le lingue e il tempo: italiano francese inglese e dialetto milanese, ninna nanne e grida, canti partigiani e onomatopee. Seguendo traiettorie punk a ritroso nell’universo parallelo della libertà dell’infanzia, in cui tutto è presente e il tempo non esiste, il concetto di tempo diventa vissuto personale, memoria storica, il ritmo di una danza rituale. Il tempo fa tutt’uno con lo spazio, con le persone presenti. È un tempo per stare insieme. La libertà bambina come pretesto surreale di liberazione personale, come sguardo alternativo sul mondo e messa in ridicolo anche di alcuni dei nostri retaggi storico- culturali, che germinano nella violenza. Un flusso di coscienza di una donna, che vuole narrare e raccontarsi in maniera poco acculturata ma molto radicale!
“RÊVE-OLUTIÒN!” sarà in scena al Campo Teatrale di Milano venerdì 24 gennaio.
Abbiamo chiesto a Camilla di parlarcene più nel dettaglio:
Navëe e Camilla Violante Scheller: due identità diverse nello stesso corpo. Com’è questa convivenza?
La convivenza ufficiale è abbastanza recente.
Anche se Navëe probabilmente c’è sempre stata: deriva dal mio secondo nome Naveena, che viene dell’Asia meridionale comunemente diffuso in lingue come il Tamil e l’Hindi, che significa ‘novella’ o ‘nuovo’. Infatti, corrisponde ad una parte rinata e rinnovata di me, che è uscita fuori in un momento di profonda confusione artistica e alla quale credo farò appello ogni volta in cui mi sentirò persa, come energia creativa coraggiosa e istintiva. Camilla è un po’ più spaventata, di solito.
Hai voglia di raccontarci come è stata concepita la tua performance “Rêve-olutiòn!”?
È stata concepita piano piano: ancora prima che il mio EP d’esordio “io rêve/tu rave!” fosse ultimato, ho fatto una performance musicale notturna a un festival in Emilia-Romagna coi brani ancora inediti. Di lì ho realizzato che volevo che la resa live del mio progetto avesse un aspetto più teatrale, che è il mondo da cui vengo e che vive in me in maniera molto radicata. Anche Gianluca Agostini, sound desginer e compositore, che sarà in scena con me e che ha prodotto l’EP, viene dal teatro: il nostro modo di vedere e concepire il live è altamente influenzato da questa forma d’espressione e credo che questa caratteristica apporti uno sguardo diverso e originale, a cavallo di due mondi. Ecco che ai cinque brani dell’EP, in scena, ho voluto aggiungere altri inediti, spesso riguardanti temi politico-sociali in un viaggio tra personale e collettivo.
Qual è il filo conduttore dei brani che compongono questo concerto-spettacolo?
Il filo conduttore è un principio di associazioni sonore e tematiche.
Un brano si sussegue all’altro o per somiglianza o per contrapposizione, in maniera anti-narrativa, come fosse una playlist un po’ psichedelica.
In apertura la registrazione dei ricordi di una bambina, la cui energia incantata e dissacrante è protagonista di questo viaggio musicale, energia che accompagnerà lo spettatore in un percorso a ritroso, come il moto rivoluzionario al suo punto d’origine, a Quando c’era il nulla o non c’era proprio nulla!?
C’è un messaggio che vorresti trasmettere con la tua arte? Che cosa ti auguri di lasciare al pubblico una volta che sarà tornato a casa?
In questo progetto specifico mi auguro di comunicare quanto sia importante, almeno per me, riappropriarsi di una forza bambina per dire liberi quello che si pensa, mettere in discussione i retaggi storico-culturali violenti da cui proveniamo, come ad esempio il fascismo.
Alla tossicità malsana della violenza, contrapporre un’energia radicale e radicata.
Alla rigidità dell’ideologia e l’incomunicabilità, opporsi con l’amore come strumento di lotta!
Ammetto che queste sono comunque le mie urgenze. In una struttura del genere, lo spettatore sarà libero di assorbire quello che più lo colpisce.
C’è qualche altro progetto che vorresti portare in scena prossimamente?
A metà dicembre ho debuttato con un progetto in solo –UMAN3 (una performance per fare cose e vedere gente!) a Zona Indipendente Artistica.
È un lavoro più riflessivo ed esistenziale di RÊVE-OLUTIÒN!, a tratti più cupo, quindi speculare. Presenta diversi inediti che credo e spero confluiranno nel mio prossimo disco.
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