DEL PIERO è il nuovo singolo di SAMI RIVER, moniker dietro il quale si cela il giovane cantautore Pietro Gregori, in uscita venerdì 15 luglio e in licenza Believe Digital. SAMI RIVER riprende le redini del suo Alt Pop e ci presenta un brano dalle chiare influenze nineties con echi di indie rock anglosassone, sublimato da una scrittura immediata e diretta. Con DEL PIERO veniamo scaraventati nel mondo interiore di SAMI RIVER. È un grido soffocato tra le aspettative e la velocità del nuovo mondo; è la sensazione di inadeguatezza generazionale che rimbalza sulle innaturali perfezioni dell’era digitale. SAMI RIVER dimostra di saper scrivere canzoni pop attuali e mai banali, di certo tra le penne più interessanti della nuova wave cantautorale.
“Del Piero non parla di calcio.
Il tentativo di emulazione fallimentare e il senso di inadeguatezza, racchiusi all’interno di una ballad dalle sonorità pop-rock anni ’90, sono i punti cardine della narrazione, attraverso la quale volevo raccontare il rifiuto e, al tempo stesso, la presa di coscienza nei confronti di un mondo che forse non mi è mai appartenuto.”Sami River
Ed ecco cosa ci ha raccontato!
- Quali sono gli elementi che rendono unico un brano di Sami River?
Diciamo che non c’è una formula vera e propria, sicuramente ho un occhio di riguardo per la ricerca delle linee melodiche che mi caratterizzano, almeno in parte. Allo stesso tempo nel tempo credo di aver sviluppato una mia cifra stilistica a livello autorale. Cerco sempre di trovare una strada semplice e “potabile” per esprimere un concetto e successivamente di inserire degli elementi di rottura dissonanti, sul piano testuale. Mi piace evocare delle immagini, che non per tutti dignificano la stessa cosa. Credo che il ruolo dell’autore o dello scrittore in generale debba essere quello, fare il 50% e lasciare spazio all’immaginazione. - Quale fascino esercitano gli anni Novanta su di te? E perché, secondo te?
Da sempre, i miei amici e la mia famiglia mi appellano come “quello nostalgico con la testa fra le nuvole” e credo abbiano ragione. Ho cercato la mia dimensione per anni, nella vita come nella musica, e credo che quegli anni avessero tutto ciò a cui un artista può ambire. C’era il sogno, una parvenza di prospettiva futura e parecchie contaminazioni. Per quanto riguarda la musica penso al rock, come al rap e all’elettronica, e credo sia stato un periodo florido per qualsiasi genere musicale. Di quegli anni mi porto dietro l’inconsapevolezza e la spontaneità nel creare qualcosa da zero, sebbene non li abbia vissuti in prima persona. Mio padre mi raccontava qualche tempo fa, che quando in televisione passava una pubblicità (di cui non ho ricordi) che aveva come sottofondo “You get what you give” dei New Radicals, smettevo di fare quello che stavo facendo e fissavo lo schermo quasi ipnotizzato. Avevo due anni mi pare. Non saprei, credo che a livello di inconscio ricolleghi quel periodo storico ad un momento di felicità. - “Del Piero” è il tuo nuovo singolo. Ti ricordi il periodo in cui l’hai scritto? Ti senti ancora così, con quel senso di inadeguatezza che descrivi?
L’ho scritto in un momento di piena consapevolezza, dopo la fine storia che mi teneva probabilmente troppo legato al passato, ma nel modo sbagliato e avevo bisogno di togliermi qualche sassolino dalla scarpa. Credo di aver fatto dei passi in avanti, ma in quel momento non accettavo il fatto che qualcuno mi dicesse come avrei dovuto essere o comportarmi in relazione a qualcosa o qualcuno, sulla base di un opinione personale. Ho commesso l’errore di plasmarmi a seconda della situazione, e trovo che sia sempre sbagliato. Avere relazione è come firmare un contratto, e funziona solo da entrambe le parti c’è la volontà di venirsi incontro. - Ti troviamo anche in copertina nella playlist di Spotify “Sanguegiovane”. Credi che sia vero che ormai fare musica si trova a dover fare i conti per forza con algoritmi e playlist editoriali? Si può fare successo anche ignorando questi fattori secondo te?
Credo sia fondamentale, soprattutto per un artista che deve farsi conoscere e nel mio caso mi hanno e mi stanno dando una grossa mano. Sono contento che gli editori mi stiano dando fiducia. Non credo sia l’unico fattore determinante. A mio avviso la differenza la fa sempre la qualità della musica o quanto meno la funzionalità di essa. Credo che le due cose debbano coesistere, poi il tempo dirà la verità. - Programmi per il resto dell’estate?
L’unico programma che ho è continuare a lavorare alla mia musica, intervallando dei momenti di vita vera. Non sono un gran vacanziero e purtroppo/per fortuna ho un bisogno costante di creare qualcosa per stare sereno.
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